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un assetto agricolo ad uno industriale- commerciale. Per tali motivi, al fine di
individuare meglio la natura del livello di competitività di Misterbianco e delle imprese
in esso operanti, il presente studio si articola principalmente in tre sezioni.
La prima sezione dello studio, risultante da un‟attività prevalentemente di tipo on desk,
è una ricostruzione del sistema delle imprese aventi sede legale nel territorio di
Misterbianco.
Attraverso sistematiche ed incrociate consultazioni del data base AIDA- Bureau Van
Djik, si è pervenuti ad una rappresentazione più compiuta delle tipologie di imprese,
dei settori di attività economica, e dei livelli di performance delle imprese. I livelli di
performance,per quanto non rappresentativi, contribuiscono comunque a fornire
un‟idea dello “stato di salute” del sistema imprenditoriale di Misterbianco.
La seconda sezione dello studio, risultante da un‟attività prevalentemente di tipo on
field, costituisce un approfondimento delle risultanze delle fase precedente, poiché è
diretta a valutare, in modo esplorativo e sicuramente non esaustivo, il livello di
aspettative e di aspirazioni di un campione di imprese operanti nel territorio. Alcune di
tali imprese sono risultate beneficiarie delle misure a valere sul PIC Urban 2. Una
conoscenza più approfondita delle problematiche delle imprese consente, infatti, di
misurare direttamente il contributo che le stesse possono assicurare allo sviluppo del
territorio e , nello stesso tempo, valutare gli eventuali condizionamenti che il territorio
opera nei confronti delle imprese.
La terza sezione, infine, ancora una volta di tipo on desk, propone alcune
considerazioni di sintesi sul grado di competitività del territorio, soffermandosi in
particolare su alcune possibili opzioni di sviluppo di Misterbianco che, nelle opportune
sedi istituzionali, sarebbe conveniente esaminare. Anche in questo caso, la
rappresentazione che si è proposta non ha alcuna pretesa di esaustività, ma si prefigge
di individuare, per grandi tratti, i possibili scenari di sviluppo del territorio di
Misterbianco, a partire dalla sua fortissima identità commerciale.
Trattandosi di un progetto sviluppatosi a diversi livelli di indagine scientifica e di
connesse attività di supporto, è doveroso ringraziare alcune persone per la disponibilità
e l‟aiuto offertomi nel completare questo lavoro: il Sindaco di Misterbianco Ninella
Caruso, il Presidente del Corso di Laurea in Economia Aziendale Prof. Rosario Faraci,
il Prof. Domenico Ventura, docente di Storia Economica all‟Università degli Studi di
7
Catania alla Facoltà di Economia e la dott.ssa in Economia e Commercio Eugenia
Privitera.
Tra le diversi fonti utilizzate, è risultata particolarmente proficua per la redazione del
presente studio la consultazione dei seguenti materiali:
• Complemento di programmazione URBAN 2
• Banca dati AIDA- Bureau Van Djik 2008
• Portali Internet Misterbiancoimpresa.it e M-Pmi.it
• Misterbianco in Comune
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CAPITOLO PRIMO
LE VICENDE STORICHE DALLE ORIGINI AD OGGI
1.1 Origini e sviluppo di una comunità
Da dove deriva il nome Misterbianco?... Negli atti più antichi non si trova altro
che la derivazione dal latino monasterium album (monastero bianco ) per la presenza di
un antico monastero benedettino dalle mura bianche che sorgeva accanto alla Chiesa
Madre già a partire dal 1300, anche se si pensa che il bianco derivi dalla cocolla1 dei
suoi monaci Benedettini Cistercensi, arrivati dalla Francia insieme ai conquistatori
Normanni. L‟abate Michele Pasqualino ci dice che l‟origine del nome si ignora e che vi
sono diversi pareri sull‟etimologia della parola: Monasterium Album, (Monastere
Blanc in francese) o, dal latino Mons Albus, come forse era detto il monte inerente al
paese.
Alfio Longo, storico misterbianchese, ritiene che nessuno di questi nomi c‟entri con
Fonte: Natale Giuffrida, stampa raffigurante il panorama dell’antica Misterbianco 1928.
1
E‟ il nome dato all'abito monastico, composto da un' ampia cappa chiusa, senza maniche ma
con il cappuccio.
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l‟origine del nome del paese. Egli afferma, infatti, che la parola sarebbe derivata da
Musto o Mosto: Fabbrica del Mosto. E‟ più facile infatti credere che si tratti veramente
di qualche palmento dove si produceva del mosto, data l‟esistenza di vigneti in quel
posto. Abitualmente volendo indicare i cittadini di Misterbianco si dà l‟appellativo di
“Muscianchisi”, e ciò perché gli antenati erano produttori di vino bianco, ed ecco
perche rimase il nome di Moster Bianco.2
Anche se le prime notizie delle comunità risalgono al XIV secolo, il territorio è stato
abitato sin dalla preistoria, come testimonia ancora oggi la presenza di reperti di età
neolitica (ceramiche di uso domestico, risalenti al periodo dello “Stentinello”, cioè al
5000 a.C.). Si può anche ammirare una grotta in contrada “Pezza Mandra”, sempre
della stessa epoca, dove sono stati ritrovati ossa umane, utensili da lavoro e oggetti per
la caccia. Successivamente è stato possibile riportare alle luce dei reperti di età greco-
romana in contrada “Erbe bianche” resti di una torre di avvistamento di epoca greca e
un caseggiato o, per meglio dire, la perimetrazione di un caseggiato di origine romana.
