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Fattori di offerta nell'ambito del paradigma harwardiano

- BENI DUREVOLI O NON DUREVOLI
- BENI DI CONSUMO E BENI DI INVESTIMENTO (impianti e macchinari utilizzati dalla produzione industriale).
Il Paradigma è stato molto criticato. Perché l’approccio americano basa tutto sulla struttura e da poco rilievo ai comportamenti, che data una certa struttura sono obbligati. La cosa non è così meccanicistica, l’uomo non è un automa. Il paradigma può servire come uno strumento di primo approccio, ma poi deve essere arricchito. I studiosi europei negli anni ’60 e ’70 hanno portato questo arricchimento, stabilendo che le imprese adottano dei comportamenti per modificare la struttura, ad esempio con acquisizioni e fusioni. Indubbiamente esistono dei fattori che influenzano i comportamenti, come le economie di scala, che portano alla concentrazione delle imprese, ma ci sono comportamenti di imprese che portano a concentrarsi (comportamenti di prezzo, comportamenti volti a indebolire i rivali), che possono prescindere dalla struttura. Quindi struttura e comportamenti sono molto connessi: modifiche della struttura modificano i comportamenti, e i comportamenti modificano la struttura.
Essendo molto basato sulla struttura, il paradigma, ignora dei fenomeni sviluppati successivamente come la concorrenza oligopolistica, che è diventata una forma di mercato sempre più presente. I mercati oligopolistici stanno crescendo, di numero, di dimensione. Il modello harwardiano non ha sviluppato delle scoperte che altri studiosi successivi hanno individuato.
Un filone molto sviluppato è quello della TEORIA DEI GIOCHI. Lo studio degli oligopoli si presta molto all’utilizzo della Teoria dei giochi. Questa teoria studia il processo di interdipendenza delle imprese, e ha dato tanti contributi allo studio dei mercati oligopolistici attraverso modelli logici, che tende a esplorare situazioni in cui le imprese scelgono tra strategie diverse che tendono a ripetersi. Si basa su giuochi ripetuti. Questa teoria è stata sviluppata per la guerra, nasce negli Stati Uniti negli anni ’40 per stimare le mosse e contromosse della guerra nucleare. Si basa su attori perfettamente razionali che studiano il comportamento dei rivali, ripetendo le mosse. È evidente che se le mosse sono ripetute, queste possono essere modellate. Questo approccio però è molto astratto, è limitato allo studio di mercati oligopolistici (pochi attori con transazioni ripetute).però l’armamentario di azione di un’impresa è molto più ampio, come ad esempio la possibilità di differenziare i prodotti. I giochi sono utili, ma non possono essere considerati lo strumento cardine per analizzare i mercati.
Negli anni ’90 queste teorie sono state riviste e in qualche modo riproposte. In particolare Porter ha individuato 5 forze dell’ambiente competitivo:
- AMPIEZZA E INTENSITÀ DELLA CONCORRENZA : che dipende dal numero e dalla distribuzione per dimensione delle imprese che operano in quel settore, detta anche concentrazione;
- MINACCIA DI IMPRESE ENTRANTI : andiamo a vedere se esistono barriere che impediscono l’entrata di nuovi attori.
- MINACCIA DI PRODOTTI E SERVIZI SUCCEDANEI : questo mette in difficoltà l’impresa. In questo caso l’impresa si deve differenziare o deve diversificare.
- POTERE CONTRATTUALE DEI CLIENTI : è un altro modo di studiare l’oligopolio. Il potere degli acquirenti è rilevanti quando questi sono concentrati, e in questo caso è probabile che ci sia un oligopsonio e questo denota che ho un oligopolio. Se ci sono pochi compratori e molti venditori, il potere è dal lato dell’acquirente. In genere il potere ce l’anno i venditori, che sono attivi sul mercato.
- POTERE DEI FORNITORI : mercato degli input. Se i fornitori importanti per un processo produttivo di un’impresa possono esercitare un forte potere di mercato. Coase ha individuato che quando non c’è mercato il fornitore ha un forte potere di mercato. Un cliente in questi casi si integra o comprano i fornitori. Questo perché un’impresa si integra quando i mercati funzionano male, ossia quando i fornitori hanno potere. Perché se so di trovare gli input ad un prezzo concorrenziale non mi integro, perché se no appesantirei la mia impresa. Quando i mercati funzionano bene le imprese verticalmente integrate si disintegrano. Porter ripropone questo studio.

Tratto da ECONOMIA INDUSTRIALE di Valentina Minerva
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