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Il Piano Nazionale per lo sviluppo sostenibile

28 dicembre 1993

L'Italia approva con delibera CIPE il Piano Nazionale per lo sviluppo sostenibile in attuazione dell'Agenda 21 (PNSS). Tale Piano è redatto dalla Commissione per l'Ambiente globale del Ministero dell'Ambiente, ed è istituito un apposito comitato di coordinamento per il suo monitoraggio.
Il Piano seleziona, sulla base dei settori chiave già individuati nel Quinto Piano d'Azione comunitario (industria, settore energetico, trasporti, agricoltura e turismo), a cui aggiunge esplicitamente il settore dei rifiuti, gli obiettivi e le azioni più congruenti con la condizione ambientale del nostro paese, rispettando le sue caratteristiche sociali ed economiche. Esso parte dal presupposto che vi siano alcune urgenze che possono e devono essere affrontate rapidamente in chiave di nuove e decisive opportunità di sviluppo anche tecnologico, nella prospettiva di una competizione economica che ha di fronte mercati di scala mondiale e attori, in altri paesi, che da tempo hanno incorporato le preoccupazioni ambientali nella programmazione d'impresa. La soluzione di tali urgenze si concentra nelle azioni da porre in essere nei settori produttivi più tradizionali (industria, agricoltura, turismo), nelle infrastrutture di base (energia, trasporti), nella necessità di modificare radicalmente il punto di vista dei soggetti pubblici e privati verso i rifiuti, problema terminale dei processi di produzione e di consumo che assume forme paradossali nelle economie più ricche ma non sviluppate sotto il profilo della tutela ambientale.
Il Piano si articola quindi in sei capitoli, secondo un'aggregazione dei problemi che dovrebbe anche rendere più agevole seguirne l'attuazione da parte delle pubbliche amministrazioni centrali e dei soggetti interessati; ogni capitolo descrive sinteticamente la situazione italiana, le indicazioni dell'Agenda 21 in proposito, gli obiettivi da assumere come prioritari e le azioni e gli strumenti necessari al loro perseguimento.
L'importanza del piano è dovuta al fatto che è il primo di carattere interministeriale sull'ambiente e crea un filo conduttore con programmi a livello internazionale (Agenda 21 di Rio) e comunitario (V programma d'azione). Grazie anche a questo piano, l'azione del Governo italiano inizia a integrare e sostituire gradualmente i tradizionali indirizzi della politica ambientale, prevalentemente destinati al controllo dell'inquinamento, con nuovi orientamenti che danno attuazione al principio della sostenibilità.

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