La disciplina delle intercettazioni tra tutela della riservatezza ed esigenze investigative
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certezza degli indizi; inoltre le disposizioni fanno riferimento a situazioni del tutto diverse: per l’art. 267 c.p.p. l’applicazione riguarda il compimento di un atto d’indagine, mentre l’art. 192 c.p.p. riguarda la valutazione degli elementi di reità nella stesura della sentenza. Si è sostenuta perciò l’incomparabilità delle due situazioni, in quanto l’art. 192 c.p.p. è il faro per sostenere il giudizio di certezza nella sentenza, mentre in ambito investigativo assumono rilievo anche gli indizi che giustificano il fumus di esistenza del reato e di colpevolezza dell’indagato. Perciò «non sembra giustificato richiedere in entrambi i casi la stessa severità nella valutazione del materiale lato sensu probatorio» . V olendo dare un esempio si può citare una pronuncia del 2012 nella quale la 148 149 Suprema Corte ha dedotto l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza «dal possesso delle sostanze stupefacenti da parte di uno degli indagati, della consegna di messaggi telefonici a quest’ultimo, nonché della combinazione di appuntamenti con terzi, sebbene non avvenuti, in quanto ne deriverebbe l'evidente consapevolezza, da parte di una seconda indagata, nella partecipazione alla attività illecita svolta dal primo», nonché «dai pregressi contatti tra il preteso acquirente e la persona che avrebbe conferito all’indagato l’incarico della consegna, nonché dalla effettiva detenzione da parte del consumatore della sostanza stupefacente appena acquistata da parte delle forze di polizia». La non felice formulazione dell’art. 267 c.p.p. ha portato una notevole produzione di opinioni 150 dottrinali, le quali possono riassumersi fondamentalmente in due posizioni: da una parte chi ritiene che tale formulazione supponga una sorta di beneficio d’escussione in favore delle intercettazioni, nel senso che possano essere utilizzate qualora altri atti di indagine non abbiano portato risultati rilevanti ; dall’altra parte chi ritiene che la formulazione abbia solo carattere enfatico . Certo è 151 152 che, considerata la formulazione, le intercettazioni debbano essere usate quando le indagini preliminari siano già in corso di svolgimento; detto ciò queste non possono costituire il primo atto A. CAMON, op. cit., pag. 71. 148 Cass. pen., Sez. VI, 29 novembre 2012, n. 46327. 149 Ci si riferisce all’art. 267, co. 1 c.p.p. nella parte in cui si dispone che «L'autorizzazione è data con decreto motivato 150 quando […] l’intercettazione è assolutamente indispensabile ai fini della prosecuzione delle indagini». Tra le tante posizioni, L. FILIPPI, L’intercettazione di comunicazioni, op. cit., pag. 72, dove l’Autore evidenzia che 151 «l’intercettazione è ‘‘assolutamente indispensabile’’ solo quando la prova non sia altrimenti acquisibile»; G. SPANGHER, La disciplina italiana delle intercettazioni di conversazioni o comunicazioni, in Arch. pen., 1994, pag. 7, dove sottolinea che «assolutamente indispensabile» significa «impossibile acquisire la prova in altro modo». Così F. CORDERO, sub art. 267 c.p.p., in Codice di procedura penale, Torino, 1990, pag. 303. 152 47
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Informazioni tesi
Autore: | Pietro de Gaetano |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università Telematica Pegaso |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Alessia Aito |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 149 |
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