I segni della territorialità. Architettura in Valdelsa tra alto e basso medioevo
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8 matrice marxiana) dell'economia e del diritto o agli urbanisti16, questa contrapposizione non vale più per chi studi, ad esempio, il territorio dell'Italia medievale: si opterà dunque per un concetto ampio di territorio in cui si comprendano città e campagna (e l'architettura, che ne è parte integrante) che ne sono la trasformazione. La territorialità (condizione di appartenenza al territorio) viene definita dagli studiosi di diritto "base dell'ordinamento giuridico"17 di un distretto, quando la legge ha vigore nell'ambito di quel determinato territorio. "Ogni persona, indipendentemente dalla sua qualità e dalla sua condizione, entra nel possesso dei diritti quando entra nel possesso del territorio al quale i diritti sono connessi. E, infine, quando in un determinato territorio si costituiscano o vivano aggregati, gruppi di persone, organismi, per il solo fatto di sorgere in quel determinato territorio che ha come pertinenza determinati diritti, detti organismi sono investiti di tali diritti e possono svolgere la loro attività come organismi giuridici"18. Questa concezione, tipica dei popoli stanziali19, è valida tanto per la 16 "Della duplicità dei modi di essere di un territorio («città» e «non città») si è anche voluto dare una definizione di ordine dialettico: la dialettica «città-campagna» in base alla quale taluni filoni storiografici, soprattutto di impronta marxista, hanno svolto un importante lavoro di revisione critica di cui però oggi si vanno individuando i limiti. Principalmente perchè, ritengo, tale contrapposizione dialettica, è a sua volta, un prodotto della «cultura delle città» e, dunque, un prodotto di parte." Cit. V. FRANCHETTI PARDO, a cura di (1986), 12. Cfr. G. LUZZATTO (1958), 125 ("distrutta la potenza dei grandi feudatari la città si sostituì ad essi, considerando la campagna come un proprio dominio coloniale, destinato al proprio vettovagliamento ed allo smercio dei suoi prodotti industriali.") per non citare tutta la storiografia risorgimentale italiana, ideologicamente impegnata a sostenere il ruolo delle città comunali italiane nella formazione dello Stato Unitario. Per gli urbanisti è obbligato il punto di osservazione: si vede tutto il territorio guardando dalla città. Città e campagna sono invece aree operative a livello diverso, coordinate e non contrapposte: "nel periodo medievale i termini città e contado sono assolutamente istituzionalizzati sul piano giuridico": "la città è un luogo privilegiato: in essa si concentrano gli organi di governo, il capitale finanziario e commerciale [...] pertanto è logico che il diritto rispecchi il fatto che il potere economico costruisce il proprio assetto organizzativo nella città, approntandovi gli strumenti della propria azione". Cit. V. FRANCHETTI PARDO, A. MARIOTTI, G.C. ROMBY (1974), 136. Cfr. ibidem, 85. 17 Fondamentale a questo proposito lo studio, relativo al territorio medioevale dell'Italia centro-settentrionale, di P. VACCARI (1921). Cfr. anche V. FRANCHETTI PARDO, A. MARIOTTI, G.C. ROMBY (1974), 14. 18 Cfr. P. VACCARI (1921), 7. 19 Per i popoli nomadi la base del diritto è personale. Cfr. P. VACCARI (1921), 2-6.
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Frati |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1993-94 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Architettura |
Corso: | Architettura |
Relatore: | Giuseppinacarla Romby |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 373 |
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