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L’interpretazione delle norme tributarie


Nessuno più dubita oggi che l’interpretazione delle norme tributarie soggiace, in linea di massima, alle stesse regole ed agli stessi principi operanti con riferimento a tutti gli altri settori dell’ordinamento, pur non mancandosi di evidenziare l’esistenza di peculiari problematiche a tale proposito.
Tuttavia, conviene spendere qualche parola in ordine ad alcune teorie interpretative postulanti viceversa l’esistenza di particolari e specifici canoni ermeneutici nell’ambito della materia tributaria.
Ci riferiamo, in primo luogo, alla tesi per cui, in caso di incertezza circa il significato della norma tributaria, questa avrebbe dovuto essere intesa privilegiando l’interpretazione più favorevole all’erario; nonché all’altra che, in presenza della stessa situazione, perveniva a risultati diametralmente opposti, propugnava la necessità di accordare preferenza al significato più favorevole al contribuente.
È certo che entrambe le tesi risultavano chiaramente influenzate dal clima ideologico-politico nel quale si collocavano.
Più serio fondamento e maggior seguito ha avuto la teoria cosiddetta dell’interpretazione funzionale.
Il fulcro di tale concezione è ravvisabile nel fatto che ad avviso dei suoi sostenitori non si potrebbe prescindere dalla funzione e dalla causa giustificativa della prestazione tributaria: competerebbe, dunque, all’interprete in sede applicativa di verificare se ricorra o meno di volta in volta la capacità contributiva che il tributo è volto a colpire.

Tratto da CONCETTI SUL DIRITTO TRIBUTARIO E SULL'IVA di Stefano Civitelli
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