Analisi Transazionale come teoria psicologica della comunicazione interpersonale
ANALISI TRANSAZIONALE COME TEORIA PSICOLOGICA DELLA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE ha due concetti fondamentali: transizione e strutturazione del tempo.
Transizione
La prima regola della comunicazione è collegata a questo tipo di transazione: di norma, le transazioni parallele potrebbero proseguire per un tempo indefinito senza che si verifichino intoppi nella comunicazione.
2. Transazioni incrociate: la risposta transazionale parte da uno stato dell’io diverso da quello cui era diretto lo stimolo transazionale e ritorna ad uno stato dell’io diverso da quello che aveva prodotto lo stimolo stesso. La regola collegata a questo tipo di transazione è la seconda: quando si verificano le transazioni incrociate la comunicazione si interrompe o subisce un brusco cambiamento di argomento.
3. Transazioni ulteriori possono essere:
- duplici: caratterizzate da 2 strutture di transazioni complementari simultanee che veicola messaggi su un doppio livello, uno sociale/superficiale e uno psicologico/nascosto, gli stati dell’io coinvolti sono 4, 2 per ogni interlocutore. Lo stimolo che parte dallo stato dell’io Bambino ha il livello sociale e quello psicologico, la risposta che parte dallo stato dell’io Genitore ha il livello sociale e quello psicologico.
- angolari: caratterizzate da 2 strutture di transazioni complementari simultanee che veicolano messaggi su un doppio livello, uno sociale/superficiale e uno psicologico/nascosto. Gli stati dell’io coinvolti sono 3, 2 per uno degli interlocutori e 1 per l’altro. Lo stimolo che parte dallo stato dell’io Adulto ha un livello superficiale e uno psicologico, la risposta che parte dallo stato dell’io Bambino ha solo il livello superficiale.
La regola corrispondente alle transazioni ulteriori è la terza: l’esito di queste transazioni sarà determinato dal livello psicologico della comunicazione e non da quello sociale/superficiale.
Strutturazione del tempo
2. Rituali: sono scambi fortemente schematizzati, solitamente prevedibili/pre-programmati, hanno una breve durata e una bassa intensità emotiva, le persone coinvolte è come se leggessero un copione. Possono essere informali (come i saluti, una serie limitata di transazioni parallele, brevi e semplici, comunicano poche informazioni e sono segnali di reciproco riconoscimento sociale) e formali (come una funzione civile o religiosa, possono essere lunghi e complessi e coinvolgere un gran numero di persone). In cambio si riceve una dose limitata ma significativa di familiari carezze positive.
3. Attività: lavoro, energia rivolta verso fonti esterne in vista di un obiettivo concreto, sono forme di rapporto sociale poche rischiose e con un carico emotivo variabile a seconda della situazione ma non molto elevato. Le transazioni sono parallele, orientate verso la realtà esterna e programmate sulla base del materiale trattato. Lo stato dell’io coinvolto è prevalentemente l’Adulto che cerca di risolvere concretamente/razionalmente un problema sulla base delle proprie competenze. L’attività procura carezze condizionate esterne, che possono essere sia positive (riconoscimenti/lodi) che negative (critiche/richiami/rimproveri), o interne (autocompiacimento +, autocritica -).
4. Passatempi: scambi tipici e caratterizzati da una certa ripetitività ma non sono schematici e ripetitivi come i rituali. Le transazioni sono parallele che ruotano attorno a uno o più argomenti, non sono rigidamente codificati ma c’è uno schema generale. L’obbiettivo principale è quello di strutturare/riempire un intervallo di tempo sottraendo spazio al silenzio, i temi di discussione sono: discorsi da uomini, discorsi da donne, discorsi da genitori e discorsi da adolescenti. Ci possono essere passatempi a livello Bambino-Bambino, Genitore-Genitore, Genitore-Bambino, Adulto-Adulto sono più rare. Servono per un riconoscimento sociale e mettono le basi per avviare rapporti più complessi. Sono poco rischiosi a livello psicologico con basso coinvolgimento emotivo e di conseguenza c’è meno possibilità di ricevere carezze.
