L'industria della birra
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7 2.1.1 Il lievito La fermentazione della birra non sarebbe possibile se non esistesse il lievito [8]. Il lievito è un microrganismo, grande pochi millesimi di millimetro. Secondo l'ambiente in cui si trova, respira o fermenta, si nutre e produce diverse sostanze, alcol etilico, anidride carbonica e altre ancora, con le sue reazioni biochimiche libera energia e si trasforma in calore. È presente, come tutti i microrganismi, un pò dovunque: basta lasciare un liquido contenente zucchero all'aria, che questo si mette a produrre bollicine di anidride carbonica, cambia aroma e diventa limpido appena fermentato. La fermentazione è in questo caso spontanea, ma l'uomo la può controllare, aggiungendo al mosto il lievito che ricava dalla fermentazione precedente. Il lievito si usa anche per produrre il pane, il vino, i distillati. Per ogni prodotto si usa un lievito specifico, sempre della stessa famiglia dei saccaromiceti, ognuno dei quali ha la facoltà di produrre un aroma tipico che caratterizza il prodotto finale. Per la birra il lievito usato è il Saccharomyces Cerevisiae, o il Saccharomyces Carlsbergensis, a seconda del tipo di birra che si vuole produrre, di fermentazione alta o di fermentazione bassa. Il lievito è una vera e propria fabbrica di enzimi, molecole che permettono di scomporre e ricomporre quelle sostanze che sono indispensabili alla vita mediante la digestione, l'assimilazione, la trasformazione di sostanze organiche [1]. Pare che fin dal XV secolo a.C. esistessero primitive forme di recupero del lievito. Nel Medioevo, il lievito veniva abbondantemente usato per la produzione della birra. Nel 1680 lo scienziato olandese Van Leeuwenhoek con l’ausilio del microscopio osservò per la prima volta il fungo. Fu però Pasteur che nel 1875 studiò tutte le funzioni svolte dal lievito. In sostanza esse si possono così riassumere: la fermentazione è la trasformazione enzimatica degli zuccheri in alcol etilico e anidride carbonica, col contestuale sviluppo di energia. Oltre a questa, molte sono le trasformazioni che contemporaneamente avvengono per il metabolismo del lievito e che portano all’aroma finale della birra. Le condizioni per la fermentazione alcolica sono: presenza di mosto zuccherino, di lievito, di ossigeno e temperature adatte. Il lievito incide per il 50% sul profilo organolettico finale della birra [8]. - Lievito a fermentazione alta (Saccharomyces Cerevisiae) È la forma di lievito più diffusa in natura. Esso si riproduce formando colonie di cellule che rimangono agglutinate tra di loro, offrendo una larga superficie alle bollicine di anidride carbonica che le trasportano verso l'alto durante la fermentazione. Questo tipo di lievito sale a galla e si presenta sotto forma di schiuma alla superficie del tino di fermentazione. La temperatura di questa è compresa fra i 15 e i 20°C e richiede perciò meno raffreddamento del lievito a bassa fermentazione, permettendo di produrre birra durante tutto l'anno anche senza impianti frigoriferi; basta una buona cantina. Con questo tipo di lievito si producevano fino a 200 anni fa tutte le birre [1]; fino al 1700 era l’unico conosciuto. Con Cervis si fanno tutt’oggi tutte le birre inglesi (Ale, Stout, Porter) e le birre tedesche speciali (non lager) e olandesi come la WeissBier e l’Alt [9]. - Lievito a bassa fermentazione (Saccharomyces Carlsbergensis) Questo lievito quando si riproduce forma cellule che si staccano subito l'una dall'altra e che perciò non offrono resistenza alle bollicine di anidride carbonica che salgono in superficie mentre le cellule di lievito si depositano sul fondo del tino. La sua temperatura di fermentazione è compresa fra i 5 e i 10°C e richiede perciò un raffreddamento durante tutto l'arco dell'anno. Sembrerebbe più logico usare il vecchio lievito a fermentazione alta, ma le alte temperature rappresentano un pericolo perché con esse si facilita lo sviluppo di altri microrganismi che possono avere il
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L'industria della birra
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Informazioni tesi
Autore: | Giannina Arangino |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Cagliari |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Spanedda Enrico |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 88 |
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