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Varietà e variazioni nella lingua


La descrizione linguistica non ha come oggetto un insieme uniforme e invariabile. Nella tradizione sociolinguistica si fa generalmente riferimento a tre variabili principali e si tende ad analizzare i cambiamenti che nella lingua si realizzano in rapporto allo spazio, alle classi sociali, alla situazione.

Privilegiando il livello sincronico, si considerano nella terminologia di Coseriu come dimensioni di variabilità: la diatonica, determinata da fattori geografici quali ad esempio in Italia le differenze regionali; la diastratica, connessa alle diverse variabili sociologiche quali età, sesso, condizione sociale, competenza comunicativa, ecc; la diafasica, connessa alla situazione d’uso. A queste possono aggiungersi due ulteriori dimensioni di variabilità: la dimensione diacronica, connessa al tempo, e la diamesica, connessa alle differenze del mezzo di comunicazione.

Sono indicati da Trumper due sottorepertori diversi per l’uso scritto e orale comprendente, per il primo it. Standard, it. Sub-standard, it. Interferito sub-standard, e per il secondo it. Regionale formale, it. Regionale informale, it. Regionale trascurato fortemente interferito.

Sono indicate da Berruto tre assi di variazione: l’asse diamesico che, seguendo le definizioni di Nencioni, va dal polo scritto-scritto al polo parlato-parlato; l’asse diastratico, che va dal polo alto al polo basso; e quello diafasico, dal polo formale-formalizzato al polo informale.

Tratto da INTRODUZIONE ALLA LINGUISTICA APPLICATA di Domenico Valenza
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