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INTRODUZIONE
È ormai noto che il turismo sia un fenomeno stagionale. Le presenze e gli arrivi dei turisti
variano a seconda delle condizioni esterne e ciò genera effetti diversi sull’economia, sul
territorio e sui residenti.
Prima della seconda guerra mondiale le vacanze al mare venivano fatte nella stagione
invernale e quelle in montagna nella stagione estiva, dopo di che questa tendenza si invertì e il
boom economico rese possibile il passaggio da un turismo di élite ad un turismo di massa. In
particolare, secondo l’ISTAT, il turismo italiano dal 1959 al 1982 vide le proprie presenze
triplicare. Si può dunque affermare che sono molti i fattori che hanno fatto in modo che gli
arrivi e le presenze dei turisti nelle località marittime aumentassero principalmente nei mesi
estivi, tra essi possiamo sottolineare la “moda” dell’abbronzatura e di fare un bagno in mare,
ma anche l’azione benefica dell’aria marittima e del sole stesso.
Vorrei porre l’attenzione su come una regione tipicamente balneare possa essere
destagionalizzata tramite tipi di turismo differenti da quello prevalente e lo farò dimostrando
che il turismo sportivo è un’alternativa molto valida.
Inizialmente, nello studio verranno prese in considerazione le cause della stagionalità nel
turismo, dopo di che, verranno esaminati gli effetti positivi e negativi della stagionalità turistica
sui 3 ambiti che rendono il turismo un’opportunità di sviluppo sostenibile: economico,
ambientale e sociale. Poi questi concetti generali verranno applicati al caso concreto del luogo
che indagherò.
L’elaborato è volto ad analizzare il lato dell’offerta e a confrontare i diversi prodotti nel
corso del XXI secolo di una località balneare, nello specifico, un’area di una regione Italiana
nota per le sue bellezze naturali: Valle d’Itria e Murgia dei Trulli, in Puglia. Il profilo di questo
tipo di regione turistica sarà ovviamente caratterizzato da un’unica stagione estiva ad alta
intensità, e la curva di domanda sarà quindi “a campana”. Il focus che voglio dare a questo
studio è incentrato sul turismo sportivo, il quale, secondo la mia opinione, è in grado di
ridistribuire adeguatamente i flussi turistici in una regione tipicamente balneare. Al fine di
comprovare questo concetto, verranno confrontati alcune tipologie di turismo sportivo: il
cicloturismo, il trekking, l’ippoturismo (o equiturismo) e il golf.
L’obiettivo di questa tesi è quello di analizzare le proposte attuali e recenti di
destagionalizzazione turistica legata all’ambito del turismo sportivo, in particolar modo di
cicloturismo, trekking, ippoturismo e golf, per poi formulare nuove ipotesi su possibili strategie
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di destagionalizzazione affinché la regione possa trarre maggiori vantaggi economici,
ambientali e sociali durante l’intero anno solare, distribuendo in miglior modo i flussi turistici.
Sarà in seguito verificato che queste ipotesi possano essere applicate su larga scala in altri
contesti, quindi in altre regioni tipicamente balneari, non solamente in Valle d’Itria e Murgia
dei Trulli.
Nella mia opinione, un’area caratterizzata da turismo balneare è in grado di offrire molti
altri prodotti a dei potenziali consumatori, e credo che lo sport sia alla portata di moltissimi
target (è il caso di giovani, coppie, famiglie, amici, sportivi ecc.) in quanto i turisti possono
praticarlo in maniere differenti, ad esempio a livello agonistico o a livello amatoriale, oppure
per ammirare i paesaggi o ancora, per migliorare la propria salute fisica.
Per formulare delle ipotesi di destagionalizzazione partendo dall’offerta legata allo sport di
Valle d’Itria e Murgia dei Trulli, verranno esaminate in profondità le imprese locali legate al
cicloturismo, al trekking, all’equiturismo e al golf. Per raggiungere tale obiettivo saranno
necessari alcuni strumenti tra cui:
• concetti e modelli teorici di autori affermati
• banche dati (come ISTAT) per analizzare l’offerta ricettiva pugliese nel corso degli anni
• programma di calcolo Excel per esaminare e confrontare al meglio i dati empirici
ottenuti dalle banche dati
• portale online dell’Agenzia Regionale del Turismo denominata “PugliaPromozione”
• altri portali online della regione Puglia con un focus sulla Valle d’Itria
• siti web delle imprese che organizzano tali attività
• piani strategici per il turismo della Puglia
Le motivazioni che mi hanno spinta ad approfondire tale tematica sono di duplice natura:
motivi personali, in quanto voglio dimostrare che la Puglia, e in particolare la Valle d’Itria e
Murgia dei Trulli, è una regione attrattiva per molte ragioni, non solo per la presenza del mare.