All‟interno del centro storico ,sempre di epoca romana3, troviamo i resti di un bagno
termale (IV sec d.C.) costituto da nove ambienti rivestiti di marmi e mosaici alimentato
dall‟acquedotto Licodiano (I sec d.C.) che portava l‟acqua da S.M.di Licodia a
Catania.4
Le prime notizie documentate sulle origini di Misterbianco risalgono, però, a due
pergamene datate 24 gennaio 1353 e 22 agosto 1358, ancora oggi conservate presso la
Biblioteca Ursino Recupero di Catania. Si tratta di due atti di donazione nei quali è
menzionata la Contrada della Chiesa di Santa Maria De Monasterio Albo, allora
appartenente alla città di Catania. Una dipendenza che ebbe fine tre secoli dopo,
quando nel 1642, a seguito delle continue richieste di autonomia da parte dei
misterbianchesi , la regia corte spagnola autorizzò la vendita del casale “Monasterium
Album” a Giovanni Andrea Massa, il quale lo rivendette, due giorni dopo, al barone
Vespasiano Trigona che, in virtù dell‟atto d‟acquisto, fu insignito, nel 1685, del titolo
di “ Duca di Misterbianco”.
L‟antica Misterbianco sorgeva su un promontorio circondato da fertilissime campagne,
contava 3.656 abitanti e sul suo territorio vi erano ben 16 chiese: Santa Maria delle
2
Longo A., Misterbianco nella storia , Epifania ,Catania 1971, p. 19.
3
Da alcune stampe del XVIII del viaggiatore francese Jean Houel, conservate presso il museo
“Ermitage”di San Pietroburgo.
4
Longo P., Il Mosaico: Frammenti di storia misterbianchese , Alethèia , S. Venerina 2003, p.
37.
10
Grazie, S.Nicolò, S. Orsola, S. Barbara, S. Vito, Sant‟Anna, del Carmine o di S. Maria
dell‟Idria (con annesso convento soppresso nel 1652), S. Maria della Scala, S. Agata,
dello Spirito Santo, S. Caterina, S. Paolo, S. Giacomo, S. Rocco, Santa Maria della
Raccomandata e S. Margherita.
Il territorio di Misterbianco era attraversato da un piccolo fiume dalle acque cristalline,
l‟Amenano, di fondamentale importanza per l‟economia del paese basata
sull‟agricoltura, sull‟allevamento del bestiame e del baco da seta. Questo fiume
scorreva (e scorre tuttora) ingrottato fino al mare, passando per il centro di Catania,
vicino al Duomo, nei pressi della storica pescheria dove riemerge dalla fontana
denominata l‟acqua a linzuolu (= acqua in quantità).
L‟11 marzo del 1669, dopo numerose scosse di terremoto, due bocche effusive si
aprirono nei pressi di Nicolosi, dove oggi si trovano i Monti Rossi, a quota 850 metri.
In quell‟eruzione , che durò 122 giorni, la lava giunse fino a Catania invadendo tredici
paesi etnei prima di riversarsi al mare. Tra questi paesi, vi era anche Misterbianco.
Il 29 marzo due grandi bracci di lava accerchiarono il paese e lo distrussero quasi
interamente. Poche cose furono risparmiate dalla lava, tra cui una piccola casa con due
cisterne, un querceto, il campanile della chiesa madre, alcuni muri dell‟imponente
chiesa S. Nicolò e la chiesetta rurale della Madonna degli Ammalati. A luglio la colata
lavica si spinse fino a Catania, ricoprì il lago di Nicito, sfiorò il Castello Ursino e poi si
riversò a mare.
Nello stesso anno, gli abitanti di Misterbianco si riunirono in contrada Milizia, nei
pressi di Mezzocampo, per decidere in quale luogo ricostruire il paese. Il sacerdote
Giuseppe Leocata, uomo colto e facoltoso, sosteneva dovesse essere ricostruito in
contrada Erbe Bianche; altri potenti capi di famiglia proponevano Mezzocampo. Dopo
lunghe ed animate discussioni non si riuscì a trovare un accordo comune. Padre
Leocata si diresse allora a nord di Catania, dove, insieme ad un nutrito numero di
misterbianchesi, fondò il Borgo; molti altri, rimasti a Mezzocampo, presentarono
istanza al governo per ottenere in concessione le tenute di Pozzillo e Tiritì ( allora di
proprietà del monastero di S. Giuliano) dove avrebbero ricostruito il paese. La loro
istanza fu accolta ed il governo ordinò ai misterbianchesi di pagare (a rate) al detto
monastero la somma di onze 501, tarì 12 e grani 10. Al momento della ricostruzione i
misterbianchesi cercarono di ricreare il più fedelmente possibile l‟antico abitato. All‟
incrocio delle prime due strade tracciate nel nuovo sito (oggi via G. Bruno e via G.