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Modifiche al Paradigma Harwardiano

Gli economisti industriali studiano il complesso delle imprese. I diversi strumenti presenti nell’economia sono stati tutti organizzati nel paradigma harwardiano. È nato tra la metà degli anni 30 e la fine degli anni 60 per studiare la dinamica del sistema industriale. È una griglia con cui valutare la performance di un’industria, di un settore o di un intero sistema produttivo. Nasce in America mentre in Europa arriva solo più tardi.
Nasce da un approccio strutturalista: è cioè la struttura del mercato che condiziona i comportamenti delle imprese e i loro risultati economici. È un limite perché mancano le imprese, ora si dice che non sono più solo soggetti passivi. I governi se vogliono possono influenzare la condotta e la struttura se non ritengono una performance soddisfacente, ad esempio con la politica degli incentivi, con le politiche di antitrust o con le politiche di regolamentazione.
Questa teoria è stata modificata ultimamente con diversi passaggi: per prima cosa è nata la teoria dei mercati contendibili, che oggi non è più valida. Questa teoria comprendeva anche le barriere all’uscita che la teoria di harward non comprendeva. Ad arricchire il quadro analitico è arrivata la teoria di R. Coase degli anni 30, con l’integrazione e la disintegrazione verticale delle imprese. Ultimo filone in ordine di tempo è quello dei comportamenti strategici, dove per strategici si intende qualcosa ai limiti dell’abusivo.

Tratto da ECONOMIA INDUSTRIALE di Valentina Minerva
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