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Processi mediatori alla base dell'azione educativa


Si tratta di considerare l’azione didattico-educativa come quell’insieme di scelte e di azioni che un educatore o un’équipe di educatori mettono in atto per organizzare e proporre esperienze che si ritengano atte a promuovere lo sviluppo, l’attivazione e il recupero delle risorse personali del soggetto educando in direzione della progressiva conquista dell’autonomia personale. L’azione didattico-educativa è considerata mediale in quanto si colloca tra un soggetto o un gruppo di soggetti in apprendimento/formazione e uno o più “oggetti educativi”, che in qualche modo rappresentano aspetti della realtà ed esperienze di vita che occorre imparare ad affrontare. L’azione didattico-educativa si esplica essenzialmente nella realizzazione di mediatori, vale a dire nella costruzione e gestione di condizioni che si ritengono adatte a promuovere cambiamenti considerati educativamente auspicabili da parte del soggetto in formazione.
Nel concetto di mediazione didattica il richiamo fondamentale va alla natura protetta e comunque in certa misura finzionale/analogica delle esperienze che l’educatore propone a scopo formativo.
La qualificazione dell’azione didattica come mediale è riferita non soltanto nel carattere “costruito” delle attività o esperienze che si propongono a scopo educativo, frutto di un qualche tipo di scelta e di manipolazione intenzionale da parte dell’educatore, ma anche e soprattutto nell’apertura di spazi rielaborativi che permettano al soggetto di compiere in sicurezza esperienze ritenute potenzialmente utili per la sua crescita personale. Il compito fondamentale che spetta all’educatore è quello di mettere in atto azioni volte a favorire e a sostenere il processo di continuo rimando tra l’esperienza e la sua elaborazione che è alla base dell’educazione; in tal senso, si può dire che l’azione didattico-educativa abbia carattere mediale in quanto facilita e sostiene il soggetto in formazione nel «fare esperienza dell’esperienza».
La prospettiva dei processi mediatori mette in evidenza ulteriori elementi che rendono complesso il quadro di riferimento.
Il ruolo cruciale che va riconosciuto al soggetto o ai soggetti educandi nelle possibilità/modalità di rielaborazione degli stimoli formativi è legato a un insieme dinamico e intrecciato di aspetti che vanno a costituire la struttura personale di ciascuno. Le esperienze che si propongono con finalità educative si fondano inevitabilmente su una conoscenza parziale del soggetto, su una messa a fuoco dei suoi bisogni sempre provvisoria e su una previsione di risposta che è sempre ipotetica e ammette gradi anche ampi di possibile scostamento. L’educazione non può concentrarsi su ciò che produce determinati risultati, escludendo tutto quello che non la riguarda. Perché non c’è niente che a priori non la riguardi ... [essa] dovrà necessariamente fare i conti con il senso di cui ogni soggetto coinvolto è portatore.
In situazione si assiste a un intrecciarsi spesso imprevisto di operazioni e attività a modulazioni che l’educatore elabora sul momento. È questa una massa critica che necessita di essere adeguatamente problematizzata quando si studia l’azione didattico-educativa.
Un elemento strettamente connesso al precedente è costituito dai significati che sottendono le scelte compiute dagli educatori in situazione. A un’azione possono corrispondere intenzionalità e significati differenti.
Altri aspetti che sembrano costitutivi dell’azione didattica sono le cosiddette “condizioni di esercizio”, vale a dire i vincoli contestuali di tipo organizzativo, normativo, socioprofessionale, fisico, materiale e culturale entro i quali essa prende forma. Si tratta di concentrarsi sull’influenza dinamica che questo insieme di elementi esercita nel determinare le scelte e le azioni educative.

Tratto da L'EDUCAZIONE DIFFICILE di Anna Bosetti
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