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INTRODUZIONE
Il presente elaborato, dal titolo ‘’la regolazione amministrativa della
Sharing economy’’, ha l’obiettivo di far conoscere e approfondire il
fenomeno della Sharing Economy, i principali aspetti di questo nuovo
modello economico e le maggiori questioni inerenti la disciplina
giuridica. Lo sviluppo della Sharing Economy e delle piattaforme digitali
ha rappresentato un notevole mutamento in ambito economico e sociale.
Il fenomeno si afferma come modello differenziato rispetto al
tradizionale capitalismo, presentandosi come maggiormente democratico
e sostenibile. Il paradigma di questo nuovo sistema è la condivisione di
beni materiali sottoutilizzati, in particolare, vi sono delle risorse che
hanno una capacità produttiva in eccesso ed il proprietario del bene,
grazie all’utilizzo di tecnologie informatiche, permette a terzi soggetti di
usufruire della capacità residua del bene. In considerazione a quanto
affermato si delinea il termine ‘’Sharing Economy’’ o ‘’economia della
condivisione’’.
Il capitolo I dell’elaborato analizza la nozione di ‘’regolazione’’,
presentandola nelle sue varie forme. Si introduce il concetto di disciplina
della concorrenza, evidenziando la differenza con la regolazione ed il
rilevante ruolo attribuito alle Autorità Indipendenti, in particolare la
possibilità di quest’ultime di potere rivestire la qualità di soggetto
‘’regolatore’’, disciplinando i nuovi settori economici.
Infine, viene esaminata l’importante funzione svolta dalla regolazione
nel mercato che ha la capacità di far crescere o meno i nuovi settori
economici introducendo misure più o meno restrittive.
Il successivo capitolo II introduce le linee generali del fenomeno
della Sharing Economy. L’obiettivo è quello di fornire una conoscenza
delle caratteristiche principali dell’economia collaborativa, creando una
visione complessiva del fenomeno. Tra i principali aspetti analizzati vi
sono: i soggetti coinvolti, l’utilizzo del sistema di feedback, le
5
implicazioni sulla tutela della privacy dei soggetti che autorizzano
l’utilizzo dei propri dati personali, il sistema della fiscalità per gli introiti
derivanti da questo nuovo modello imprenditoriale ed una breve
elencazione di alcuni vantaggi e svantaggi che potrebbero derivare dalla
crescita dell’economia collaborativa.
Particolare attenzione nella stesura della tesi, viene attribuita al
principale dibattito che ha riguardato il fenomeno, ossia l’assenza di
un’idonea disciplina, italiana ed europea, che regolamenti la Sharing
Economy. Le riflessioni principali ricadono sulle conseguenze che ne
derivano, soprattutto in termini di concorrenza tra chi fornisce i beni
attraverso le piattaforme e chi offre i medesimi servizi, utilizzando i
mezzi tradizionali.
Inoltre, si è delineata una visione d’insieme delle linee tracciate
dall’Unione Europea attraverso lo studio e l’analisi ‘’dell’agenda europea
per l’economia collaborativa’’ adottata nel 2006, quest’ultima ha lo
scopo di fornire una serie di criteri che gli Stati Membri devono tenere in
considerazione nella programmazione di una disciplina del settore.
I capitoli III e IV si soffermano su due casi studio della Sharing
Economy, rispettivamente Uber e Airbnb.
Il terzo capitolo, dedicato interamente al servizio di trasporto fornito
da Uber, esamina il funzionamento di questo. Quest’ultimo si realizza
attraverso l’utilizzo di una piattaforma che mette in diretto contatto gli
utenti e gli autisti che usufruiscono di Uber. La crescita di questa nuova
forma di mobilità, considerata una delle principali rappresentazioni della
Sharing Economy, ha incontrato diversi ostacoli nel territorio italiano,
soprattutto in virtù di una serie di pronunce della giurisprudenza italiana
che ha più volte ribadito che il servizio offerto da Uber configura una
fattispecie di concorrenza sleale, delineandolo come anticoncorrenziale
rispetto al servizio tradizionale dei taxi, disciplinato dalla Legge
21/1992.
