Naturalizzazione della coscienza e del sé in Daniel Dennett e nei coniugi Churchland
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6 cervello sembrano essere ontologicamente diversi. Della prima abbiamo una conoscenza diretta e immediata, anzi nessun altro a parte noi potrebbe conoscere in questa maniera perfetta i pensieri e le sensazioni da noi esperite. Conosciamo il cervello, invece, come qualsiasi altro organo del nostro corpo: in maniera indiretta e tramite l'ausilio di speciali apparecchiature e di specialisti in grado di utilizzarle, senza i quali saremmo totalmente all'oscuro dei nostri inconsci processi celebrali. Un esperimento mentale proposto da Leibniz sottolinea tale questione: "Immaginiamo una macchina strutturata in modo tale che si capace di pensare, di sentire, di avere percezioni; supponiamola ora ingrandita, con le stesse proporzioni, in modo che vi si possa entrare come in un mulino. Fatto ciò, visitando la macchina al suo interno, troveremo sempre e soltanto pezzi che si spingono a vicenda, ma nulla che sia in grado di spiegare una percezione". (Leibniz 1720, trad. it. 1995 p. 65) Riportando il discorso in termini moderni: possiamo conoscere in maniera sempre migliore le varie strutture del cervello e i suoi elementi come i neuroni, le sinapsi, ecc. ma non riusciremmo mai a vedere una credenza o un pensiero! Parecchio tempo dopo le riflessioni del filosofo di Lipsia, fa la comparsa un manufatto con funzioni apparentemente esclusive di una mente umana. A differenza di altri strumenti che si limitano ad ampliare facoltà sensoriali o motorie umane, è in grado di elaborare stimoli esterni e di memorizzarli e se opportunamente istruito può svolgere in pochi secondi compiti che richiederebbero molto più tempo per un essere umano: il computer.
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Informazioni tesi
Autore: | Anatole Zonta |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Trieste |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Marina Sbisà |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 114 |
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