I contratti dei consumatori

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La nozione di consumatore infatti non indica l'appartenenza 
ad uno status. Manca un tipico elemento naturale idoneo 
all'individuazione (come avviene, invece, ad esempio, per il 
minore o per la donna) e manca anche la possibilità di ricondurre i 
soggetti che rientrano nella definizione di consumatore a un 
determinato gruppo o classe sociale ad una collettività più o meno 
estesa quale ad esempio la categoria dei lavoratori dipendenti. 
Qualsiasi persona fisica (anche se professionista o imprenditore) 
può assumere la qualifica di consumatore in relazione alla 
posizione assunta nell'ambito del rapporto contrattuale. Comunque 
si può dire che dalla definizione di consumatore contenuta 
nell'articolo 1469bis oltre che nella direttiva, emergono due 
fondamentali limitazioni: una soggettiva e una oggettiva. 
Dal punto di vista soggettivo sono stati esclusi dalla nozione 
di consumatore soggetti quali ad esempio artigiani e commercianti 
al dettaglio che nell'esercizio della propria attività professionale 
sono di fatto costretti ad accettare le condizioni generali di 
contratto molto spesso inique predisposte dalla controparte 
economicamente più forte. Sarebbe stato sicuramente più 
opportuno estendere la nuova disciplina protezionistica anche nei 
confronti di tali soggetti, sia per proteggere i loro legittimi 
interessi che per garantire un più corretto funzionamento del 
mercato, obbiettivo quest'ultimo dichiarato della direttiva. La 
limitazione della nozione di consumatore alle sole persone fisiche 
ha infatti suscitato aspre critiche da parte della dottrina. Infatti 
restano escluse dalla disciplina protezionistica non soltanto le 
persone giuridiche che agiscono con finalità lucrative ma anche le 
associazioni, i comitati, le fondazioni e i condomini. Restano 
inoltre escluse dall'ambito di applicazione della nuova disciplina 
le imprese deboli che spesso si trovano costrette ad accettare le 
condizioni generali di contratto ingiuste imposte dalle imprese 
forti.