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I limiti dell'approccio cognitivista e dei modelli innatisti-modulari


I modelli innatisti-modulari, e in generale l'approccio cognitivista allo studio dello sviluppo cognitivo, negli ultimi anni, si sono mostrati sempre più inadeguati a descrivere e spiegare la complessità dei fenomeni evolutivi e di cambiamento (ciò è conseguenza dell'adozione, da parte dell'approccio dell'elaborazione dell'informazione, della metafora del computer come strumento per affrontare lo studio della mente umana).

Limiti
1. Visione statica dello sviluppo. L'approccio dell'elaborazione dell'informazione ha adottato una visione dell'architettura della mente come immutabile.
2. Assenza di attenzione per i substrati neurali. L'approccio cognitivista adotta un approccio puramente funzionale allo studio della cognizione, senza prestare attenzione alle basi neurali del sistema cognitivo.
3. Vaghezza teorica nella definizione del termine “innato”. Al termine “innato” non viene data una definizione specifica: viene usato per riferirsi a quelle capacità o caratteristiche dell'individuo, presenti alla nascita, immutabili e dominio-specifiche, risultato di un'estrinsecazione dell'informazione contenuta nei geni.
4. Interpretazione in termini cognitivi di competenze di natura percettiva. Alcuni autori sostengono la necessità di una maggiore cautela nell'attribuire capacità rappresentazionali ai bambini molto piccoli: secondo loro, le abilità potrebbero essere in apparenza numericamente rilevanti, ma in realtà esse sono la manifestazione di abilità percettive di base di carattere dominio-generale, legate all'appartenenza percettiva delle configurazioni numeriche, anziché all'informazione numerica in esse contenuta.

Tratto da LO SVILUPPO COGNITIVO di Alessio Bellato
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