La nuova pelle del packaging
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21 La dematerializzazione del packaging Non posso non rilevare un tratto di vicinanza, una suggestione analogica, tra il ritorno a forme elementari che riemergono dal passato del movimento moderno e il dilagante fenomeno sociale della crisi e della povertà - come se questo termine esorcizzato dagli anni del benessere fosse sceso a turbare anche il gioco superficiale delle forme» 6 . La povertà, peraltro, sarebbe da intendere non solo come la stretta emergenza dell’irruzione nel mondo occidentale e opulento di milioni di diseredati che attraversano le frontiere e confondono i confini netti delle identità nazionali, ma anche, all’interno delle stesse società industriali avanzate, come l’emergenza di una sempre più evidente povertà relazionale, nella incapacità di rapporti sociali dotati di spessore e di senso. Postmoderno e Minimalismo sembrano quindi le due facce della stessa anima minima della tarda modernità. È giusto a questo punto fare alcune precisazioni: in primo luogo, la riduzione, l’impoveri- mento, la minimalità, sarebbero un atteggiamento culturale emergente. In secondo luogo, il minimalismo formale sarebbe il riflesso, o la variante, di questo atteggiamento nel campo delle poetiche del progetto. La presenza del pensiero funzionalista, come necessario complementare alle poetiche del primo minimalismo, è del resto documentata da affermazioni come quella di Donald Judd: «L’intento dell’arte è derivato da quello dei mobili e dell’architettura, che devono essere funzionali […] Un’opera d’arte esiste per se stessa: una sedia esiste in quanto è una sedia. E l’idea di una sedia non è una sedia» 7 . Se confrontiamo questa dichiarazione di principi, basata sulla netta separazione modernista tra ambiti espressivi e funzioni, con la poetica di un designer rappresentativo del postmodern più acceso, come Philippe Starck, caratterizzata dall’uso onirico delle forme, dalla confusione voluta dei confini tra le discipline, dal gioco di oggetti fuori scala, possiamo forse misurare la distanza tra differenti modelli di pensiero che si riproducono attraverso le generazioni di oggetti. Resta però ragionevole affermare che siamo tuttora e comunque immersi nei linguaggi, rive- stiti dai simboli, aggrediti dal senso. Il semplice, nota ancora Judd, è il contrario del complicato, non del complesso. Semplicità non è solo privazione, ricordava recentemente Enzo Mari. Si direbbe piuttosto che l’impove- rimento sia il risultato di un’operazione che si esprime, come tante volte è stato ricordato, per forza di levare - il prodotto di un rifiuto dell’immediatezza e di quella superficialità che si contenta di aggiungere, di riempire, di saturare. 6 Fulvio Carmagnola, Vanni Pasca, Minimalismo, Milano, Lupetti, 1996, p. 11. 7 Donald Judd, A proposito di mobili, in Lotus International, n. 81., 1994, p. 86.
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Informazioni tesi
Autore: | Matteo Capitini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Politecnico di Milano |
Facoltà: | Architettura |
Corso: | Disegno Industriale |
Relatore: | Valeria Bucchetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 122 |
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