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APPROFONDIMENTI

Il liceo classico

20/12/2005

Il liceo classico

In troppe circostanze si usa a sproposito il termine latino “magistra vitae” in riferimento a fatti o ad episodi che spesso hanno ben poco da insegnare. Si è frequentemente utilizzata questa definizione per la storiografia, la quale, a torto o a ragione, può dirsi meritevole di assumere particolari significati, se non altro per le sue molteplici sfaccettature. Tuttavia, nel contesto culturale italiano vi è una istituzione che può ben vantarsi di un titolo così prestigioso: si tratta del liceo classico, massima espressione del nostro ordinamento scolastico, culla del sapere, dove attraverso l’analisi appassionata ed autentica del mondo antico si giunge ad inestimabili tesori di conoscenze. Il liceo classico, proprio per la sua natura umanistica, rigida e disciplinata, è un autorevole “magister vitae”, scrigno prezioso, indispensabile per una visione del mondo che parte da lontano e si tramuta in un profondo amore per la bellezza nel suo significato più assoluto, completo, esauriente. L’intelletto dello studente “classico” si forma ai canoni del rigore, passando per l’accettazione dell’ineluttabilità del destino; il suo sapere cresce e matura non per passaggi meccanici e meramente memonici ma mediante la crescita coscienziosa delle proprie responsabilità, nella piena ed orgogliosa consapevolezza di essere in un luogo privilegiato. Il professore insegna la vita, la spiega con il latino e il greco della forma mentis, la detta secondo le regole della metrica. Il duro e tenace lavoro di ogni studente nel tradurre le lingue antiche è un costante,orgoglioso, sentito sforzo di elevarsi dalla quotidianità di massa, dal grigiore del consumismo, dallo squallore di una realtà odierna troppo spesso incapace di trasmettere valori autentici. Nei miei anni trascorsi tra le sudate carte del liceo, oltre al mondo greco-latino, verso il quale viene spontanea la prima identificazione, vi è tutto il panorama della filosofia, dell’arte, della letteratura italiana che rende unico nel suo genere e degno di ogni rispetto sia il liceo stesso sia chi ha avuto l’onore di frequentarlo. Il liceo classico, infatti, non è un incidente della storia, non è un ufficio di collocamento o un centro di smistamento ma è la scuola della classe dirigente italiana, l’unico luogo di universalismo a disposizione degli angusti confini italici. Il liceo classico è scuola della meglio gioventù, l’Italia che si sforza di essere migliore va a fare il compito in classe caricandosi addosso il peso del dizionario Rocci. Il liceo è l’unica garanzia di selezione, prescinde dalle tendenze, è schifato dal marketing, dai target e da tutti i grandi fratelli, si pone alla base della civiltà e della lingua moderna, è la sartoria della vita, il luogo dove si vestono i pensieri, dove ogni studente entra portando in dote la propria adolescenza ed esce nella “consecutio temporum” del rigore. Un liceo classico serve proprio per addestrare i foruncoli allo sfogo del sapere, forma l’anima e la mente molto meglio dello sbraco interdisciplinare e caotico dell’università. La stessa logica di internet non può prescindere dal logos greco, le radici dell’Occidente restano ancora presocratiche, nessuna mondializzazione potrà privarsi del fasto e della maestosità della lingua latina. Negli anni del liceo, grazie a un patrimonio umanistico fatto di parole e di sentimenti, la giovinezza trascorre custodendo i tesori della riflessione. Si impegnano cinque anni per digerire un aoristo per poi fare altro, ma a differenza delle altre scuole di aridi tecnicismi, dal liceo si procede verso il campo aperto della ricerca intellettuale accompagnata dalla meditazione sentimentale .E’ la meta a cui guardano gli insegnanti dove avviare i discepoli meritevoli, la scuola dove il castelventranese Gentile immaginò di far segnare il percorso che un qualsiasi figlio d’Italia avrebbe potuto compiere per esprimersi al meglio, avviandosi poi ad una professione prestigiosa. Il liceo classico, quindi, è stato il momento di una arcana iniziazione, dove l’adolescenza si costruisce e si fa consapevole, in un dialogo serrato con i libri,con gli autori antichi che ci parlano da lontano, e con il professore, figura indimenticata degli anni cruciali della giovinezza.


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