5. Giochi psicologici: sono fenomeni comunicativi patologici/disfunzionali, esempi di conflitto comunicativo caratterizzati da una serie progressiva di transazioni ulteriori complementari rivolte ad un risultato ben preciso e prevedibile. Questo insieme di transazioni cela una motivazione nascosta, sono sleali e la conclusione ha un elemento drammatico. Hanno una struttura tipica costituita da una serie di mosse in sequenza, stabilite, ricorrenti e strategiche, sono modelli ricorsivi di transizioni dall’esito infelice che conducono le persone che sono coinvolte a provare sentimenti spiacevoli e a sperimentare un tornaconto (=conferma del copione di vita scelto), sono appresi fin dall’infanzia.
Le ripetitività dei giochi si spiega secondo due prospettive:
- prospettiva trasversale: è possibile individuare strutture comunicative tipiche che gli individui diversi possono mettere in atto rivestendoli di contenuti personali.
- prospettiva longitudinale o personale: gli individui tendono ad effettuare dei giochi preferenziali che ripropongono nel corso del tempo, cercando dei compagni di gioco disposti ad assumere un ruolo complementare.
I giochi psicologici vengono attivati dallo stato dell’io Genitore e dallo stato dell’io Bambino, al di fuori della consapevolezza dello stato dell’io Adulto. Gli interlocutori che partecipano ad un gioco psicologico assumono dei ruoli complementari che portano avanti finché uno dei due effettua uno scambio, questo improvviso cambiamento è seguito da un momento di confusione/smarrimento e alla fine entrambi gli interlocutori arrivano ad un sentimento spiacevole. L’esito infelice è il tornaconto che implica la svalutazione di sé, dell’interlocutore, di entrambi che agisce come conferma e rafforzamento del copione di vita.
Berne classifica i giochi e distingue 3 gradi a seconda della gravità delle conseguenze:
1. Primo grado: gioco accettabile per l’ambiente sociale
2. Secondo grado: il gioco non provoca danni permanenti gravi ma i giocatori preferiscono tenerlo nascosto
3. Terzo grado: giochi pericolosi che si concludono in clinica, al tribunale o all’obitorio
Analisi dei giochi psicologici:
- parti: salvatore, vittima, persecutore
- dinamica: come si svolge il gioco
• paradigma transazionale: l’Analisi Transazionale deve individuare sia i livelli sociali che quelli psicologici
- mosse: che gli interlocutori fanno
Vantaggi dei giochi psicologici:
- vantaggio psicologico interno: i giochi servono a mantenere stabile l’insieme di credenze del copione
- vantaggio psicologico esterno: i giochi servono ad evitare quelle situazioni che potrebbero mettere in crisi il sistema di riferimento dell’individuo
- vantaggio sociale interno: i giochi offrono un contesto per una pseudo-socializzazione, permettendo di strutturare il tempo nei modi preferenziali
- vantaggio sociale esterno: i giochi forniscono argomenti di conversazione
- vantaggio biologico: i giochi consentono di procurarsi carezze intense anche se negative
- vantaggio esistenziale: i giochi servono a conservare la propria posizione esistenziale
L’AT ha elaborato diversi modelli per comprendere e spiegare i giochi:
A=anello: punto debole del secondo interlocutore (=vittima, ovvero Bambino Adattato) che risponde alla provocazione e segnala la propria disponibilità al gioco
R=risposta: serie di transazione ulteriori dove Gancio e Anello si ripetono
S=scambio: entrambi gli interlocutori modificano i propri stati dell’io e i ruoli nel dialogo
X=incrocio: momento di confusione in cui i due interlocutori si chiedono cosa stia succedendo dopo lo scambio avvenuto
T=tornaconto: sentimenti spiacevoli che gli interlocutori sperimentano
Sono necessarie tutte le fasi affinché si possa verificare un gioco psicologico.
