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Il crollo del sistema monetario internazionale


Nella metà degli anni 60 gli elementi di crisi del sistema monetario internazionale si manifestano con sempre maggiore evidenza. In questo periodo, infatti, si mirano perseguire obiettivi di carattere esclusivamente interno mediante politiche monetarie e fiscali espansive, indipendentemente dalle conseguenze negative che tale politica potrebbe generare nei confronti degli altri paesi e del mantenimento delle regole di Bretton Woods.
Nel periodo primavera – estate del 1971 si manifesta un notevole deflusso dei capitali a breve termine degli USA verso i paesi europei dovuto al crescere dei tassi di interesse tra le piazze finanziarie.

L’afflusso di dollari verso le banche centrali comporta la trasformazione dal gold exchange standard in un regime in cui la moneta americana è incontrovertibile.
La fine del sistema finanziario è decretata il 15/08/71, quando gli USA adottano i seguenti provvedimenti:
• Sospensione a tempo indeterminato della convertibilità in oro dei dollari posseduti nelle riserve ufficiali estere per preservare le riserve auree americane;
• Introduzione di un’imposta aggiuntiva del 10% sulle importazioni americane;
• Blocco dei prezzi e dei salari per un periodo di 90 gg;
• Riduzione del 10% degli aiuti all’estero.
Con questi due provvedimenti gli USA perseguono 2 obiettivi, frenare la speculazione internazionale contro il dollaro fronteggiare il pericolo di una caduta del sistema economico interno in termini di competitività ed efficienza.
L’introduzione della import-tax e la rivalutazione delle altre monete, dal piano interno, rendono più costose le merci prodotte all’estero e più vantaggiose le esportazioni americane; invece dal piano internazionale comporta lo sgretolamento del sistema monetario mondiale e la dichiarazione di inconvertibilità del dollaro perché è stato spezzato il legame oro – dollaro ed è stato fondato un sistema che si basa sulla moneta americana senza il supporto aureo di Bretton Woods.
Il nuovo sistema crea una fluttuazione permanente del cambio in modo da adeguarlo ai mutevoli bisogni del sistema economico nazionale, comunque venendo a mancare un solido punto di riferimento si rompe l’equilibrio degli scambi internazionali.

Tratto da POLITICA ECONOMICA di Alessandro Remigio
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