Inoltre sono particolarmente legata a questa zona geografica; motivazioni legate alla
conoscenza della questione “stagionalità”, in quanto ho studiato recentemente questo
argomento e mi ha appassionata fin da subito poiché penso sia molto interessante comprendere
le ragioni alla base di una variazione della domanda in una determinata stagione turistica.
Questa tematica produce effetti prevalentemente negativi su una destinazione, tra cui quello del
dimensionamento ottimale del capitale, e credo che promuovendo un’altra tipologia di turismo
in una regione prevalentemente balneare, si possa giungere ad alcune conclusioni positive al
fine del miglioramento della distribuzione dei flussi. Nella mia analisi, non prenderò in
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considerazione l’anno attuale, il 2020, in quanto, oltre a non essere ancora concluso, è
protagonista di una crisi mai riscontrata prima nella storia del turismo e il discorso della
stagionalità non risulterebbe affidabile.
Lo schema che utilizzerò per la mia tesi è il seguente:
• Il primo capitolo definirà la stagionalità nel turismo, identificandone le cause e gli effetti
positivi e negativi sull’economia, sull’ambiente e sull’aspetto sociale. Questi strumenti
concettuali generali saranno poi applicati allo specifico caso di Valle d’Itria e Murgia dei
Trulli.
• Il secondo capitolo sarà diviso in due parti:
o la prima parte verterà su una descrizione generale del territorio di Valle d’Itria e
Murgia dei Trulli. Sarà anche presente un’analisi economica e l’impatto del turismo
su quest’area.
o La seconda parte si concentrerà sull’analisi dell’offerta ricettiva tramite banche dati
come ISTAT. Essa comprenderà l’analisi statistico-descrittiva dell’offerta ricettiva
dagli anni 2000 alla fine del 2019. Sarà anche calcolato il tasso di occupazione
turistica della zona studiata.
• Il terzo capitolo sarà incentrato su un confronto tra diversi prodotti del turismo sportivo
offerti nell’area in questione. Come già detto in precedenza, saranno confrontati:
cicloturismo, trekking, ippoturismo e golf (di queste attività analizzerò quante
organizzazioni sono presenti sul territorio, come sono dislocate, la loro evoluzione, se tra
di esse c’è competizione o cooperazione, ed infine, la loro stagionalità).
• Il quarto capitolo verte ad identificare le principali azioni di destagionalizzazione già
intraprese da istituzioni collettive o da singoli operatori attraverso l’offerta delle precedenti
attività, rispondendo alla domanda di ricerca, ma prima di ciò, definirò la capacità di carico
di una destinazione. Dopo di che, valuterò l’impatto dei metodi utilizzati e verificherò che
si possano applicare su larga scala, infine formulerò delle ipotesi su delle possibili azioni di
destagionalizzazione da intraprendere attraverso modifiche di aspetti legati all’offerta.
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CAPITOLO 1: STAGIONALITÀ
La stagionalità è una delle caratteristiche distintive del turismo globale. Gli arrivi turistici si
concentrano in alcuni periodi dell’anno e, spesso questo stato di fatto crea inefficienze
economiche, ma anche pressioni sulle risorse naturali e sul sistema sociale nel suo insieme.
Fino a quando il turismo è rimasto un’attività di nicchia
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, l’andamento turistico stagionale era
considerato inevitabile e naturale, legato ad alcuni aspetti specifici come le stagioni, il clima, il
tempo libero, le festività. Il fattore della criticità è sorto con la progressiva massificazione dei
flussi turistici, in seguito vedremo le motivazioni.
Hylleberg, uno studioso di tale fenomeno, nel 1992 ha definito la stagionalità come “un
movimento che avviene nell’arco dei 12 mesi, non necessariamente regolare ma sistematico
causato dall’alternarsi del clima, del calendario, e dalle decisioni, dirette o indirette, dei tempi
economici della produzione e del consumo”, egli ha voluto quindi porre l’accento sulle
principali cause. Lo studioso infatti, identifica le cause delle variazioni stagionali in:
- Cause naturali (clima, ore di luce, giornate di sole, meteo ecc.)
