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Berlusconi nominato presidente del Milan

24 marzo 1986

Al Teatro Manzoni di Milano si riunisce l'assemblea dei 148 azionisti del Milan per eleggere il nuovo consiglio d'amministrazione: presidente è nominato Silvio Berlusconi, vice-presidente ed amministratore delegato Paolo Berlusconi, consiglieri Fedele Confalonieri, Adriano Galliani, Vittorio Dotti, Marcello Dell'Utri, Carlo Bernasconi, Sergio Travaglia, Giancarlo Foscale, Gigi Vesigna, Cesare Cadeo e Leonardo Forneron Mondadori. Spiccano, fra i neo-eletti, persone di famiglia e uomini di fiducia del gruppo Fininvest, che, nel marzo 1987, attraverso la controllata Reteitalia S.p.A., operante nella divisione Cinema e Spettacolo della corporation, diventerà l'assoluto proprietario del Milan A.C.
Per la prima volta in Italia, nella gestione di una squadra di pallone entrano in prima persona manager di provenienza aziendale, che introducono, in un settore conservatore e refrattario come il calcio, un'inedita cultura manageriale, in cui la programmazione, le strategie competitive e la comunicazione hanno un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi.
Frutto di una decisione difficile, ma inevitabile secondo lo stesso Berlusconi4, l'ingresso del gruppo Fininvest nel sistema sportivo porta a compimento un processo di trasformazione già in atto nel settore calcistico, che si accompagna ad un declino e ad una delegittimazione di quel modello, ancora dominante a metà anni '80, di relazione fra impresa e calcio spettacolo, che trova nel trinomio Agnelli-Fiat-Juventus la sua più completa attuazione.
Quello che entra in crisi, dunque, è un modello in cui si riflettono le caratteristiche tipiche del capitalismo italiano, nel quale una formazione di calcio, la Juventus appunto, può rappresentare al tempo stesso la squadra più nazionalizzata d'Italia e l'elemento di punta di una dinastia di imprenditori, gli Agnelli, che s'identifica con una tendenziale "one company town" come Torino.
Se, dunque, la Juventus rappresenta ancora lo status-symbol di tale potere dinastico, rigorosamente sottratto ad un diretto sfruttamento pubblicitario del marchio, con il Milan di Berlusconi nasce la "squadra-azienda", il club concepito come un'attività produttiva all'interno di un più vasto impero finanziario e multimediale, che va gestita secondo criteri di efficacia e di redditività.
L'intento di Berlusconi e dei suoi collaboratori è di trasferire nel calcio le stesse politiche attuate con successo negli altri settori del gruppo Fininvest, partendo dall'idea che un grande club può essere gestito e governato esattamente come un'impresa, adottando flessibili ed adeguate strategie di management, all'interno delle quali la nozione di prestazione passa sempre più per quella di risultato immediato e concreto.

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