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Matrimonio e alleanza


Tra i vari aspetti della parentela è di fondamentale importanza la dimensione dell’alleanza, o affinità, contratta attraverso l’istituzione del matrimonio.
Non esiste un’unica definizione di matrimonio che possa essere applicata a tutte le società: ci sono società in cui il matrimonio unisce 2 persone (monogamico), altre dove ne unisce più di 2 (poliandrico -tra una donna e più uomini- e poliginico -tra un uomo e più donne-). Anche gli scopi dell’unione sono estremamente variabili, così come gli accordi attraverso cui il matrimonio viene stipulato.
Un nostro dizionario definisce il matrimonio come “un accordo tra un uomo e una donna stipulato alla presenza di un ufficiale dello stato civile o di un ministro del culto con cui i soggetti contraenti si impegnano a instaurare e mantenere fra essi una comunanza di vita e di interessi”.
Questa definizione però è poco utile in campo antropologico.
In base all’istituzione dell’epiclerato in vigore nell’antica Grecia, ad esempio, un uomo sposato senza figli maschi ma con delle figlie femmine, poteva far unire legalmente una di queste a un uomo e diventare a tutti gli effetti il padre del figlio della figlia.
Oppure si consideri il cosiddetto matrimonio col fantasma praticato presso i Nuer del Sudan. I Nuer sono allevatori e agricoltori e la loro società si basa sulla discendenza patrilineare. Come in tutte le società patrilineari, anche presso i Nuer avere dei figli (specialmente maschi) è per un uomo un fattore di grandissima importanza, al punto che si ritiene opportuno procurare a un uomo dei figli anche qualora egli muoia prima di essersi sposato o senza prole. A tale scopo, un uomo del gruppo di discendenza del defunto, possibilmente un fratello o un cugino, contrae matrimonio con una donna a nome dello scomparso e i figli che nascono da tale unione sono considerati a tutti gli effetti figli del defunto.
Gli Igbo della Nigeria, ma anche altri popoli africani, praticano, sebbene raramente il cosiddetto matrimonio tra donne. Il matrimonio tra donne risponde alla necessità, avvertita da tutte le donne delle società in cui vige, di avere figli e di raggiungere la piena identità sociale. Nel caso di sterilità del marito, le donne ricorrono sovente, d’accordo con i loro sposi, all’adulterio, dove gli eventuali figli risultano essere figli a tutti gli effetti della coppia sposata. Questo tuttavia non può essere una soluzione nel caso in cui sia la donna a essere sterile. Ecco allora che tra i Nuer una donna sterile può divorziare ed essere considerata “come un uomo”. Ella può così contrarre matrimonio con un’altra donna, scegliere un uomo a sua discrezione e farlo unire con colei che è la propria moglie di diritto. I figli che nascono da questo rapporto sono figli legittimi della donna marito e appartenenti al gruppo di discendenza di quest’ultima.
Bisisi (Haya della Tanzania): tutti i figli di una donna sono del primo padre dei suoi figli, anche se questa successivamente ne ha altri con altri uomini.

Tratto da ELEMENTI DI ANTROPOLOGIA CULTURALE di Anna Bosetti
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