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A Cecchi Gori i diritti per la trasmissione delle partite

29 febbraio 1996

Si aprono le buste contenenti le offerte per l'acquisizione dei diritti per la trasmissione delle partite di calcio. L'acquisizione da parte di Telepiù dei diritti sul criptato (203,6 miliardi indicizzati a stagione) scontata, ma sorprende la vittoria di Cecchi Gori, che si aggiudica, per 213,5 miliardi, i diritti per la radiofonia e i diritti in chiaro, scavalcando la Fininvest e soprattutto la Rai. Secondo questa situazione, quindi, non soltanto il servizio pubblico perderebbe la sua bandiera più popolare (trasmissioni come Tutto il calcio minuto per minuto, 90° minuto, Quelli che il calcio) con conseguente crisi ai vertici, ma le squadre di calcio otterrebbero, dal nuovo contratto, una cifra complessiva di circa 1.251 miliardi - ripartiti in tre anni tra chiaro e criptato - nettamente superiore a quella del contratto precedente (circa 571 miliardi) e alle offerte Rai e Telepiù del 20 ottobre 1995 (circa 850 miliardi).
In realtà, l'operazione di Cecchi Gori determina perplessità in relazione a differenti aspetti che suscitano una mobilitazione dell'opinione pubblica compatta come in poche altre occasioni. In primo luogo la rete ammiraglia del gruppo del produttore cinematografico (Tmc) copre a malapena il 75% del territorio nazionale, con capacità tecniche e organiche, tra l'altro, forse non adeguate a garantire la qualità dei programmi sportivi (il gruppo, pur avendo acquistato i diritti radiofonici, per esempio, non dispone di una propria radio). L'eventualità che il 25 % degli italiani sia privato dello spettacolo domenicale più popolare - tanto ambito dagli operatori televisivi - porta a rimettere in discussione l'asta e la validità degli accordi. In secondo luogo, il Gruppo Cecchi Gori mostra una situazione debitoria di 220 miliardi, non risolvibile attraverso l'alleanza ventilata con Murdoch - non disposto ad entrare a queste condizioni nel mercato italiano - o con l'intervento di un partner internazionale alternativo.

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