- Livello interpretativo: va sotto il livello superficiale usando il Triangolo drammatico di Karpman che si focalizza sui ruoli assunti dagli interlocutori nei giochi psicologici, ci sono tre ruoli: S=salvatore è il Genitore Affettivo protettivo ma negativo poiché è svalutante (considera gli altri non ok e bisognosi del suo aiuto) da una posizione one-up, V=vittima è il Bambino Adattato piagnucoloso che svaluta se stesso (io non sono ok) da una posizione one-down, P=persecutore è il Genitore Normativo negativo autoritario e svalutante che considera gli altri inferiori a sé (io sono ok, tu non sei ok) non aiuta l’altro ma lo critica. Ogni volta che assumiamo uno di questi 3 ruoli entriamo in una comunicazione disfunzionale perché abbandoniamo la posizione sana (io sono ok, tu non sei ok) e perché entriamo in una relazione di dipendenza. Secondo Steiner ciascun ruolo implica la volontà di dar vita a un gioco di potere dove ogni ruolo vuole ottenere qualcosa, il Persecutore usa espliciti tentativi per controllare e dominare gli altri, il Salvatore e la Vittima usano modalità indirette come la manipolazione per raggiungere obbiettivi di controllo e dominio sugli altri. I ruoli che compongono il triangolo drammatico sono complementari perché ciascuno di essi hanno bisogno degli altri per dar vita ad un gioco, la vittima cercherà o il Persecutore che la mette in posizione di inferiorità e la maltratti o il Salvatore che le offre aiuto e confermi la sua convinzione di non farcela da sola, sia il Salvatore che il Persecutore hanno bisogno della Vittima per poter giocare il proprio ruolo.
Classificazione dei giochi di Berne:
- giochi di vita: “ti ho beccato figlio di puttana”
A livello sociale si tratta di una divergenza tra stati dell’io dell’Adulto, a livello psicologico si tratta di un rapporto tra stato dell’io Genitore e Adulto
- giochi coniugali: “l’occupatissima” con Salvatore e Vittima/Persecutore, “tutta colpa tua” con litigi quotidiani che rafforzano i pregiudizi
- giochi di società: “perché non, si, ma” dove c’è un problema e l’altro propone una soluzione ma lo scopo è quello di non accettare consigli
- giochi sessuali: in privato
- giochi della malavita: “come si può uscire da qui”
- giochi dello studio medico
- giochi buoni
6. Intimità: è il modo di strutturare il tempo più rischioso per l’alto coinvolgimento emotivo ma è anche il più vantaggioso perché contribuisce alla stabilità emotiva individuale e al rafforzamento delle relazioni, è la solo risposta soddisfacente alla fame di stimolo, di riconoscimento, di struttura. L’intimità comprende il condividere sentimenti/pensieri/esperienze in una relazione aperta, onesta e fiduciosa. È un fenomeno raro e privato, è una relazione Bambino-Bambino fuori dai giochi psicologici e senza sfruttamento reciproco. Viene stabilita dagli stati dell’io Adulto delle due parti, man mano che la relazione si rafforza l’Adulto scompare gradualmente e se il Genitore non interferisce il Bambino diventa sempre più libero. L’Adulto ha il compito di controllare il rispetto degli impegni e delle limitazioni impedendo al Genitore di intromettersi ma deve incoraggiare la continuazione della relazione. L’intimità è costituita da una serie di transazioni parallele tra Bambino Libero e Bambino Libero e l’Adulto sullo sfondo. Chi usa l’intimità come strutturazione del tempo è fuori dal copione e mantiene la posizione esistenziale sana con la consapevolezza (=capacità di rimanere nel qui e ora, liberi da pregiudizi), la spontaneità (=capacità di reagire liberamente senza costrizioni del copione) e con l’autonomia (=capacità di prendere decisioni in modo autonomo, emancipandosi dal copione).
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Dettagli appunto:
- Autore: Emma Lampa
- Università: Università degli Studi di Macerata
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze della Comunicazione
- Esame: Psicologia del linguaggio e della comunicazione
- Docente: Bongelli Ramona
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