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Il triangolo come unità di osservazione terapeutica


Per quanto siano state formulate diverse ipotesi triangolari delle relazioni, è fondamentale considerare la soluzione dei conflitti all’interno dei triangoli e l’influenza che la soluzione stessa può avere nel processo di individuazione personale.
La comparsa di un terzo soggetto in una situazione di conflitto a due non solo aggiunge all’interazione una dimensione nuova, che consente delle alleanze e un rapporto di inclusione-esclusione rispetto ad esse, ma può rappresentare anche uno stimolo all’emergere di risorse individuali nascoste e all’evoluzione del sistema. Ciò è possibile in virtù del fatto che nell’interazione triadica ciascuno dei partecipanti può stare a guardare cosa succede tra gli altri due nel corso dell’interazione.    
Questa opportunità si offre, di volta in volta, a ciascuno dei componenti del triangolo, nella misura in cui ciascuno viene a trovarsi nella posizione di osservatore di quanto accade tra gli altri due.    
All’interazione triadica sono collegate anche altre possibilità: per esempio il figlio può intromettersi nella discussione adottando un atteggiamento meno polemico, spezzando l’interazione quando assume toni troppo esasperati; lo stesso può fare un genitore.    
Vedere come un altro affronta e risolve le difficoltà nelle quali ci dibattiamo serve ad apprendere comportamenti e a modulare eventuali tensioni in modo tale da rendere sopportabili e produttive situazioni altrimenti potenzialmente distruttive per la carica emotiva che le accompagna. Ciascun membro della diade può cosi assumere in circostanze particolari o in periodi critici dell’evoluzione familiare la funzione di modello nel contenere e nel mediare le tensioni esistenti tra gli altri due.    
Tutto ciò ha anche importanza nei momenti di separazione, quando è necessario un sostegno all’elaborazione della perdita. Ad esempio nel periodo in cui i figli si svincolano dalla famiglia spesso diventa determinante la funzione di mediazione di uno dei due genitori nei confronti dell’altro, per attenuare ansie o sdrammatizzare tensioni che potrebbero ostacolare il distacco e per fornire un sostegno sostitutivo.

Tratto da TEMPO E MITO IN PSICOTERAPIA FAMILIARE di Antonino Cascione
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