Donne e pubblicità: oltre alle gambe c'è di più! - Perché (e come) la figura femminile è sempre stata usata in pubblicità

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donna in pubblicità? Cosa rende questo espediente così funzionale 
all’obbiettivo perseguito dai pubblicitari e dalle aziende? Nel testo che segue 
sono riportati tre punti fondamentali identificati da Gianluigi Falabrino, Relatore 
di questa tesi: 
1- per una ragione di psicologia istintiva, dato che vendere vuol dire 
convincere e persuadere, la pubblicità cerca di sedurre gli uomini con la grazie 
e la bellezza femminili e sedurre le donne puntando sull’identificazione; 
2- per una ragione antropologica, come già intuito da Levi-Strauss, la donna è 
stata la prima moneta di scambio tra gli uomini. Ida Magli afferma a tal 
proposito che, se la donna è moneta, è anche comunicazione; 
3- è l’ “Effetto specchio”. Chiara Simonigh, identificando la pubblicità come 
forma d’arte, le conferisce la valenza di specchio dell’immagine e di veicolo di 
convincimento e identificazione per il destinatario del messaggio pubblicitario.    
Sarà anche un mondo di uomini, dunque, ma la pubblicità punta sulle/alle 
donne - forse - perché crede che senza di loro il mondo non sarebbe lo stesso. 
È da citare lo spot di ‘Calzedonia’, dove, dopo l’immagine di una coppia ‘in 
dolce attesa’, compare lo slogan “Speriamo che sia femmina”. Gli espedienti ai 
quali attingere sono molti se si usa la figura femminile, perché le donne oltre 
alle gambe, hanno molto di più. A dimostrazione di questo, di seguito è 
riportata una suddivisone dei modelli e dei metodi di rappresentazione 
femminile all’interno del veicolo pubblicitario, a partire dalla donna-oggetto 
degli scatti di Oliviero Toscani fino alla più recente donna ambigua tanto usata 
da ‘D&G’ (e non solo).