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Il tema della cura nelle Epistole a Lucilio

Lettera 1: custodire il tempo

Invito a custodire il tempo. Utilizzo buono, evitare le dispersioni rispetto al vero obiettivo. Molto tempo lo perdiamo per nostra negligenza. Governando l'oggi acquisiamo padronanza sul domani. Rimandando le cose la vita se ne va. Il tempo è l'unica cosa che ci appartiene. Essere economi: metter le cose a posto in tempo debito, compresi gli averi.

Lettera 2: accontentarsi dei propri averi e abbandonare l'inquietudine

L'agitarsi, l'inquietudine è propria di un animo malato. Bisogna imparare a star in compagnia di se stessi. Leggere molti autori = incostanza. Concentrati su poco. Focalizza.
Chi è ovunque non è da nessuna parte. Differenza tra amici e conoscenti. Il frequente cambio di medicina ostacola la guarigione. Concentrare le letture e la vita in una direzione prevalente, così bisogna fare. Se la vita è lieta non c'è povertà, anche se abbiam poco. Imparare ad avere il necessario, poi il sufficiente. Povero non è chi possiede poco, ma chi desidera di più.

Lettera 3: cos'è l'amicizia

C'è un senso comune della parola amicizia, ed uno vero. Importante è decidere subito se qualcuno meriti la tua amicizia: poi bisogna fidarsi. Prima il giudizio, però. Certi parlano a chiunque di ciò che li tormenta, altri a nessuno. Ma sono due errori. E' un errore sia credere a tutti che a nessuno: bisogna equilibrarsi. Chi è ozioso agisca, e viceversa.

Lettera 4: la filosofia come mezzo per affrontare la vita

Particolare è il piacere che si ricava dal contemplare un'anima luminosa. Finché la filosofia non ci renderà uomini rimarrà in noi la puerilità: mentre gli infanti temono solo cose da poco, noi temiamo quelle inesistenti. Certe cose son da temere meno proprio perché fan molta paura. La morte si avvicina, ma essa o non ti raggiungerà o passerà. Bisogna rifletterci ogni giorno affinché si possa lasciare la vita serenamente; i più non voglion vivere e non sanno morire.

Dobbiam renderci piacevole la vita abbandonando ogni preoccupazione per essa. Dobbiamo imparare a perder le cose senza rimpiangerle, fortificando l'animo contro i casi.
Il caso: non fidarci della bonaccia: in un attimo il mare si agita, e chiunque disprezzi la sua vita ha potere di vita e morte su di te.
Attendere la morte: da quando sei nato stai andando verso la morte. Meditaci se vuoi aspettare serenamente l'ultima ora. Poi Seneca enuncia una legge epicurea: è grande ricchezza la povertà regolata dalla legge di natura.
Limiti: non soffrire fame, sete o freddo. Ciò che la natura richiede è facile a procurarsi.

Lettera 5: l'aspetto esteriore è importante

Il vero filosofo non ostenti stravaganze, evitando cose che catturino l'attenzione o ci rendano impopolari. Il nostro aspetto esteriore si accordi con quello della gente, per attirare anche eventuali candidati. E' contro natura mangiare cibi cattivi ed esser sporchi, come lo è esser troppo gaudenti.

Lettera 15: la cura dell'anima

Senza la filosofia l'animo è malato, se anche il corpo è in forze. Funzione terapeutica della filosofia. Curiamo prima la salute dell'anima, poi del corpo. E' da stolti esercitare i muscoli come pazzi; se è troppo il peso del corpo l'anima diviene meno attiva. La troppa fatica negli esercizi fisici esaurisce lo spirito e l'abbondanza di cibo ostacola l'acutezza d'ingegno. Ma ci sono esercizi facili da fare come corsa, salto, sollevamento; ma qualsiasi cosa tu faccia torna subito all'anima ed esercitala notte e giorno. Tradurre la pratica filosofica in una meditazione quotidiana creando un habitus. Saper utilizzare i toni di voce e regolarli in base alla cosa da comunicare, affinché possa influire sull'altro. Vivi nel presente, non come gli stolti, sempre proiettato nel futuro. Una cieca avidità ci spinge verso beni che ci nuoceranno e non ci sazieranno. Meglio stabilire da subito un limite: tanta pena è inutile.

