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ABSTRACT
La crescente diffusione della metodologia BIM nel settore dell’AEC, sta rendendo
sempre più evidente la possibilità di ottenere vantaggi significativi in termini di qualità e
di efficienza del processo edilizio, riducendo imprevisti e varianti in corso d’opera,
diminuendo errori e tempi di progettazione e creando infine una più stretta sinergia tra
tutti gli attori della filiera delle costruzioni.
Inoltre, la creazione di un modello informativo dell’edificio e delle sue componenti,
permette di migliorarne le prestazioni complessive, attraverso simulazioni e analisi
energetiche, illuminotecniche e strutturali e di estrarre tutte quelle informazioni
necessarie alla sua gestione e manutenzione.
Pertanto, soprattutto nel panorama italiano, il BIM si rivela una grande opportunità non
solo per le nuove costruzioni, ma anche per la riqualificazione degli immobili obsoleti e
per ottimizzare le risorse disponibili. Infatti sul suolo nazionale sono stati
registrati 14.452.680 edifici e oltre 31 milioni di abitazioni, e se si considera che il 65% di
questi è precedente alla prima legge italiana sul risparmio energetico risalente al 1976,
si può facilmente immaginare l’impatto in termini di costi e consumi della gran parte di
essi.
Questa tesi, tratterà dell’implementazione del metodo BIM per un incarico finalizzato al
Facility Management (FM) e partendo dalle indicazioni della normativa italiana e
britannica, propone un esempio di gestione di una commessa di questo tipo,
descrivendone i passaggi fondamentali a partire dall’affidamento dell’incarico, passando
per la programmazione dei workflows, la costruzione del modello informativo
dell’edificio e infine il suo coordinamento.
Il caso in questione, riguarda la gestione di una commessa da parte dello studio di
ingegneria “Giovanni Noviello”, per conto di un’importante azienda di logistica e
trasporti a livello nazionale, la “Conserva S.p.A.”, che nell’ottica di un più efficiente
controllo delle proprie risorse, ha deciso di compiere un importante passo in avanti
attraverso la digitalizzazione della propria sede legale e operativa nell’area
metropolitana di Bari.
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INTRODUZIONE
Introduzione al BIM
Il Building Information Modelling (BIM) è una metodologia di management, in costante
evoluzione che sta prendendo sempre più piede nel settore dell’AEC, ovvero nel settore
dell’architettura, dell’ingegneria e delle costruzioni. Questa metodologia permette la
costruzione virtuale di modelli digitali dell’edificio, che vengono progressivamente
aggiornati, divenendo sempre più precisi con l’avanzare delle fasi del processo edilizio.
Questi modelli, tuttavia non sono solo dei semplici modelli 3D, ma contengono al loro
interno tutti quei dati necessari nelle fasi di progettazione, costruzione e infine di
gestione dell’opera ultimata, evitando quella ciclica perdita di informazioni, di cui il
progetto soffriva ad ogni passaggio di responsabilità. Il metodo BIM, che inizia nella fase
di progettazione e che prosegue anche al termine della costruzione, attraverso
l’aggiornamento periodico del modello durante tutto l’arco di vita dell’edificio, spinge le
figure coinvolte ad una sinergia finora mai vista. Se utilizzato con efficacia, il BIM è in
grado di semplificare notevolmente tutte le fasi del progetto, della costruzione e della
gestione, ottenendo inoltre una qualità maggiore del costruito e delle prestazioni in
generale a fronte di una netta riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione.
L’innovazione del BIM non è tuttavia ascrivibile, per quanto già notevole, solo a quanto
detto finora. Uno degli aspetti più rivoluzionari è infatti il sistema di condivisione delle
informazioni, regolato attraverso precise dinamiche e meccanismi, attraverso l’utilizzo
di un ambiente condiviso dagli operatori, incluso il cliente chiamato dalla normativa
italiana ambiente di condivisone dati ACDat. Quindi insieme alla documentazione,
vengono riviste anche le modalità di trasferimento e conservazione dei dati,
permettendone nel tempo un’archiviazione e una ricerca molto più razionale e agevole.
Questa metodologia infatti, procede sempre di più verso una digitalizzazione sempre più
completa dei processi e delle informazioni, evitando di conseguenza gli sprechi legati
all’uso del materiale cartaceo e ai problemi logistici di conservazione e reperibilità dei
documenti.
Il BIM pertanto, risulta ancora più efficace se confrontato con i metodi tradizionali in
uso nel settore dell’AEC. Al momento infatti, la trasmissione dei dati si basa
essenzialmente su modalità ci comunicazione cartacee o al più tramite invio di posta
elettronica, che la rendono piuttosto lacunosa. Inoltre errori, incoerenze e omissioni
nella documentazione appaiono molto frequenti, soprattutto nel caso di collaborazioni
tra più professionisti o team di progetto, che portano a ritardi, costi imprevisti e nel
peggiore dei casi a dispute legali tra i soggetti partecipanti. Queste situazioni conducono
oltre ad un incremento dei tempi e delle difficoltà, anche ad un sensibile aumento degli
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oneri finanziari. Per tentare di risolvere questi problemi o quantomeno per arginarli, si
ricorre a diverse iniziative tra cui
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:
Modelli contrattuali alternativi, come i sistemi collaborativi noti come Collaborative
Procurement
L’utilizzo dei webinar, come i siti web dedicati al progetto e finalizzati alla
condivisione dei documenti e degli elaborati.
L’uso di strumenti di modellazione CAD 3D.
