La stampa d'opinione di fronte alle elezioni politiche del 1996: La Stampa e Il Corriere della Sera a confronto
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Introduzione 1 INTRODUZIONE “Un tempo erano le idee che facevano la politica, oggi sono le persone, anzi, i personaggi. Ogni dirigente, infatti, sembra aver scelto una parte, un ruolo”.1 “Ormai è la superstruttura politica della società, è lo Stato medesimo che si trasforma in impresa spettacolo”.2 Così esordisce un saggio di Schwartzenberg intitolato per l’appunto Lo stato spettacolo. Ma perché il processo di personalizzazione della politica si sviluppa in Italia con un notevole ritardo rispetto alle altre democrazie europee? Innanzitutto, come sostiene Marletti, in Italia, contrariamente alle maggiori democrazie occidentali, l’avvento della televisione non è stato preceduto dalla formazione di un pubblico letterato, ovvero di una fascia abbastanza ampia di cittadini capaci di leggere e scrivere. Infatti, nel nostro paese, fino alla prima guerra mondiale il consumo di libri e giornali è rimasto circoscritto alle classi medio alte, per cui i programmi televisivi già dalla loro nascita, per potersi rivolgere ad un pubblico di massa, si sono concentrati su quiz ed intrattenimento. Si è creata così una netta frattura fra la stampa, il cui principale destinatario è l’élite e la televisione, che invece trova nel pubblico di massa il suo naturale referente.3 Fin dai primi anni ’50 l’informazione di massa è stata uno strumento di integrazione sociale più che un effetto di tale integrazione. Infatti, gli apparati dei media in Italia non sono stati il prodotto dello sviluppo industriale (e di quello socioculturale ad esso collegato); al contrario essi sono stati importati nella società italiana. Ciò ha comportato il prevalere della “logica politica” nella produzione di messaggi rispetto alla “logica di mercato”, contrariamente a quanto è avvenuto negli Stati Uniti.4 Negli anni ’60 vengono trasmesse per la prima volta le Tribune politiche, programmi che, pur consentendo al pubblico di entrare in contatto con l’immagine dei politici più illustri del periodo, non danno risalto al carisma né personalizzano le raffigurazioni di tali soggetti.5 1 SCHWARTZENBERG R. G., Lo stato spettacolo, Roma, 1980, p. 3 2 SCHWARTZENBERG, Lo stato spettacolo cit., p. 3, nota 1 3 MARLETTI C., I mass media e la comunicazione politica, in La complessità della politica, a cura di PASQUINO G., Bari, 1985, p.436 e MARLETTI C., La comunicazione politica come “spettacolo” e come “mercato”, in “Teoria politica”, n. 1, 1985, p. 90 4 GROSSI G., Sistema di informazione e sistema politico: alcune ipotesi di relazioni e tendenze, in “Problemi dell’informazione”, n. 1, 1978, p. 24 5 MAZZOLENI G., Dal partito al candidato. Come cambia la comunicazione elettorale in Italia, in “Polis”, n. 2, 1990, p. 254
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Informazioni tesi
Autore: | Patrizia Madile |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1996-97 |
Università: | Università degli Studi di Trieste |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | F. Goio |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 315 |
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