La disciplina delle intercettazioni tra tutela della riservatezza ed esigenze investigative

d’indagine, anche in ragione della tutela dell’art. 15 Cost. Da questa premessa, si può intendere 
come la formulazione abbia lo scopo di limitare la prassi «volta a spostare all’indietro l’uso di 
questo mezzo di ricerca della prova, facendone il vero punto d’inizio delle investigazioni» . 
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Inoltre, lo svolgimento delle intercettazioni deve avvenire obbligatoriamente durante questa fase. 
Il rilievo circa la possibilità di eseguire tali atti dopo la richiesta di rinvio a giudizio ex art. 419, co. 
3 c.p.p., ovvero durante la cd. «attività integrativa d’indagine» ex art. 430 c.p.p., è destinato ad 
avere risposta negativa; basta tener conto della sistematicità delle succitate disposizioni, che sono 
orientate alla proposizione di richieste al giudice del dibattimento. Non sussiste, in sintesi, l’assoluta 
indispensabilità del mezzo di ricerca della prova ai fini della prosecuzione delle indagini . 
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L’assoluta indispensabilità viene considerata, inoltre, in riferimento al particolare mezzo captativo 
di cui è richiesto l’utilizzo; tale interpretazione rientra infatti nell’equilibrio di interessi che sussiste 
tra il diritto limitato e la necessità del mezzo specifico richiesto dal magistrato requirente (a titolo 
d’esempio, per i reati di ingiuria a mezzo del telefono è sicuramente sproporzionata l’intercettazione 
di conversazioni inter praesentes) . 
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È previsto un ulteriore limite di ammissibilità per le intercettazioni ambientali, che consiste, 
qualora le comunicazioni inter praesentes avvengano nei luoghi indicati dall’art. 614 c.p., nella 
presenza di un «fondato motivo di ritenere che ivi si stia svolgendo l’attività criminosa» . Bi-
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sogna innanzitutto dire che la disposizione mira più che altro a tutelare l’inviolabilità del domicilio. 
La previsione legislativa, a dispetto della lettera, non prevede l’effettivo e concreto svolgimento 
dell’attività delittuosa nel luogo da violare, ma piuttosto che vi sia il «fondato sospetto» dello 
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svolgimento attuale della condotta criminosa. C’è bisogno quindi che sia possibile ritenere 
sussistente il fumus committendi delicti nel momento dell’emanazione del procedimento auto-
rizzativo attraverso un giudizio prognostico; non è poi necessario che l’attività criminale sia 
 A. CAMON, op. cit., pag. 77.
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 In tal senso, L. FILIPPI, L’intercettazione di comunicazioni, op. cit., pag. 103.
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 L. FILIPPI, L’intercettazione di comunicazioni, op. cit., pag. 73, il quale afferma che in questi casi «potrebbe 
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sicuramente ravvisarsi l’ ‘‘indispensabilità’’ dell’intercettazione telefonica, mentre sicuramente sarebbe eccessiva quella 
domiciliare o telematica».
 Art. 266, co. 2 c.p.p.
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 Espressione usata dalla Corte di Cassazione per indicare il presupposto di tali intercettazioni in Cass. pen., Sez. I, 4 
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giugno 1992, n. 2623, Filannino.
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