Questi metodi tuttavia, pur avendo l’innegabile merito di aver velocizzato lo scambio di
informazioni, non hanno contribuito a ridurre il numero di informazioni errate e le
incongruenze dei documenti digitali e cartacei. Inoltre uno dei problemi più diffusi degli
scambi di informazioni basati sul disegno 2D è costituito dal tempo e dai costi ingenti
necessari per produrre gli elaborati e i documenti richiesti come analisi strutturali,
energetiche, previsioni di spesa e dettagli tecnologici. Questo tipo di valutazioni, svolte
per lo più nelle fasi finali, giungono quindi troppo tardi per apportare modifiche
significative al progetto. Spesso infatti si ricorre alla Value Engineering VE (l’ingegneria
del valore) per risolvere queste incongruenze, che costringono a variazioni e
compromessi con il progetto originale. E’ interessante notare inoltre, come un metodo
di lavoro che punta molto sulla digitalizzazione, sia particolarmente efficiente nel caso
di progetti di grandi dimensioni; si riportano di seguito alcuni dati forniti dalla società di
costruzioni Maged Abdelsayed di Tardif, Murray & Associates, con sede nel Québec:
Imprese e aziende coinvolti: 420 (compresi tutti i subappaltatori e fornitori)
Singoli soggetti coinvolti: 850
Tipi differenti di documenti prodotti: 50
Numero di pagine complessive dei documenti: 56.000
Faldoni per contenere i documenti di progetto: 25
Armadi necessari per l’archiviazione: 6
Alberi necessari per generare questo volume di carta (con un diametro di 58 cm, 20
anni di età e un’altezza di 16 metri: 6)
Quantità equivalente in megabyte di dati elettronici per contenere questo volume di
carta (in seguito a scansione): 300 MB
Equivalente in CD-ROM: 6
1: il BIM – Guida completa la building information modeling per committenti, architetti, ingegneri,
gestori immobiliari e imprese. Autori: Chuck Eastman, Paul Teicholz, Rafael Sacks, Kathleneen Liston –
HOEPLI – Cap.1 Introduzione al BIM, 1.2 “Il modello di gestione contrattuale in uso nel settore AEC.
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E’ evidente di conseguenza la convenienza di un metodo basato sullo scambio e la
condivisione delle informazioni in formato digitale, ed è per questo che con il BIM sono
state introdotte nuove figure, non legate soltanto alla modellazione ma anche alla
gestione dei flussi sempre più crescenti di dati, come il gestore dei flussi informativi di
commessa, il gestore dei processi informativi, il gestore dei flussi informativi
dell’ACDat. L’aspetto della gestione e l’efficacia della trasmissione delle informazioni è
uno degli elementi più importanti della metodologia del BIM e che lo contraddistingue
profondamente dai metodi tradizionali.
Figura 0.1 Il valore dell’informazione: a confronto l’evoluzione del valore dei dati tra la metodologia
tradizionale e BIM durante tutto l’arco di vita del bene. L’area sottesa rappresenta il valore totale. (Fonte
www.ibim.it)
Il grafico qui riportato mostra una sostanziale differenza tra i due approcci. In quello
tradizionale si assiste ad un periodico incremento dopo ogni fase a cui è corrisponde
una inevitabile perdita dei dati, dovuti al passaggio di responsabilità da un soggetto ad
un altro. Il recupero di questi spesso non è né scontato né agevole e costituisce delle
fasi “critiche” all’interno di un progetto. Il metodo BIM, invece consentendo una
pianificazione a priori del flusso di informazioni e attraverso l’uso di una piattaforma
condivisa, permette uno scambio molto più agevole limitando enormemente i problemi
di reperibilità dei contenuti dovuti a scambi tra i singoli soggetti tramite invii di posta
elettronica.
Ciò nonostante, malgrado le potenzialità e le opportunità che questa metodologia offre
al settore dell’AEC, essa non ha ancora ottenuto soprattutto nel nostro paese una
diffusione davvero capillare a tutti i livelli della filiera (ad eccezione del suo utilizzo per
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progetti significativi e di grandi dimensioni), sebbene negli ultimi anni l’adozione del
BIM stia conoscendo una certa accelerazione.
Questa difficoltà è dovuta probabilmente al gran numero di professionisti che lavorano
in forma autonoma (circa il 79% degli architetti lavora in forma autonoma, tra titolari e
collaboratori con partita IVA
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), rendendo piuttosto difficile nel breve periodo, un
significativo investimento in termini di tempi e costi per l’implementazione del BIM
nella pratica lavorativa. Inoltre le modalità di scambio dei dati tra professionisti e
pubbliche amministrazioni, in gran parte basate sul formato cartaceo, rendono in molte
realtà italiane (e soprattutto meridionale) l’introduzione del BIM e soprattutto la
consapevolezza della sua capacità innovativa ancora distante. Si cita a titolo di esempio
la famosa curva di Rogers, che mostra l’andamento dell’adozione di una innovazione da
parte della popolazione. Interpretando il grafico, si può dedurre che esistono diverse
categorie di popolazione che rispondono in modo notevolmente distinto all’adozione di
un prodotto, tecnologia, ecc. Inoltre si nota che solo una percentuale minima, ovvero il
16% della popolazione avverte la potenzialità di una innovazione, di cui gli innovatori
(2,5%) sono coloro che effettivamente introducono l’idea o il prodotto, mentre gli
utilizzatori iniziali (13,5%) sono i “pionieri” che lo sperimentano.
Figura 0.2 La curva di Rogers, il grafico mostra l’andamento dell’adozione di una innovazione da parte della
popolazione nel tempo. (https://www.rudybandiera.com/trovare-influencer-0626.html)
L’utilizzo del BIM in Italia è probabilmente compreso nel tratto finale degli utilizzatori
iniziali, visto che la sua consapevolezza e la sua importanza sta crescendo gradualmente
grazie anche all’organizzazione della materia attraverso la redazione e la pubblicazione
della norma UNI 11337, della progressiva obbligatorietà del BIM per gli appalti pubblici