I problemi dei criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale
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9 canoni di stretta legalità ed imparzialità valutativa che delimitano la legittimità dell’operato giudiziario di ogni magistrato, sia questi requirente o giudicante 5 . Differente, invece, potrebbe essere il rilievo attribuibile al criterio dell’uniformità nell’esercizio dell’azione penale, in quanto da più parti 6 è stato sollevato il dubbio che questo possa essere interpretato non solo nel senso più ovvio e condivisibile , di ribadire il radicale divieto di disparità di trattamento in presenza di omogenee situazioni di fatto e di diritto, quanto invece quale limite e preclusione di ogni modulazione organizzativa delle risorse dell’ufficio finalizzata ad intensificare l’azione investigativa e giudiziaria in ragione della maggior gravità o maggior incidenza di alcune tipologie di condotta criminosa r i s p e t t o a d a l t r e , i n u n determinato ambito temporale e territoriale. Si teme che il criterio dell’uniformità dell’azione p o s s a d e l e g i t t i m a r e q u e l l e iniziative virtuose che, nell’impossibilità oggettiva di trattare tutti i procedimenti con eguali risorse, individuano criteri di priorità nella trattazione degli affari, differenziando e graduando l’attività di contrasto nella fase delle indagini e nell’assunzione delle iniziative inerenti l’esercizio dell’azione penale, in ragione di diversi e articolati parametri, volte a contrastare con maggior efficacia alcune condotte criminali particolarmente gravi. In realtà queste preoccupazioni sono state fugate da due recenti delibere del Consiglio Superiore della Magistratura, adottate in e p o c a i m m e d i a t a m e n t e successiva al d.lgs. 106/2006, che ribadiscono la legittimità dei criteri di priorità adottati dai dirigenti degli uffici. Con la prima delibera, del 9 novembre 2006 7 , il Consiglio Superiore, afferma che i dirigenti degli uffici possono e devono adottare iniziative e provvedimenti idonei a razionalizzare la trattazione degli affari e l’impiego delle risorse disponibili, attraverso scelte organizzative adottate nel rispetto del principio di obbligatorietà dell’azione penale e di soggezione di ogni magistrato esclusivamente alla legge, 5 G. MELILLO, L’organizzazione dell’ufficio del pubblico ministero, in AA.VV., Il Nuovo Ordinamento Giudiziario, a cura di D. CARCANO, Milano, Giuffrè, 2006, p.239. 6 In tal senso: G. MELILLO, op. cit., p.239 ss.; G. SANTALUCIA, Il pubblico ministero, in Questione giustizia, 2006, n.1, p.108. 7 CSM, risoluzione del 9 novembre 2006, relativa a nt. del 12 settembre 2006, del Ministro della giustizia riguardante la possibilità di differenziare, rispetto agli altri, la tempistica dei processi penali destinati ad esaurirsi senza la concreta inflizione di una pena ricorrendo il beneficio dell’indulto.
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Informazioni tesi
Autore: | Gabriella Venezia |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Foggia |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Angela Procaccino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 129 |
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