- Cause istituzionali (vacanze scolastiche, ferie dal lavoro ecc.)
- Cause sociali (mode, religioni, comportamenti di inerzia, tradizioni,
convenzioni)
- Eventi (gare, fiere, congressi)
- Date del calendario (festività civili o religiose).
L’individuazione della stagionalità nella domanda di turismo avviene tramite l’analisi delle
serie storiche delle presenze turistiche in una determinata destinazione e i risultati di tale analisi
sarebbero dei grafici che riportano quattro tipi di profili stagionali. Non ci addentreremo nella
descrizione di tutti i tipi di stagionalità, ma ci concentreremo solamente sul profilo tipico di una
località balneare, la quale presenta un grafico con curva “a campana” in quanto caratterizzata
da una sola stagione turistica. Infatti, la monostagionalità nel periodo estivo è tipica di una
destinazione balneare, ma questo elaborato ha il compito di dimostrare che è possibile
destagionalizzare tale regione con un tipo di turismo differente da quello prevalente. Il grafico,
subirebbe un leggero cambiamento passando da un profilo monostagionale ad uno con “una
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In Europa il turismo rimase attività di nicchia o d’élite fino agli anni ’60. Dopo di che, con l’aumento
del benessere economico e del tempo libero dei lavoratori, esso si trasformò in fenomeno di massa, e
ancora in seguito, in fenomeno globalizzato, accessibile a tutti. Si veda “Il viaggiatore glocale:
Mobilità, globalizzazione, comunicazione” di Patrizia Laurano, 2010, p. 61-62.
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spalla”, in cui le presenze potrebbero evidenziare un secondo picco in altri mesi dell’anno
rispetto a quelli estivi, leggermente inferiore in termini di valori assoluti a quello principale.
Wall e Yan (2003) sottolineano che con la crescita del turismo di massa, gli impatti della
stagionalità hanno notevolmente accresciuto la loro rilevanza. Gli effetti della stagionalità
possono essere riassunti in tre categorie principali: effetti sull’economia, effetti socio-culturali
ed effetti ecologici o ambientali.
Gli impatti economici negativi risultano connessi alla perdita di profitto dovuta
all’inefficiente uso delle risorse. Come affermarono Mathieson e Wall nel 1982, “un problema
tipico delle imprese turistiche in presenza di una forte stagionalità è costituito dal fatto che la
riduzione del tasso di utilizzazione del capitale durante la bassa stagione riduce drasticamente
il tasso di profitto effettivo”. Per molte imprese turistiche il fenomeno della stagionalità
comporta il problema del dimensionamento ottimo del capitale strumentale, si tratta di un
problema per il quale non esiste una soluzione ideale o univoca. Citando esempi pratici sull’area
indagata nell’elaborato, potrebbero essere presenti impianti di grandi dimensioni che saranno
in grado di approfittare dei periodi di alta stagione, ma dovranno sostenere elevati costi fissi
durante l’anno, è il caso del “San Domenico Golf”, a Savelletri di Fasano, campo da golf che
dispone di 18 buche, più di 6300 m di lunghezza, 72 par, standard ecologici certificati, un manto
erboso curato in ogni suo minimo dettaglio e molto altro ancora.
Al contrario, con impianti di piccole dimensioni si hanno minori costi fissi a fronte di una
rinuncia di potenziali guadagni (l’esempio del “tutto esaurito” tipico di strutture ricettive,
musei, visite guidate ecc.), in questo caso possiamo citare il “Golf di Masseria Torre Maizza”,
a Fasano. Esso, fa parte di una struttura ricettiva e non è un campo indipendente, ma, a
differenza di San Domenico Golf, possiede comunque dimensioni inferiori e minori costi di
gestione (considerando solamente il golf e non l’intera struttura ricettiva): si tratta di un campo
a 9 buche, 27 par, lungo 1150 m, che di sicuro permette a meno persone contemporaneamente
di praticare tale sport.
In generale, dimensionare gli impianti ai massimi picchi stagionali non è una soluzione
razionale proprio per l’eccessivo peso dei costi fissi nei periodi di bassa stagione, ma nonostante
ciò, si può anche affermare che qualunque sia la decisione, la stagionalità comporterà sempre
dei costi addizionali di gestione che l’impresa deve cercare a suo modo di minimizzare.
Dunque, dal punto di vista economico possiamo affermare che maggiore è la stagionalità,