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In tale capitolo, una puntuale attenzione viene attribuita alla suddetta
Legge che disciplina il trasporto pubblico non di linea, nonché alle
principali pronunce giurisprudenziali italiane che hanno riguardato il
caso Uber e alla giurisprudenza della Corte di Giustizia sul caso.
Il capitolo IV, tratteggia i profili della piattaforma Airbnb.
Con riferimento a ciò, il portale online funge da intermediario tra persone
in cerca di alloggi o camere, per un breve arco temporale, e soggetti o
host che offrono gli appartamenti.
Nel medesimo capitolo, una dettagliata riflessione è rivolta al regime
fiscale italiano che ha introdotto la cedolare secca. Così come, nel
proseguo dell’elaborato, si sono analizzate le diatribe nate all’interno dei
Tribunali, sia in sede nazionale che europea, inerenti la piattaforma
Airbnb.
Nel V ed ultimo capitolo vengono sviluppate le raccomandazioni
strategiche fornite dal Comitato europeo delle regioni, con lo scopo di
stimolare l’emanazione di una disciplina rivolta all’economia
collaborativa.
Infine, vengono tracciate le conclusioni derivanti dal lavoro di ricerca
svolto, nonché le ipotetiche prospettive future di un fenomeno ancora
oggi oggetto di discussione, in conseguenza dell’assenza di un’analitica
regolazione del settore.
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CAPITOLO I
LA REGOLAZIONE
SOMMARIO: 1. Il concetto di regulation – 2. Regolazione versus
Concorrenza – 3. Ruolo della regolazione nel mercato – 4. Conclusioni
1. IL CONCETTO DI REGULATION
Prima di analizzare la Sharing Economy e le questioni relative alla
disciplina che regola il fenomeno, occorre soffermarsi e chiarire il
concetto di ‘’regolazione’’.
La nozione di regulation
1
è stata più volte delineata come un
‘’notoriously contested concept’’
2
ovvero ‘’concetto notoriamente
contestato’’, al quale viene ricondotta una pluralità di significati. I
maggiori studiosi del tema hanno sottolineato che tale concetto
principalmente si riferisce al ruolo dell’amministrazione nel settore
dell’economia, ma anche nei settori sociali, che per loro intrinseca natura
sono volti a tutelare interessi fondamentali per la comunità.
Letteralmente regulation potrebbe indicare ‘’the act of process of
regulating’’, un’attività volta a garantire la conformità con una regola, un
principio o uso ovvero un’attività che ha l’obiettivo di ordinare, secondo
precise regole, un determinato settore.
1
La dottrina in materia è ampia. Tra gli autori che si sono occupati del tema, analizzandone i
veri problemi, si rinvia a AA. VV., G. Pennella, Regolazione e/o privatizzazione in Problemi di
amministrazione pubblica, Il Mulino, Bologna, 1992; AA. VV., R. Baldwin, C. Scott, C. Hood, A
Reader on Regulation, Oxford University Press, Oxford, 1998; C. Robinson e J. Blundell,
Without the State, Insitute of economic Affairs, London, 1999; S. G. Breyer e R.B. Stewart,
Adminastritive Law and Regulatory policy, Aspan Law & Business, New York, 4/1999
2
L. Hancher e M. Moran, Introduction: Regulation and Deregulation, in European Journal of
Political Research, 1989, p. 129 ss.
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Sul tema della regolazione tre i profili che maggiormente si sono
discussi:
-Il primo riguarda l’ambito dell’attività, cioè se la regolazione si
rivolge sia alle attività aventi rilevanza economica o se anche a
quelle aventi rilevanza sociale;
3
-Il secondo profilo si rivolge alla fonte della regolazione, cioè se
essa proviene soltanto da soggetti pubblici ovvero se anche i
soggetti privati possono adottare regole applicabili a determinati
settori;
-Il terzo profilo riguarda il profilo oggettivo della regolazione, cioè
l’aspetto teleologico e strumentale.
