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Chirurgia Bariatrica


E’ possibile avviare un paziente ad intervento chirurgico quando questo abbia un BMI > 40 oppure un BMI ≥ 35 in presenza di patologie associate (cardiopatia associata all’obesità, sindrome delle apnee notturne, sindrome di Pickwick - sindrome respiratoria, caratterizzata da ipoventilazione, sonnolenza; l’aumento della pressione addominale nel paziente obeso provoca un rialzo del diaframma, con minore espansibilità polmonare -, diabete mellito tipo II, gravi malattie articolari da soprappeso, o problemi di forma corporea tali da interferire con il lavoro, la vita familiare, la mobilità). Importante è l’aver sperimentato in precedenza più di una terapia conservativa e aver ottenuto una bassa probabilità di successo prima di sottoporsi all’intervento. La chirurgia bariatrica, per avere un significato, deve poter allungare la prospettiva e qualità di vita dei pazienti con meno costi per la sanità rispetto al paziente obeso (che va incontro a costi sociali come l’insulina, antidiabetici orali, farmaci antipertensivi e in grado di abbassare il colesterolo, antinfiammatori per curare i facili malanni, etc.).

Controindicazioni assolute
E’ necessaria una informazione per il paziente molto chiara e onesta. Gli interventi sono controindicati ai soggetti che soffrono di disturbi del comportamento alimentare.

Gli interventi possono essere di tre tipi:
- Restrittivi. Restrizione gastrica con riduzione dell’introito.
- Malassorbitivi. Riduzione della digestione e dell’assorbimento.
- Anoressizzanti/restrittivi. Riduzione dell’appetito e restrizione.

1) Sono il Bendaggio Gastrico e la Gastroplastica Verticale. Questi interventi presentano minori rischi di sequele metaboliche ma anche minore efficacia; è necessaria una collaborazione da parte del paziente per la perdita di peso. La perdita di peso è legata alla riduzione dell’introito e lo scopo è “rieducare” il soggetto obeso mutandone le abitudini alimentari.


Tratto da MEDICINA E CHIRURGIA di Lucrezia Modesto
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