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Il mercato azionario e gli assetti proprietari delle imprese


Il mercato azionario è rappresentato dall’insieme delle transazioni su titoli azionari.
Tuttavia gran parte delle società operanti in Italia sono del tipo “chiuso”: la proprietà cioè è totalmente in mano a un imprenditore (o alla sua famiglia) non disposto ad allargare ad altri soggetti il capitale della società (si verifica così il fenomeno di “assenza di mercato”)
Naturalmente, seppur raramente, si verifica il caso di apporti di mezzi propri da parte di investitori diversi dai soci di controllo o il caso di riallocazione proprietaria; ma queste operazioni riguardano principalmente il passaggio generazionale e avvengono comunque con trattative provate. (non alimentano cioè il mercato in senso stretto, con riferimento alla borsa e quindi alle società quotate). Di fatto il soggetto di controllo di una società quotata accetta di distribuire una quota significativa del capitale sociale (in genere non meno del 20%) tra il pubblico degli investitori (condividendo il rischio di impresa e la partecipazione a un flusso di redditi attesi oltre che a eventuali capital gains), con lo scopo di accrescere la disponibilità di risorse finanziarie.
Nel caso italiano, il modello prevalente è quello di proprietà “accentrata” cioè di un sistema di controllo basato spesso sulla detenzione diretta o indiretta (tramite patti di sindacato) della maggioranza assoluta; il controllo della società è quindi stabile o addirittura inattaccabile.
In altri contesti, come quello anglosassone, il modello tipico è quello della “public company” che si caratterizza per il frazionamento del capitale sociale tra una moltitudine di piccoli azionisti; in tal caso le maggioranze di controllo sono generalmente quote di minoranza del capitale (a causa dell’assenteismo della maggior parte degli azionisti alle assemblee) e in ogni modo sono instabili. Ne deriva il meccanismo c.d di “mercato per il controllo”.

Tratto da IL SISTEMA FINANZIARIO di Alessia Chiovaro
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