In relazione al primo punto individuato cioè l’ambito dell’attività, si
rileva che la regolazione si rivolge anche alle attività aventi rilevanza
sociale e non soltanto alle attività prettamente economiche.
Tipologie di settori in cui opera questa regolazione di carattere sociale
possono essere: la salute, la sicurezza, la protezione ambientale e così
via. Uno degli scopi perseguiti dalla social regulation è quello di evitare
alcuni effetti negativi che derivano dal mercato, per es. il deficit
informativo, ed il mezzo utilizzato per eliminare tali effetti derivanti da
una cattiva informazione sui prezzi, qualità, composizione dei prodotti è
l’information regulation, si tratta di disposizioni emanate dal legislatore,
quanto da soggetti amministrativi, che hanno l’obiettivo di rendere
pubbliche le informazione relative a prodotti e servizi offerti.
4
Tra gli strumenti utilizzati dalla social regulation vi sono gli economic
instruments cioè degli incentivi economici, sussidi, tasse, che la norma
3
Ogus A., Regulation. Legal Form and Economic Theory, Hart Pub Ltd, Oxford, 1994, p. 1 ss.;
sul tema vedi opere di E. Bardach, Social Regulation as a Generic Policy Instrument, in L.M.
Salomon ed., Beyond Privatisation: The tools of Government Action, The Urban Institut Press,
Washington D.C., 1989, p. 197 ss; F. Tompson e L. Graymer, Reforming Social Regulation,
Sage, Los Angeles, 1982.
4
E. Bardach e R. Kagan, Going by the book: The problem of regulatory Unreasonabless,
Temple University Press, Philadelphia, 1982, p. 1 ss.
9
prevede ed eroga in presenza di determinate condizioni.
Ulteriore strumento è la ‘’private regulation’’, essa indica degli
interventi del legislatore su una norma di diritto privato e attraverso cui
si persegue un interesse pubblico.
Il secondo profilo, come enunciato, riguarda la fonte della
regolazione, se essa è il prodotto dello svolgimento delle funzioni dei
soggetti pubblici o anche dei soggetti privati. Diverse sono state le
prospettive dottrinali in relazione al profilo soggettivo, alcuni autori
hanno ricompreso tra le varie fonti anche la self-regulation.
5
Un concetto così ampio di regolazione ha influenzato anche le sedi
internazionali; in Italia nel documento dell’Ocse su ‘’La riforma della
regolazione in Italia’’, la regolazione viene riferita ‘’all’insieme dei vari
strumenti attraverso cui i governi stabiliscono gli obblighi ai quali sono
assoggettati cittadini ed imprese’’, tale ultima nozione di regolazione si
riferisce all’insieme di provvedimenti formali, informali, leggi, norme-
delegate emesse da enti governativi e non, nonché di auto-regolazione ed
ai quali i governi hanno delegato i poteri di regolazione, dunque un
concetto ampio di regolazione, che racchiude attività sia pubbliche, che
private.
Altra parte della dottrina italiana definisce il termine regolazione
come la funzione tradizionale della pubblica amministrazione, diretta ad
imporre autorità, affinché le libertà costituzionali ed i diritti dei singoli
soggetti riconosciuti dall’ordinamento possano essere esercitati senza
mettere in pericolo i diritti degli altri consociati.
6
Il terzo profilo richiama l’ambito oggettivo, teleologico-strumentale
della regolazione. In genere il termine regolazione è utilizzato per
richiamare uno dei diversi strumenti a disposizione dello Stato per
raggiungere gli scopi desiderati. Nei vari ordinamenti vi sono diverse
5
R. Baggott e L. Harrison, The Politics of Self-Regulation, in Politic and Politics, 1986, p. 143 ss.
6
D. Sorace, Lezioni di diritto amministrativo, vol.1., Il Mulino, Bologna, 2000, p. 1 ss.
10
prospettive a riguardo, esso risulta essere un termine onnicomprensivo, al
quale si ricollega l’insieme delle attività statali volte a guidare
l’economia
7
, concretizzandosi in meccanismi di regolazione di incentivi
che hanno l’obiettivo di assicurare la conformità di comportamenti
individuali e collettivi verso obiettivi socialmente accettabili, nonché in
meccanismi di regolazione fondati su comandi.
