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Influenze sulla politica estera


La politica estera è potenzialmente sottoposta anche all’influenza anche di altri tipi di gruppi domestici il cui ruolo deriva dal fatto che il modo in cui gli stati identificano i propri interessi e riconoscono l’insieme delle azioni considerate appropriate in certe sfere decisionali è una funzione del modo in cui i problemi sono compresi dai decisori pubblici. Di conseguenza, se si accoglie che gli stati decidono su certi problemi in base alle conoscenze che dispongono, il ruolo che i reticoli di esperti della conoscenza (le comunità epistemiche) giocano nell’articolare le relazioni di causa e effetto dei problemi complessi, aiutando gli stati a identificare i propri interessi, a strutturare i temi nel dibattito pubblico, a proporre politiche specifiche e a identificare i punti salienti dei negoziati.
La comunità epistemiche intese come reticoli formali e informali di esperti che diffondono in modo autorevole informazioni e conoscenze circa le questioni internazionali, possono esercitare un’influenza sul processo decisionale statale che rinvia sia alla conoscenza come forma di potere sia al ruolo delle idee in politica estera.

La politica estera è stata tradizionalmente considerata un settore decisionale isolato dal dibattito pubblico e sottratto al controllo della popolazione. A sostegno di questa posizione si sono invocati fattori di natura funzionale come l’esigenza di condurre con riservatezza le trattative internazionali: la necessità di perseguire interessi nel lungo periodo e quindi di evitare cambi di linea prodotti dall’emotività. A questi fattori si è associata l’idea che la popolazione sia disattenta, disinformata e incompetente in materia di politica internazionale. Tanto più la popolazione presenta questi tratti, tanto più stringenti divengono i requisiti funzionali che allontanano la popolazione dalle decisioni di politica estera.
Non in tutti i casi si può assumere che il processo decisionale avvenga indipendentemente dagli orientamenti della popolazione. Quando le preferenze della popolazione in politica estera si compattano in modo percepibile, tramite sondaggi, referendum, elezioni politiche, manifestazioni, esse esprimono l’orientamento dell’opinione pubblica su certi temi e quest’ultima può contribuire a influenzare la politica estera. L’effetto condizionante dell’opinione pubblica in politica estera può essere: intermittente, dato che le elezioni si svolgono periodicamente; sensibile agli stimoli dei gruppi organizzati o del potere politico; debole poiché l’opinione pubblica tende a concentrare la propria attenzione su questioni diverse dalla politica estera, come il fisco e l’occupazione; o anche favorevole in modo incondizionato al governo.
Nelle democrazie liberali c’è relazione tra le scelte di politica estera e le preferenze dell’opinione pubblica.
A questo effetto si associa il ruolo dei mass media. Entrano nel processo decisionale pubblico almeno in due modi:
sono parte vitale del processo di formazione ed espressione delle preferenze politiche poiché producono e diffondono informazioni e conoscenze circa le questioni internazionali da un lato e rappresentano gli orientamenti dell’opinione pubblica dall’altro.
Ponendo al centro dell’attenzione pubblica i temi che trattano essi danno importanza e urgenza a certi problemi internazionali anziché ad altri e quindi influenzano la definizione dell’agenda politica e delle sue priorità; e ciò in particolare a seguito del Cnn effect.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Filippo Amelotti
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