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Manipolazione dell'informazione: orientare l'opinione pubblica

In questo elaborato l’intenzione perseguita è quella di dimostrare la possibilità di un uso manipolatorio dell’informazione e, tramite questo, la capacità di andare ad influire sull’opinione pubblica.
Incominciamo dando una definizione del concetto di “mass media”, letteralmente “mezzi di massa”: con questa accezione intendiamo l’insieme degli strumenti di comunicazione di massa quali ad esempio giornali, radio, televisione, manifesti, cinema ecc. che hanno la peculiarità di comunicare un qualsiasi messaggio ad una massa di individui indeterminati contemporaneamente.
Queste tecnologie, tipiche della nostra epoca, ormai costituiscono un sistema di comunicazione a livello globale, la funzione che esercitano è quella di filtro tra noi e il mondo che ci circonda, ogni persona tende a strutturare la propria realtà, finanche il proprio sistema di credenze tramite questi mezzi.
Il lavoro qui presentato è suddiviso in sette parti.
Nella prima vengono presentate le principali teorie riguardanti le comunicazioni di massa, divise principalmente in tre fasi: 1) media onnipotenti, 2) effetti limitati dei media, 3) ritorno all’idea dei media potenti; di quest’ultima fase verranno esaminati più nello specifico due teorie, quella dell’agenda setting e quella della spirale del silenzio.
Nel secondo capitolo verrà analizzato il concetto di opinione pubblica, i vari studi e teorie sull’argomento; scopriremo che l’idea di opinione pubblica non è un concetto univoco e universalmente condiviso ma vi sono molte teorie createsi nel corso degli anni, scopriremo inoltre che questo concetto può assumere diversi significati, nessuno dei quali prevalente sull’altro; quello che però resta comune è l’importanza che l’opinione pubblica riveste nella formazione e nella legittimazione del potere.
Nella sezione seguente ci soffermiamo sul concetto di verità contrapposta alla menzogna, viene analizzata qui l’idea di verità. Esiste un modo di interpretare la realtà senza che venga manipolata? Bugie, manipolazione e omissione sono la stessa cosa? Come possiamo definire le cosiddette bugie bianche, ossia quelle menzogne che perseguono un bene comune? E infine, c’è differenza tra chi mente sapendo di mentire e chi, magari per effetto di eccessiva ingenuità o credendo attendibili le proprie fonti si trova a riferire notizie mendaci?
Il quarto capitolo parla nello specifico delle notizie e dei giornalisti. Uno dei punti cruciale è appunto quello della selezione delle notizie da pubblicare, l’ottica con cui i giornalisti lavorano a questa scrematura e le basi sulle quali poggiano i principi di “notiziabilità”. Verrà analizzato inoltre l’effetto di omogeneità dell’informazione ed anche quello della ricerca di oggettività della stessa.
Nell’unità seguente si affronta il focus della tesi, ossia la manipolazione dell’informazione. Cosa si intende per manipolazione? Come funziona e quali sono gli scopi che si prefigge, l’uso di un linguaggio e di immagini preparate ad hoc, la creazione di stereotipi con cui in seguito la massa interpreterà la realtà e di conseguenza l’effetto creato dalla dissonanza cognitiva. L’informazione subisce qui sia l’influenza dell’emittente sia quella del ricevente portando di conseguenza ad un errata percezione della realtà.
La sesta parte è per così dire una continuazione di quella precedente, vengono qui presentate le principali tecniche usate per la manipolazione delle notizie. Di pari passo con l’aumento della tecnologia si moltiplicano anche le tecniche di distorsione del reale, rendendo inoltre sempre più difficile individuarle e quindi limitando maggiormente la possibilità di difendersi dalle stesse.
Nell’ultimo capitolo verrà fatta un’analisi critica della tesi; si cercherà di capire se il metodo utilizzato per analizzare il problema è quello adatto, si proverà a ragionare in modo opposto a quello esposto durante il lavoro. Infine verrà presa in considerazione un ottica diversa: verrà messo in relazione l’effetto di manipolazione con la possibilità di avere informazioni alternative, ossia la quantità e la qualità dell’informazione a nostra disposizione, tutto ciò rapportato all’atteggiamento attivo o passivo che gli individui tengono di fronte alle notizie.

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Comunicazione di massa: teorie L’evoluzione delle teorie di comunicazione di massa si suddivide in tre fasi, individuate dalla studiosa tedesca Noelle-Neumann (1973) 1 . Nella prima fase, conclusasi negli anni quaranta, i media venivano visti come onnipotenti, in grado di piegare qualsiasi volontà. Qui troviamo la “Teoria della società di massa” in cui questa massa non è altro che uno strumento di manovra a disposizione dell’elité, ovvero una minoranza organizzata che governa una maggioranza disorganizzata. La “Teoria dell’ago ipodermico” è pero quella più rappresentativa di questa fase, viene fatto riferimento ad un modello comunicativo che si caratterizza per una relazione diretta e univoca che lega lo stimolo alla risposta (come negli esperimenti sui cani di Pavlov), i fondamenti di questa teoria sono: 1. il pubblico è una massa indifferenziata in cui gli individui sono in un isolamento fisico, sociale e culturale; 2. i messaggi veicolati dai media sono potenti fattori di persuasione, in grado di introdursi all’interno degli individui con le stesse modalità di un “ago ipodermico”; 3. gli individui sono indifesi di fronte al potere dei mezzi di comunicazione di massa; 4. i messaggi veicolati sono ricevuti da tutti i membri nello stesso modo. Gli individui sono veramente soli, senza una rete di protezione, esposti senza scampo agli stimoli esercitati dai media. Nella fase successiva si assiste a un deciso ridimensionamento del potere dei media, viene sostenuto che “la comunicazione di massa non funge in genere da causa necessaria o sufficiente degli effetti sul pubblico, ma agisce, semmai, un complesso di fattori intermediari” 2 (Klapper, 1960, p.8) si afferma in questa fase il paradigma degli effetti limitati dei media. In questa fase si scopre la rilevanza assunta da alcuni individui che, fornendo materiale conoscitivo e interpretativo ad altri soggetti assumono il ruolo di “leader d’opinione”; viene introdotta l’idea del flusso a due fasi della comunicazione in cui le idee sembrano passare dalla radio e dalla stampa ai leader d’opinione e da questi ai settori meno attivi della popolazione. Gli assunti che troviamo in questa seconda fase sono: 1) gli individui non sono isolati socialmente; 1 Bentivegna, S., 2003, Teorie delle comunicazioni di massa 2 Bentivegna, S., 2003, Teorie delle comunicazioni di massa 5

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Informazioni tesi

  Autore: Daniele Portioli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Giancarlo Corsi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 42

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