Le destre italiane e il piano Marshall
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militari avevano libero accesso negli stretti fino ad una certa stazza in tempo di pace, mentre in tempo di guerra il diritto di passaggio era interdetto a tutte. All’iniziativa politica di Mosca, respinta dalla Turchia, si aggiunsero, creando situazioni di instabilità, le pressioni sovietiche su questioni di frontiera relative soprattutto alle zone abitate dalle minoranze nazionali armena e curda fortemente represse da Ankara. Anche qui, come in Iran e come in Grecia, dove era in atto una guerra civile tra il fronte monarchico e conservatore al governo e i partigiani comunisti, la reazione britannica non si fece attendere. La Gran Bretagna, tuttavia, alle prese con gravi difficoltà economiche e finanziarie, all’inizio del ’47 non era più in grado di abbinare al proprio sostegno politico gli aiuti economici che in precedenza non aveva fatto mancare alle forze governative turche e greche. L’appello agli Stati Uniti, affinché si sostituissero agli inglesi nel sostegno economico ai governi della Turchia e della Grecia per evitare i rischi che, secondo Londra, correva il Mediterraneo orientale a causa dell’espansionismo sovietico, fu accolto con favore dall’amministrazione Truman e in particolare dai vertici del Dipartimento di Stato (alla cui guida dall’inizio del ’47 il Gen. Marshall aveva sostituito Byrnes). Il 12 marzo 1947, dinanzi al Congresso, il Presidente Truman annunciò l’iniziativa di un programma di aiuti per un totale di 400 milioni di dollari in favore della Grecia e della Turchia, giustificando questo provvedimento con un discorso al quale fu attribuito il nome di “Dottrina Truman”. In esso il Presidente, tra l’altro, sottolineava l’intenzione degli Stati Uniti di intervenire a sostegno di tutte quelle popolazioni che resistevano ai tentativi di coercizione da parte di minoranze armate o di pressioni esterne. “[…] La dottrina Truman – sostiene D’Agata – rappresentava la vittoria a Washington degli antiroosveltiani più radicali […] ovvero il successo dell’interpretazione estesa ed estrema della teoria del ‘contenimento’. Una tale interpretazione è quella cui propriamente spetta il nome di ‘guerra fredda’, le cui origini e le cui responsabilità sono oggetto di una sterminata letteratura e di una discussione che difficilmente sarà mai conclusa, laddove per quanto riguarda la sua formale dichiarazione pochi dubbi ancora sussistono circa l’opportunità di individuarla nel messaggio presidenziale del 12 marzo 1947”. (9) Proprio in quei giorni era in corso a Mosca una Conferenza delle potenze vincitrici sulla questione della Germania, che si protrasse fino al mese successivo senza che, tuttavia, si riuscisse a trovare un accordo né sul destino della Germania, né sul tema delle sue riparazioni. L’insuccesso dei colloqui di Mosca si aggiungeva ai fatti sopra accennati e ad altri eventi che avevano caratterizzato il biennio 1945-47: il notevole ruolo che esercitavano i partiti comunisti nello scenario politico italiano e francese; il crescente influsso che stava acquisendo l’URSS in
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Le destre italiane e il piano Marshall
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Informazioni tesi
Autore: | Vito Verdecchia |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Urbino |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | R. D'agata |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 165 |
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