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Gli aspetti economici e sociali dell'epoca ellenica

Tutto ciò determinò inizialmente una grande espansione dell’economia. L’immissione sul mercato dei ricchi tesori macedoni e lo stanziamento di popolazioni greche in città e territori orientali, significò un’impennata della domanda di beni. Gli artigiani, i carpentieri, i mercanti.. delle polis greche non ebbero mai tanto da fare come nei decenni successivi alla caduta dell’Impero persiano. Le nuovi corti ellenistiche necessitavano di tutto, e, fino a quando artigiani e maestranze non si stabilirono nelle nuove capitali, tutte le esigenze dovettero essere soddisfatte dalle industrie patrie, che letteralmente non riuscivano a tenere il passo della domanda. 
Ciò però determinò un fenomeno pressoché nuovo, l’inflazione. Fenomeno prodotto, oltre che dalla troppa domanda, anche dall’immissione sul mercato di enormi quantità di metalli preziosi, bottini di guerra e tesori appartenuti alla corte persiana. Una ricchezza favolosa invase la Grecia e ovunque si fondarono istituti bancari e assicurativi (quello della finanza fu un settore che con l’ellenismo ebbe un impulso paragonabile solo a quello avvenuto in Europa con le grandi scoperte geografiche). Ma come per l’Europa futura, solo una piccola parte della popolazione godette dei vantaggi dell’ampliamento del mercato internazionale, anche perché l’aumentata necessità di manodopera fu affronta sopratutto ricorrendo alla manodopera servile: l’apertura dell’Oriente aveva infatti significato per i possidenti greci la possibilità di acquistare schiavi come mai prima di allora. Per le masse contadine orientali, la caduta dell’Impero persiano segnò la fine di un lungo periodo di relativo ordine e pace, mentre per le masse greche l’arrivo di cereali a basso costo dall’Egitto e di schiavi che potevano lavora al posto loro, significò un deciso peggioramento del tenore di vita. Ne è prova l’estendersi del latifondo che si ha in questo periodo in Grecia. Le disuguaglianze sociali subirono un generale allargamento. Tanto più che l’inflazione peggiorò soprattutto la condizione dei salariati: coloro infatti che erano emigrati per prestare la loro professionalità in Oriente, tornavano da vecchi in Grecia, dove con la ricchezza accumulata compravano terre e case, facendone crescere il prezzo. La Grecia insomma avvizziva, perché le fasce più attive ed intrapprendenti emigravano verso i nuovi centri mediterranei, più vivi e pieni di possibilità. E questo è uno dei tanti principali aspetti dell’ellenismo: la polis divenne troppo piccola per le nuove dimensioni del mondo e la Grecia perse la sua centralità. Solo Atene riuscì a mantenere almeno un primato, quello della filosofia, grazie alla presenza dell’Accademia platonica, del Liceo di Aristotele e della scuola stoica. Ma già il primato scientifico le era stato sottratto da Alessandria, dove i Tolomei avevano costruito la loro meravigliosa biblioteca e dove affluivano gli scienziati più brillanti di tutto il mondo antico. 
Così la Grecia, ormai ridotta a provincia macedone, veniva a perdere anche il suo primato culturale. Il fatto che la sua cultura, la sua scienza, la sua filosofia e la sua lingua fossero diventate ovunque egemoni, poteva compensare solo in parte il fatto che, in realtà, la sua civiltà fosse ormai al crepuscolo. 

Tratto da STORIA DELLA GRECIA ANTICA di Lorenzo Possamai
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