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Rossellini : Roma città aperta


Si arriva così allo shock provocato dalla proiezione, il 26 settembre del 1945, di Roma città aperta di Rossellini, in un cineteatro romano, sancisce tradizionalmente la nascita ufficiale del neorealismo.Il movimento cesserà sette anni dopo, tra il 1952 e il 1953, e niente di precedente o successivo può essere considerato neorealista, a torto o a ragione. Il film si ispira alla storia vera di don Luigi Morosini, torturato e ucciso dai nazisti perché colluso con la Resistenza. Nella Roma del '43 e '44, si intrecciano le vicende di alcune persone, coinvolte nella Resistenza antinazista. Durante l'occupazione, don Pietro protegge i partigiani e, tra gli altri, offre asilo ad un ingegnere comunista: Manfredi. Nel frattempo, la popolana Pina, fidanzata con un tipografo impegnato nella Resistenza, viene uccisa a colpi di mitra sotto gli occhi del figlioletto mentre tenta d'impedire l'arresto del suo uomo, trascinato via su un camion. Poco più tardi, anche don Pietro e l'ingegnere - tradito quest'ultimo dalla propria ex-amante tossicodipendente - vengono arrestati. Manfredi muore sotto le atroci torture inflittegli dai tedeschi per ottenere i nomi dei suoi compagni della Resistenza. La sorte di Don Pietro è la stessa: il sacerdote viene fucilato davanti ai bambini della propria parrocchia, tra i quali il figlio ormai orfano di Pina. Rossellini racconta il film con una immediatezza istintiva, senza dimenticare la passione della narrativa popolare, ma anche senza sacrificare alla finzione cinematografica nessun tratto realistico, sgradevole, provocatorio. Premiato a Cannes, nel 1946, in Italia ottenne una tiepida accoglienza, poiché la critica vi vedeva una eccessiva concessione al gusto melodrammatico popolare.

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