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La Corte di Giustizia e i divieti posti dal Trattato


La giurisprudenza della Corte di Giustizia ha in primo luogo ribadito la portata dei divieti posti dal Trattato con riguardo alla libera circolazione delle merci, ribadendo ad esempio la diretta applicabilità dei divieti posti nei confronti delle tasse di effetto equivalente a dazi doganali.
Tramite un’interpretazione innovativa e dinamica dei principi di libera circolazione dei lavoratori, la Corte ha chiarito come tali disposizioni siano suscettibili di incidere direttamente sugli ordinamenti fiscali di ciascuno Stato.
Essa ha infatti ritenuto in contrasto con i principi comunitari quelle legislazioni nazionali che non riconoscono al lavoratore comunitario non residente un trattamento impositivo analogo a quello applicabile ai lavoratori residenti.
Infine, un cenno merita la giurisprudenza della Corte afferente la tutela dell’affidamento e il principio di proporzionalità.
Sul primo versante, infatti, la perentoria affermazione ed utilizzazione del principio operata dalla Corte ben potrebbe contribuire a superare la difficoltà di individuare, nella nostra Carta costituzionale, precisi referenti normativi di una regola essenziale per il corretto funzionamento del rapporto fisco/contribuente.
Quanto poi al principio di proporzionalità, esso consiste nell’esigenza di un ragionevole bilanciamento tra l’interesse protetto dall’ordinamento e le misure apprestate dal medesimo per garantirne il rispetto e reprimerne le violazioni.

Tratto da CONCETTI SUL DIRITTO TRIBUTARIO E SULL'IVA di Stefano Civitelli
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