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Le prime fasi della guerra (1914-15)


Inizialmente gli stati sono convinti di concludere la guerra in poco tempo. L’iniziativa più importante parte dall’esercito tedesco, che occupa il Belgio, paese neutrale, per attraversare e attaccare la Francia. L’esercito tedesco arriva quasi a Parigi, facilitata dal fatto che la frontiera belga è scoperta poiché neutrale. La controffensiva francese, però, riesce a far ritirare i tedeschi. In poco tempo diventa chiaro che quella che si è pensato essere una guerra di movimento è una guerra di posizione, cioè di trincea.
Nel frattempo, l’Italia, con il governo Salandra, aveva deciso di dichiararsi neutrale, nonostante nel 1882 avesse firmato il trattato di alleanza difensiva con la Triplice Alleanza. La ragione ufficiale è che tale alleanza è a carattere difensiva e non offensiva. In realtà, il governo è convinto di non ottenere le terre che gli spettano dall’Austria – Ungheria (Trieste e Trento), l’esercito non è pronto e la particolare conformazione geografica del paese la esporrebbe agli attacchi della Marina britannica, all’epoca la più potente del mondo.
Nell’agosto del 1914, però, al Parlamento e tra l’opinione pubblica si comincia a dibattere sulla neutralità o un possibile intervento italiano in guerra. Tra i neutralisti, vi sono i cattolici, con a capo il papa Benedetto XV, i liberali, tra cui Giovanni Giolitti, e i socialisti. Tra quest’ultimi, l’allora direttore dell’Avanti Benito Mussolini che con un articolo si dichiara interventista. Per questo viene cacciato dal partito e fonderà il nuovo giornale il Popolo d’Italia. Tra gli interventisti, troviamo Gabriele D’Annunzio, i nazionalisti, i democratici, gli ex socialisti o anarchici o sindacalisti e in seguito anche il presidente Salandra e il ministro degli esteri Sidney Sonnino. Infatti, nell’autunno del 1914 vengono avviate trattative segrete bilaterali con entrambe le parti non solo per far guadagnare tempo alla preparazione dell’esercito ma per constatare chi promette di più. L’offerta migliore arriva dalla Triplice Intesa e comprende Trieste e Trento, il Tirolo fino al Brennero, il protettorato sull’Albania, la Dalmazia e l’Istria, con l’eccezione della città di Fiume. Così viene firmato nel 1915 il patto di Londra. L’Italia così dichiara guerra all’Austria – Ungheria. Nel 1916 gli austro-ungarici organizzano una spedizione punitiva nel Trentino, perché l’Italia non ha rispettato il patto della Triplice Alleanza. L’esercito italiano è costretto ad arretrare, pur riuscendo a bloccare l’attacco, e Salandra decide definitivamente di dimettersi.
Una situazione analoga accade con l’offensiva scatenata dai tedeschi contro la piazzaforte di Verdun nel 1916. L’operazione ha come unico risultato un terribile  massacro. Così gli inglesi e i francesi tentano un contrattacco sulle Somme. Anche questa battaglia non porterà a risultati e il costo delle vite umane sarà altissimo soprattutto per gli inglesi. Nel frattempo i tedeschi riescono a sconfiggere i russi, occupando la Polonia e l’esercito austro-ungarico occupa la Serbia.

Tratto da L'ETÀ CONTEMPORANEA di Gabriella Galbiati
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