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I redditi non tassabili: le stock option


Va ora detto che la regola della onnicomprensività è largamente derogata, perché vi sono numerose ipotesi di proventi che non sono tassati.
Ci limitiamo a ricordare che non sono tassati:
a. i contributi che il datore di lavoro versa per l’assistenza, la previdenza e la sanità;
b. le erogazioni liberali concesse in occasione di festività;
c. le prestazioni di vitto (ad esempio, mensa aziendale);
d. le prestazioni di servizi di trasporto collettivo.
Un cenno particolare merita la disciplina fiscale dell’attribuzione di azioni ai dipendenti.
Vi sono, in proposito, due norme:
1. la prima riguarda le azioni che sono attribuite, con funzione retributiva, alla generalità dei dipendenti; tali attribuzioni non solo tassate, ma solo nei limiti di un importo di 2065,83 euro, e a condizione che non siano riacquistate dalla società emittente o dal datore di lavoro e che il lavoratore non le ceda prima che siano trascorsi tre anni dalla data di assegnazione;
2. la seconda norma riguarda le azioni date, dietro corrispettivo, a specifiche categorie di dipendenti o a singoli dipendenti; si tratta delle stock option, diritti di opzione in virtù dei quali i dipendenti potranno acquistare in futuro azioni della società, non al prezzo che le azioni avranno raggiunto in futuro, ma al prezzo che avevano quando sono stati attribuiti i diritti di opzione.
Il dipendente, in definitiva, acquista azioni per un importo inferiore al loro valore al momento: la differenza tra tale valore e l’importo corrisposto dal dipendente non è tassata.

Tratto da CONCETTI SUL DIRITTO TRIBUTARIO E SULL'IVA di Stefano Civitelli
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