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Quasimodo traduttore di Neruda

L’elaborato è suddiviso in tre capitoli.
Nel primo mi sono occupata delle traduzioni che Quasimodo effettuò dai classici, soffermandomi in particolare sui Lirici greci, poiché ciò ha segnato una tappa estremamente significativa nel percorso di traduzione e di poesia dell’autore. Ho dedicato, quindi, un paragrafo all’analisi degli scambi fra traduttore e tradotti, sia per quanto riguarda le modalità espressive, sia per ciò che concerne i contenuti.
Nel secondo capitolo ho offerto una panoramica delle traduzioni che Quasimodo fece da stranieri contemporanei (H. Melville, E. E. Cummings, C. Aiken, E. Pound, P. Éluard…), dedicando poi un paragrafo ai lirici spagnoli che, sebbene non siano stati tradotti da Quasimodo, hanno tuttavia esercitato una grande influenza sia sulla poesia di quest’ultimo che su quella di Neruda. In particolare mi sono soffermata sulla generación del ’27 (Federico García Lorca, Rafael Alberti, Luis Cernuda…). Va ricordato che Quasimodo aveva letto i lirici spagnoli nella traduzione di Carlo Bo (Milano, Corrente, 1941).
Infine nel terzo capitolo, cuore dell’elaborato, ho tentato una ricostruzione storica del rapporto fra i due poeti e ho parlato delle traduzioni che Quasimodo fece da alcune poesie di Neruda (edite da Einaudi nel 1952), prendendo in esame due liriche (Cuerpo de mujer e Ángela adónica) e confrontandone la traduzione quasimodiana con quelle di due illustri ispanisti: Giuseppe Bellini e Dario Puccini. Nel paragrafo 3.3, intitolato Il gioco del “dare” e dell’“avere” (con riferimento all’omonimo saggio di Cristina Marchisio), ho analizzato i punti di contatto fra Quasimodo e Neruda, citando numerosi esempi tratti dai testi. Sono molti i motivi che legano i due poeti: il forte naturalismo descrittivo, con elementi di valore concreto ma, allo stesso tempo, fortemente simbolico (mare, vento, fiamma, pioggia, pino, colomba); il cromatismo acceso (la dominanza del verde, riscontrabile, peraltro, anche in Federico García Lorca); la partecipazione al dolore altrui e la sensibilità verso le classi più povere; una visione pànica ed erotica della vita; la nostalgia per i paesaggi del cuore e della memoria, i paesaggi del Sud: Sicilia per Quasimodo, Cile per Neruda. Ho dedicato, infine, un paragrafo alla critica sul rapporto Quasimodo – Neruda, segnalando alcuni interessanti contributi: Franco Fortini, Elena Salibra, Tommaso Scarano, Cristina Marchisio, Oreste Macrì.

P. S. Colgo l'occasione per ringraziare in questa sede (sebbene i loro nomi non compaiano nella tesi) la Prof.ssa ANA LOURDES DE HERIZ, la Prof.ssa MORENA CARLA LANIERI e il Prof. LUIS DAPELO per il loro validissimo aiuto: mi hanno dato molto non solo dal punto di vista formativo, ma anche sul piano umano.

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1 Introduzione Perché Quasimodo e perché Neruda? Due poeti che hanno molti punti in comune: entrambi uomini del Sud (nel senso più ampio del termine), entrambi legati visceralmente alla propria terra, entrambi figli di ferrovieri e sensibili ai problemi politico-sociali del loro tempo. La scelta è dettata da un amore personale. Amai Quasimodo fin dal mio primo “incontro” con lui, alle medie inferiori. La prima poesia che lessi fu Uomo del mio tempo, e mi segnò in maniera indelebile. Neruda lo “conobbi” più tardi (doveva essere il 1997 o ’98), quando, girovagando per librerie, mi capitò fra le mani una sua raccolta di poesie. Così cominciai ad apprezzare questo poeta traboccante d’amore per la vita. In questo lavoro cercherò di interessarmi dapprima a Quasimodo traduttore, soffermandomi sui classici e, in particolare, sui Lirici greci, poiché hanno costituito un passo importante nel percorso di traduzione – e di poesia – dell’autore. Nel capitolo successivo parlerò, brevemente e genericamente, delle traduzioni dagli stranieri moderni e contemporanei. Accennerò, inoltre, ai lirici spagnoli (in particolare, la “generazione del ‘27”) poiché rivestono un ruolo di grande importanza sia nella poesia di Quasimodo che in quella di Neruda. Dopodiché affronterò l’argomento principale, tentando una ricostruzione storica del rapporto fra i due poeti, soffermandomi sulle traduzioni che Quasimodo fece da alcune poesie di Neruda (edite da Einaudi nel 1952), mettendo a confronto alcune traduzioni di Quasimodo con quelle di altri traduttori e cercando di evidenziare in che cosa le une si distinguano dalle altre.

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Stefania Dutto
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Luigi Surdich
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 67

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