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La comunicazione nell'era post-accademica della scienza


Come scrive Eugenio Lecaldano, scienza e bioetica sono intimamente connesse: la bioetica è una disciplina che si è andata costituendo, nella seconda parte del XX secolo, a ragione delle grandi trasformazioni scientifiche che si sono realizzate nei modi di trattare la nascita, la cura e la morte degli esseri umani, nonché quello degli animali.

Proprio mentre la bioetica come disciplina si è andata costituendo, la comunicazione della scienza, come istituzione sociale, si è andata rapidamente modificando. Pietro Greco nel suo intervento cerca di descrivere, seppur a grandi linee, questo processo evolutivo della comunicazione della scienza. Jhon Ziman, fisico teorico inglese, propone un'analisi originale della scienza  contemporanea, o meglio, del modo di lavorare degli scienziati del nostro tempo: la tesi di Ziman è che dal dopoguerra in poi siamo entrati in una nuova era dello sviluppo scientifico, egli la definisce era post-accademica. Questa nuova era differisce dalla precedente sostanzialmente per un motivo: perché le decisioni rilevanti per lo sviluppo delle conoscenze e della scienza stessa, non vengono più prese esclusivamente tra esperti, cioè all'interno delle comunità scientifiche come era consuetudine fare nell'era accademica, MA sono il frutto di decisioni sempre più allargate che coinvolgono comunità sempre più vaste di non esperti, spesso internazionali.

Anche la natura del lavoro degli scienziati è cambiata: gli scienziati lavorano sempre più in gruppi spesso molto estesi e dalla composizione quasi sempre internazionale con figure che ricoprono ruoli e funzioni altre a parte quelle degli scienziati. (che sono dunque contemporaneamente anche altro a parte che scienziati). Se Ziman ha ragione e davvero noi siamo entrati nell'era post-accademica dell'impresa scientifica in cui le scelte rilevanti per lo sviluppo della scienza vengono prese sempre più dagli scienziati in compartecipazione con una serie di pubblici, ne consegue che la comunicazione pubblica della scienza ha cambiato statuto ontologico. Lo scienziato oggi comunica scienza con persone che non appartengono alla sua comunità scientifica e questa comunicazione ha effetti diretti sul suo lavoro. La comunicazione pubblica della scienza è diventata un fattore fondante della nostra democrazia: poter seguire lo sviluppo della scienza ci permette di poterdecidere come costruire coscienziosamente il nostro futuro immediato.

Ecco dunque dove sta la novità: la comunicazione della scienza al pubblico dei non esperti è diventata componente necessitante dell'attività scientifica ed elemento essenziale della dinamica sociale. Questa evoluzione crea però dei problemi di inerzia: i protagonisti del cambiamento non sempre riescono a comprendere tale cambiamento e ad adeguarsi cioè nell'era post-accademica ne gli scienziati ne i pubblici che sono chiamati a dialogare hanno acquisito una capacità professionale di comunicare scienza, addirittura molti non hanno ancora percepito il cambiamento.

Intanto i mass media versano in una crisi culturale profonda. L'informazione è diventata merce come altra, l'etica dei mass media è sempre meno quella dei comunicatori e sempre più quell'etica di mercato, l'approccio alla comunicazione della scienza da parte dei media risulta schizofrenico, epifenomeno dell'incapacità crescente dei media a informare sui fenomeni culturali e sociali del nostro tempo.

RIASSUMENDO la comunicazione pubblica della scienza è la modalità principale attraverso cui le comunità scientifiche e l'intera società interagiscono.


Tratto da BIOETICA E MASS MEDIA di Marianna Tesoriero
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