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L'Antigone di Brecht

Brecht nasce nel 1898 ad Augusta, da una famiglia di un industriale abbiente. Viene reclutato per la prima guerra mondiale. Studia Marx, è il classico intellettuale formatasi durante la repubblica di Weimar. Lascia la Germania nel 1933 e si trasferisce in USA, avendo una vita difficile sotto il governo McCarthy. Di questo periodo è “L’opera da tre soldi”. Brecht è un grande rielaboratore, ma da intellettuale comunista vuole lanciare un messaggio al pubblico: tanto per cominciare c’è contrapposizione con il teatro da lui definito “gastronomico” , cioè di intrattenimento.
Il suo teatro per contro impedisce l’immedesimazione. È il “V-effect” –Verfremdung- straniamento. Lo spettatore non si identifica immediatamente: mette sulla scena dei personaggi che continuamente lanciano richiami al pubblico.
È una diversità totale con il teatro di allora, anche come scena, molto povera. Per compensare inserisce sulla scena delle canzoni leggere, scritte da Kurt Weil, anche lui in esilio.

Come si colloca allora Antigone?

Il mito di per sé è un elemento antistorico, sono le  cifre eterne dell’uomo, i suoi caratteri primigeni, nei quali sempre ci si riconosce. Questo può interessare Freud, ma non Marx, che crede nel progresso continuo dell’uomo. Per capire quindi Brecht bisogna fare riferimento alla sua situazione: ritorna nella Germania dell’Est.
Il problema è utilizzare una lingua che ormai è sentita come occupata dal nazismo. Come tutti i regimi totalitari il nazismo era stato fortemente invasivo nei confronti del linguaggio: non è un caso che molti intellettuali ebrei non scrivessero più in tedesco.
Ecco allora che i classici tornano utili, in particolare Holderlin. Aveva tradotto l’Antigone con un linguaggio per certi versi aspro, ma che non richiamava all’orecchio la retorica nazista. In più il tema era perfetto: la guerra, la necessità di seppellire i morti.
Certo, lui non si può accontentare di una semplice rievocazione: subito c’è la dichiarazione di attualizzazione. Nel prologo c’è la scritta Berlino 1945.
Nel preludio ci sono due sorelle e una SS. Gli unici personaggi in più sono le ancelle, il che dimostra l’attenzione di Brecht per questo genere di categoria.
Le due sorelle sono contrapposte, una fa domande, l’altra cerca di evitarle. C’è una situazione di fame. Brecht mette in scena il silenzio dei tedeschi verso la persecuzione degli altri (gli ebrei). È un modo di narrare anomalo, a volte usa il plurale.
Dilemma: uscire allo scoperto o chiudersi in casa? Tacere e negare o farsi avanti? Le domande della donna sono rivolte allo spettatore, posto davanti a questo dilemma.

Brecht rielabora il testo: qui i due fratelli non si uccidono a vicenda, ma uno dei due ha abbandonato la guerra, è un disertore e viene ucciso da Creonte, proiezione storica di Hitler. Creonte incalza alle spalle, è la propaganda.
C’è una grande pregnanza testuale nella traduzione di Holderlin.
Diverse posizioni in guerra: c’è chi combatte, il partigiano e il disertore, che di solito non ha molto credito: qui Brecht cerca di recuperare questa figura come forma della resistenza.
Creonte si era messo in guerra contro Argo, e Polinice non viene sepolto in quanto disertore, caricandolo quindi anche di una posizione di rivolta.
Parlando di buchi nel grembiule c’è un richiamo al preludio, V-effect.
Fa riferimento alla rimozione collettiva, il tentativo di guardare avanti cercando di dimenticare più in fretta possibile il passato, soprattutto nella Germania  Ovest.
Creonte decanta la guerra, usa un linguaggio classico, aulico. Riprende Sofocle, ma con una vena di volgare venalità per Creonte, che diventa inquisitorio, usando termini tipici della Gestapo.  Da un lato, quindi c’è una continua allusione al nazismo e dall’altro un incessante recupero della dimensione poetica: per lui riproporre Holderlin è anche un ritorno alla scuola, all’adolescenza, alla Germania buona.

La differenza più importante è che i fratelli non si sono uccisi tra di loro e che entrambi, in un primo tempo, avevano partecipato alla guerra.
Due interpretazioni del nazismo:
1.    Hitler era un folle e tutti gli sono andati dietro;
2.    coinvolgimento di tutti e non demonizzazione di uno solo: Brecht sceglie questa via.
Eteocle viene schiacciato dai cavalli, Polinice inorridito diserta e per questo Creonte lo uccide: il messaggio è che Hitler-Creonte ha ucciso la gioventù.

Nel 1933 il governo tedesco toglie la cittadinanza tedesca a Brecht e ad altri intellettuali: questo fa di loro degli apolidi senza alcun diritto mentre si trovavano in Usa. Brecht dopo la guerra non sa dove andare: in Usa non può perché è comunista, così opta per la svizzera, restata neutrale, dove c’era anche Mann.
La risposta di Argo alla città di Tebe allude all’offensiva russa (massacro di Stalingrado).
Il registratore a vista impedisce ogni immedesimazione: è l’opposto dell’opera totale di Wagner che nascondeva l’orchestra.
È contro anche il metodo Stanislavskji, sull’immedesimazione del personaggio.
Vuole un teatro poverissimo, con funzione sociale: fa pensare e spinge all’azione.
Il coro dei vecchi: i vecchi sono quelli che non solo non si sono ribellati ma che, quando avevano il potere, avevano appoggiato Hitler. P. 131 sottolinea il compromesso. Per Sofocle invece i vecchi erano simbolo di saggezza.
In Brecht  non c’è l’interesse per il problema tra i generi, come invece appare in Sofocle.

Creonte accusa antigone di aver insultato la patria (Vaterland): ora che i padri si erano macchiati di  questo crimine, scelgono di usare la parola Heimat (casa) dimensione più privata, cfr p 145.
La cultura nazista aveva il gusto per il pagano (la svastica, la runa..), per un passato mitico e dionisiaco, rimandano a un mondo germanico primitivo, contro il cristianesimo. Pag 150
Nella Germania nazista viene esaltata la virilità guerriera di Creonte, e Antigone è la sensibilità femminile.

Tratto da IL MITO DI ANTIGONE di Federica Maltese
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