Lettera 16: la funzione della filosofia

Solo la saggezza rende la vita felice, ma anche una saggezza imperfetta la rende tollerabile. Meditazione quotidiana: imparare a mantenere i buoni propositi, il che costa fatica.
La filosofia non è un'arte popolare o fatta per esser ostentata; consiste non in parole ma in fatti. E non la si usa per trastullarsi ma per plasmare l'animo, governare l'azione e sedere al timone. Senza di essa non si può vivere tranquilli, in ogni istante capitano mille cose che richiedono una direttiva, e questa ce la dà solo la filosofia. Qualcuno dice: a che giova la filosofia se esiste il fato? In ogni caso bisogna fare filosofia, questa ci proteggerà esortandoci a ubbidire volentieri a Dio. L'ardore del nostro animo non va raffreddato, ma canalizzato. La natura esige poco, l'opinione molto; dai troppi beni si impara solo a desiderarne di più. I desideri naturali hanno limiti, quelli nati da una falsa opinione no. L'andar errando non ha mai fine. Se un desiderio non ha termine, allora non è naturale.

Lettera 25: porre un limite ai desideri

Solo una materia duttile si plasma: molti vecchi son difficili.
Legge di natura:
la ricchezza è a portata di mano: ciò di cui abbiam bisogno costa poco o nulla; chiunque ha posto limite ai suoi desideri può gareggiare in felicità con Giove.
Epicuro suggerisce di comportarci sempre come se lui ci vedesse. Significa assegnarsi un custode e tenergli rivolto lo sguardo. Quando avremo soggezione persino di noi stessi ci sarà lecito congedare il nostro pedagogo. Ma ritirarsi in se stessi è un passo ulteriore, e richiede l'esser diverso dai più.

Lettera 26: meditatio mortis

Seneca parla di se stesso. Dice che si affiderà alla morte per sapere quali progressi ha fatto. Quello sarà il giorno del vero giudizio. le opinioni degli uomini sono incerte e ambigue e van messe da parte: ciò che uno ha realmente fatto si vedrà solo con la morte. E' incerto dove la morte ci attende: per questo va aspettata dappertutto. Epicuro ci invita a meditare sulla morte e a imparare a morire. Meditare sulla morte è meditare sulla libertà: imparando a morire si disimpara ad esser schiavi e si è superiori ai poteri, ai carceri.

Lettera 75: filosofia e parole

Seneca dice che le sue lettere son spontanee e colloquiali, dirette.
L'armonia del sapiente: le parole sian coerenti con la vita. Le parole non riescano gradevoli, ma giovino. L'eloquenza spontanea ben venga, ma metta in luce i contenuti: qui si tratta di salvare l'anima.
L'ammalato non cerca un medico eloquente, ma uno che lo guarisca. Non basta imparare le cose a memoria, poi, ma van sperimentate concretamente.

Tra quelli che stanno facendo progressi vi sono 3 categorie:
- chi non ancora possiede la saggezza ma è vicino, e non può più cadere nei vecchi mali. alcuni dicono che questi uomini son sfuggiti alle malattie dell'anima ma non alle passioni.
malattie dell'anima = vizi induriti come avidità e ambizione, trasformati in mali perpetui. La malattia è un modo di pensare tenacemente rivolto al male, o il tendere a cose che non si dovrebbero ricercare o stimare.
passioni = moti dell'animo biasimevoli, improvvisi e violenti, che frequentemente provocano la malattia.

- (2) chi si è liberato dai mali più gravi dell'anima e dalle passioni ma non del tutto, e vi può ricadere

- (3) quelli liberi da molti e gravi vizi ma non tutti.

Ci va già bene se siamo nel 3° gruppo. Cominciamo comunque a coltivare la virtù. Il premio: non ci agiteranno il desiderio e la paura, non i terrori e i piaceri, non temeremo la morte e gli dei. E' questa la libertà assoluta, appartenere a se stessi, avere il pieno dominio su di sé, non temendo nulla.

Lettera 95: principi etici generali

La precettistica o parenetica è sufficiente per raggiungere la saggezza perfetta? La felicità, dicono, consiste nell'agire rettamente. Alle azioni rette conducono i precetti; dunque i precetti bastano alla felicità (sillogismo). Non sempre i precetti conducono alle però azioni rette, ma solo quando l'indole è docile. Se agiscono rettamente, poi, non sanno di farlo. Nessuno se non è stato supereducato fin da principio può controllare in ogni aspetto la sua azione morale così da sapere quando come e perché agire. Poi dicono che se l'azione onesta deriva dai precetti, questi bastano per raggiungere la felicità. Ma noi diremo che le azioni oneste non derivano solo dai precetti. Seneca critica esempi relativi alle altre arti, perché non riguardano la vita nella sua totalità. Nelle altre arti poi è più scusabile sbagliare volontariamente, nella vita il contrario. La maggior parte delle arti poi han propri principi generali e non solo precetti, come la medicina, perciò c'è una scuola di Ippocrate, una di Asclepiade e una di Temisone. Poi non c'è scienza contemplativa che non abbia propri principi, detti dogmata o decreta. La filosofia è infine teoretica e pratica, contemplativa e attiva.

