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Sorel - Teorie irrazionalistiche sull'impiego diretto della violenza

Il nocciolo delle idee di SOREL si fondano sulla teoria del mito e sulla contrapposizione a rappresentazioni quali il bilanciamento, la Discussione pubblica e il Parlamentarismo.  Il pensiero di SOREL si caratterizza per una feroce critica antiborghese: la borghesia si accontenta della propria mediocrità ed è attirata solo dalla vita comoda e dal denaro; il Parlamento è il tipico luogo della borghesia, è utile solo al mantenimento dello status quo, e vi si palesa quel chiacchiericcio vuoto che è tipico dell’essenza borghese.
Ogni attività propria della storia del mondo risiede, secondo SOREL nella forza del mito, cioè nella coscienza umana sono presenti un complesso di immagini in grado di agire sull’istinto, sprigionando in questo modo l’azione. Il mito sorge  dalle profondità dei puri istinti vitali, non da un ragionamento.
Il mito non è un’utopia. Questa è, infatti, un prodotto del pensiero ragionante, al massimo conduce a delle riforme.
Il mito diventa il motore dell’azione dell’uomo e la sola fonte di creazione di nuova realtà.
E’ con un’intuizione immediata che una massa entusiasta crea l’immagine mitica che spinge avanti la sua energia e che le dà tanto la forza per il martirio quanto il coraggio per l’impiego della violenza.
Solo nel mito sta lo strumento per provare se un popolo o un altro gruppo sociale abbia una missione storica e se sia venuto il suo momento storico. Tutto dipende dal vedere bene dove realmente vivono oggi questa attitudine al mito e questa forza vitale. Esse certamente non possono essere trovate presso la moderna borghesia.
Deluso della classe cui apparteneva la borghesia, SOREL riversa le sue aspirazioni sul proletariato e sulla massa dei produttori manuali e ricerca l’avvenire “morale” del socialismo nello sviluppo autonomo dei sindacati operai.
SOREL cerca di dimostrare che  ormai solo le masse socialiste del proletariato industriale, oppresse dal capitalismo, hanno un mito, e cioè lo sciopero generale, cui credono.  L’azione che il mito deve sprigionare è, dunque, l’azione rivoluzionaria e la guerra di classe.  Lo sciopero generale è infatti sentito come un’attività catastrofica, che porta alla paralisi, alla distruzione del vecchio regime capitalistico, creando le condizioni per la formazione di una nuova umanità
La fede nello sciopero generale e in un’immensa catastrofe dell’intera vita sociale ed economica scatenabile per il suo tramite appartiene, perciò, alla vita del socialismo. Esso è sorto dalle masse stesse, dall’immediatezza della vita del proletariato industriale, non come un’invenzione di intellettuali e letterati, non come un’utopia. Il discutere, il trattare, il parlamentare propri della negoziazione appaiono come un tradimento nei confronti del mito e del grande entusiasmo, da cui tutto dipende. Contro il costituzionalismo parlamentare si esprime anche uno spagnolo cattolico DONOSO CORTES: egli afferma che la democrazia è la classe che discute e che nel suo discutere non decide mai nulla, restando intrappolata nelle sue infinite discussioni, anticipando Schmitt che etichetterà la democrazia  come Discussione Parlamentare che non mette in Discussione se stessa.
Come afferma CORTES, solo nel socialismo egli vedeva ancora ciò che egli chiamava istinto, da cui trasse la conclusione che a lungo andare tutti i partiti avrebbero lavorato per il socialismo.
Il vero sindacalismo era dominato dalla più viva sfiducia nei confronti non soltanto dei politici, ma anche del potere stesso dello Stato. Al socialismo riformistico (che è guidato da un’utopia da realizzare, intellettualisticamente, attraverso trasformazioni graduali) SOREL contrappone pertanto il suo sindacalismo rivoluzionario e anarchico, che avrebbe realizzato la trasformazione violenta della società, la rivoluzione sociale, attraverso l’azione – tipo dei sindacati operai, lo sciopero. Il pensiero di SOREL si prefigge dunque una giustificazione della violenza, intesa però non come forza impiegata con calcolo razionale per ottenere risultati specifici (quale è quella usata dal sistema capitalistico per imporre il suo dominio), ma piuttosto la violenza è la condizione e il mezzo per l’istituzione di forme via via più alte di organizzazione.  E tutta la storia dell’umanità è solcata, nel suo processo, da fratture violente: il Cristianesimo, la Riforma, la Rivoluzione francese; e far sì che avvengano queste fratture sono le rappresentazioni da parte degli uomini di mondi fantastici, cioè di miti. La violenza assolve, quindi, una funzione di liberazione e di creazione. Soltanto questa violenza guidata dall’idea dello sciopero generale, si rivelerà capace di suscitare la nuova morale che salverà il socialismo dall’affondamento.
Lo sciopero generale porta all’abolizione delle differenziazioni sociali, è il mito nel quale si racchiude tutto intero il socialismo.
Ciò che ha valore per la vita umana non viene da un ragionamento; nasce nello stato di guerra, presso uomini che animati da grandi immagini mitiche, prendono parte alla lotta. Lo slancio deve venire necessariamente dalle masse stesse; ideologi ed intellettuali non possono inventarlo. Per il socialismo e la sua idea della lotta di classe non c’è, dunque, pericolo maggiore che la politica di professione e la partecipazione all’attività parlamentare. Esse logorano il grande entusiasmo  con chiacchiere e intrighi e uccidono gli istinti e le intuizioni vere.
La violenza creatrice, così come essa erompe dalla spontaneità delle masse entusiaste è qualcosa di diverso da una Dittatura, che è una macchina militar – burocratica – poliziesca nata dallo spirito razionalista, alla quale appartengono l’accentramento e l’uniformità e da cui consegue l’assoggettamento, la crudeltà in veste di giustizia. Invece, l’impiego rivoluzionario della violenza da parte delle masse è un’espressione di vita presa nella sua immediatezza, spesso selvaggia e barbarica, e, tuttavia, mai sistematicamente crudele e disumana.
Secondo SOREL con la Dittatura del proletariato viene posto un nuovo apparato burocratico e militare in luogo di quello vecchio. Ciò sarebbe un nuovo dominio di intellettuali ed ideologi, ma non una libertà proletaria.  Come afferma SOREL al posto del potere meccanicamente concentrato dello Stato borghese, entra in gioco la creatrice violenza proletaria, al posto della forza la violenza, Questa è soltanto un atto guerresco, non una misura strutturata giuridicamente e amministrativamente. Marx, vivendo ancora delle rappresentazioni politiche tramandate, non ha fino ad allora, riconosciuto la distinzione. I sindacati, proletari e non politici, e il proletario sciopero generale portano dei metodi di lotta specificamente nuovi, che rendono del tutto impossibile una ripetizione dei mezzi politici e militari antichi. Per il proletariato esiste, dunque, solo un pericolo, quello di farsi togliere di mano dalla democrazia parlamentare i suoi mezzi di lotta e di farsi paralizzare.
Bisogna però evidenziare alcune incoerenze, non errori.

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Dettagli appunto:

  • Autore: Angela Consolazio
  • Facoltà: Scienze Politiche
  • Titolo del libro: La condizione storico-spirituale dell'odierno parlamentarismo - a cura di G. Stella - ISBN 88-348-4388-6
  • Autore del libro: Carl Schmitt
  • Editore: G. Giappichelli Editore
  • Anno pubblicazione: 2004

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