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La dossografia

“Dossografia” (doxai – graphia, “scrittura delle opinioni”) è un termine di derivazione greca molto diffuso in epoca moderna ed è una disciplina che si occupa della raccolta delle opinioni dei filosofi.
Tuttavia la dossografia non è una disciplina esclusivamente moderna: l’abitudine di raccogliere le opinioni dei filosofi è una pratica che ha avuto uno sviluppo significativo già nell’antichità, soprattutto nell’ambito della scuola di Aristotele.
Della diffusione di questa pratica già presso gli antichi greci ci dà testimonianza ancora una volta un’opera di Hermann Diels del 1879, dal titolo “Dossografi greci”, nella quale presenta le raccolte di opinioni filosofiche realizzate dai filosofi greci, ricostruendo a grandi linee il percorso della filosofia antica.
Primo punto da tener presente è l’esistenza, nel III secolo a.C., di un’opera dal titolo “Opinioni dei fisici” di Teofrasto, allievo di Aristotele che raccolse in 18 libri le opere dei pensatori precedenti a Platone. È il primo passo della tradizione dossografia. Oggi non abbiamo accesso diretto all’opera di Teofrasto (ne possediamo solo un piccolo frammento). Diels ci informa inoltre del fatto che al I secolo a.C. risale un’opera, la cui esistenza per molti è solo ipotetica (tanto è vero che non ne conserviamo alcun frammento), di un autore anonimo, la cui composizione è ispirata in buona parte all’opera di Teofrasto e che è stata convenzionalmente chiamata “Vetusta placita” (“Opinioni antichissime”). Nel I secolo d.C. circola un’altra opera dossografia attribuita ad Aezio intitolata “Placita filosoforum” (“Raccolta delle opinioni dei filosofi”). Nemmeno di quest’opera possediamo alcun frammento, ma autori successivi ad Aezio (come Ippolito, lo pseudo-Galeno e lo pseudo-Plutarco) riportano, nelle loro opere dossografiche, di cui oggi possiamo usufruire, intere pagine uguali tra loro e Diels ipotizza che siano state tratte dall’opera di Aezio.
Nonostante l’eco delle parole dei filosofi antichi del VII – V secolo a.C. risuoni solo molti secoli dopo, cioè nel I secolo d.C., epoca a cui risalgono le prime opere dossografiche di cui possediamo testimonianza diretta, non bisogna dimenticare che una parte delle informazioni riguardanti i presocratici ci vengono dalle opere di Platone e Aristotele. E non a caso, come abbiamo già detto, la pratica della dossografia era molto diffusa presso la scuola di Aristotele.

Il perché soprattutto nella scuola di Aristotele tale pratica era molto diffusa (se non addirittura essenziale) è da ricercarsi in quello che per Aristotele è il concetto di verità: poiché la verità è talmente forte da costringere gli uomini ad affermarla e, poiché è convinto che anche i suoi predecessori (che nel II libro della “Metafisica” paragona a dei «pugili che combattono senza metodo»), in maniera parziale, forse non sempre consapevole, hanno detto il vero, la discussione di qualsiasi problematica filosofica, secondo lo stagirita, deve necessariamente essere preceduta dall’analisi attenta delle “éndoxa” (le opinioni degli autori più autorevoli).

Come abbiamo già detto, le opinioni dei filosofi antichi vengono raccolte o grazie a frammenti tratti dalle opere originali o grazie a testimonianze indirette. Sulle testimonianze è opportuno fare una considerazione di prudenza: spesso chi dà testimonianza del pensiero di un autore, si esprime con il proprio linguaggio e le proprie idee, e non è detto che siano gli stessi dell’autore. Ad esempio, citando Talete, Aristotele afferma che per il filosofo ionico l’arché risiede nell’acqua, ma arché è un termine aristotelico e non è detto che Talete abbia adoperato mai questo termine, né che non lo abbia adoperato con un altro significato.

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