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Legge sul Consiglio Nazionale delle Corporazioni

20 marzo 1930

La legge sul Consiglio Nazionale delle Corporazioni prevede un forte ridimensionamento del sindacalismo fascista. L'unica organizzazione nazionale dei lavoratori esistente viene divisa in sei associazioni rappresentanti i diversi settori produttivi:
1. agricolo;
2. commerciale;
3. industriale;
4. dei trasporti terrestri e della navigazione interna;
5. bancario;
6. degli esercenti imprese di trasporti marittimi ed aerei.
Questo provvedimento sancisce l'epilogo di un'intera fase della storia sindacale, cioè di quella iniziata con la costruzione della struttura confederale, che è stata caratterizzata dalla centralità del problema della rappresentanza politica come obiettivo primo dell'organizzazione sindacale e che si proponeva come interlocutore dello stato in materia economica e sociale.
Con l'avvento del fascismo, quindi, lo stato si propone di assumere un ruolo di intervento e di controllo dell'assetto corporativo e professionale con l'obiettivo di realizzare un governo diretto ed organico delle masse.

Tra parentesi è indicato il numero di tesi correlate



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