Lettere 15 e 1: filosofia come terapia e come azione

Temi:
15,1 - funzione terapeutica della filosofia(v. epicuro).   
16 - filosofia come azione. Altro: 2) tradurre la pratica della filosofia in 1 meditazione quotidiana-serve a creare un habitus = seconda natura.
 
Meditatio mortis = unico evento futuro che inevitabilmente ci colpirà. In Epicuro vediamo la terapia dei desideri. In 16.9 Seneca distingue tra desideri naturali e ciechi.

Lettera 95: la teoria e la pratica della filosofia

Nello Stoicismo abbiamo una maggiore originalità dei diversi pensatori, rispetto all'epicureismo. Qui si discute del rapporto teoria-pratica, quindi tra parte teoretica e pratica della filosofia.  Lettera 94 e 95 sono un tutt'uno. Problema: sono sufficienti per raggiungere lo scopo della filosofia (vivere virtuosamente = secondo natura) principi generali?

Ci Sono Decreta e Precepta.  Aristone di Chio parlava di precetti particolari (praecepta, indicazioni particolari). Seneca difende contro Aristone anche la necessità dei precepta nella lettera 94. Nella 95 dice che senza decreta i precepta non sono sufficienti. Nella 95 ancora c'è un discorso sui rimedi e sulla necessità di un filosofia più complessa.

Topos retorico diffuso allora: la vita degli antichi era più semplice di quella dei moderni (vedi la Repubblica di Platone e il De Rerum Natura). Allora i mali erano di meno perché erano di più i bisogni. In questo modo di ragionare nello sviluppo storico ci si allontana da una presunta vita naturale del passato vista come modello ideale.

Alle azioni rette conducono i precetti. Tesi: non è sufficiente una semplice precettistica. Se l'azione onesta deriva dai precetti, bastano i precetti a raggiungere la felicità (sillogismo).  Lo stoicismo definiva la saggezza come arte della vita.   

Se la filosofia è arte del vivere, come nelle altre arti bastano i precetti a formare il filosofo. Ma Seneca risponde che molti fattori ostacolano queste arti. Cioè la filosofia non si può mettere sul piano delle altre arti.

Argomenti:
- Nelle altre arti (vedi medicina) è più grave commettere un errore involontariamente che volontariamente. Nell'arte del vivere è il contrario;
- Nemmeno tutte le arti son formate solo da precetti ma han anche principi generali. Se non ci fossero ad es. non si distinguerebbero varie scuole di medicina;

Avevamo 3 scuole all'epoca di Seneca, 3 sette di medicina: Dogmatica, metodica ed empirica. Asclepiade appartiene alla medicina atomista.

Parte 10: la filosofia è più di un'arte del vivere, è una scienza contemplativa, con propri principi detti decreta o dogmata. E' più vicina dunque a scienze come geometria o astronomia, che han principi generali. Ma la filosofia ha anche una parte attiva e pratica. I Decreta devon tradursi in precepta. La filosofia è al tempo stesso contemplativa e attiva. Compito della filosofia è anche l'indagine dell'universo, qualcosa che va oltre la sua vocazione terapeutica. Tutta la filosofia ha una parte contemplativa e una attiva. Essendo la scienza contemplativa, la filosofia ha propri principi.
 
Relazione: senza principi generali i precetti sono inefficaci. Quindi perché i precetti stoici possano funzionare bisogna condividere i principi stoici.

Poi comincia un'altra parte: si parla del vecchio stato delle cose = antica saggezza e scienza oscura del presente. Uso di un registro medico-militare. Oggi i mali sono complessi = servono rimedi complessi. Altro punto importante riguarda la centralità dell'alimentazione =idea che le malattie non insorgevano quando il cibo era semplice e serviva solo a placare i desideri naturali.
Nel Gorgia di Platone si attacca questa questione. Si attacca la gastronomia come arte della seduzione del corpo. La contrapposizione è naturale-artificiale. Gli antichi irrobustivano il corpo con la fatica. Filosofia come forma di cura della vita verso una normalità, che ora è deviata per colpa dello stile di vita dei tempi di Seneca, produttore di mali e lontano dalla natura. I mali sono oggi più complicati, così lo è anche la filosofia, e la saggezza è difficile da realizzarsi.

Non possono bastare dei precetti per criticare l'imperialismo romano. Ma va condannato e rimesso in discussione tutto alla base. Per questo son necessari i principi generali. Soluzione: consolazioni, precetti, esortazioni son inefficaci senza principi generali.

Precetti = cosa dobbiamo fare
Consolazioni = consolare se stessi e un altro quando colpiti
Esortazioni = Incitamento a fare del bene in vista del seguire i precetti.

Chi vuole cercare la felicità è come un militare che segue tutto ciò che gli è comandato, contro il nemico.

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