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2. REGOLAZIONE VERSUS CONCORRENZA
La nozione di regolazione deve esser delimitata nella sua portata. Non
ogni intervento pubblico nell’economia può rientrare in tale concetto,
essa sicuramente può delinearsi come quella forma di ingerenza interna
al mercato, che tende a ristabilire gli equilibri a tutela degli interessi
pubblici (per es. regolando i servizi pubblici come i trasporti ferroviari,
aerei, marittimi).
Essa però va tenuta distinta dalla disciplina della concorrenza,
nonostante anch’essa trovi la sua fonte in norme imposte da un’autorità
pubblica, l’obiettivo primario di quest’ultima è quello della correzione
dei risultati non desiderati dal mercato, come gli abusi di posizioni
dominanti da parte delle imprese. Un esempio di Autorità richiamata dal
diritto concorrenziale
9
è l’Autorità garante della concorrenza e del
mercato (AGCM).
10
Ecco che allora possiamo notare come disciplina della regolazione e
disciplina della concorrenza vadano ad affiancarsi.
Dinanzi a tale scenario, sia il diritto comunitario, che il diritto italiano,
tendono ad affermare la prevalenza della disciplina della concorrenza
7
L. MacGregor e T. Prosser e C. Villiers, Regulation and Markets beyond, Rouledge, London,
2000.
8
L. Giani, Attività amministrativa e regolazione di sistema, Giappichelli, Torino, 2002.
9
G. Di Gaspare, Diritto dell’economia e dinamiche istituzionali, Cedam, Padova 2003, p. 223
ss.
10
Autorità Garante della concorrenza e del mercato o Antitrust: ha la funzione di garantire il
corretto funzionamento del mercato in modo che agli operatori economici sia consentito di
accedervi liberamente e di competere con pari opportunità.
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rispetto a quella della regolazione, applicando, in determinati settori, in
via principale il diritto concorrenziale ed in via residuale quello della
regolazione.
11
A livello comunitario tale preferenza si giustifica richiamando il
principio di non discriminazione e della libertà di circolazione, capisaldi
del diritto della concorrenza, nonché riconosciuti come principi
fondamentali dell’intero Diritto Europeo.
La situazione delineata fa divenire rilevante la questione circa il
rapporto tra le due discipline e tra le Autorità che presidiano esse.
Sicuramente la regolazione mira a garantire servizi efficienti ad un
ampio numero di utenti e a garantire al settore, oggetto della specifica
disciplina, introiti adeguati, ma non è dotata di quella capacità
innovativa, che invece è caratteristica propria della disciplina della
concorrenza.
Ulteriore problema della regolazione è che la sfera dei regolatori
cresce sempre più, accanto a quelli nazionali, vi sono spesso quelli
sovranazionali e quelli internazionali, dando vita al fenomeno della
‘’overlapping regulators’’ (sovrapposizione dei regolatori).
Ma nonostante tali problemi intaccano la disciplina della regolazione,
essa appare come indispensabile nella nostra comunità, assicurando ciò
che il mercato, in sua assenza, non potrebbe garantire, in particolare
prestazioni aperte ad una pluralità di consociati.
Per risolvere tale rapporto tra la disciplina della concorrenza e quella
della regolazione, un rimedio potrebbe essere quello di affermare e
consolidare il principio della prevalenza della disciplina della
concorrenza rispetto alla regolazione settoriale e nel caso di conflitto tra
11
S. Cassese, L’Autorità garante della concorrenza e del mercato nel “sistema” delle autorità
indipendenti, in Giornale di diritto amministrativo, 2011, p. 102 ss.