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Libertà individuale e istituzioni sociali in filosofia

Rottura del globalismo politico – religioso del Medioevo Monarchia Nascita dello Stato (come ordinamento giuridico e politico in cui si svolge la vita di una comunità organizzata) emergere dell’idea individualistica. 
Riforma protestante e guerre di religione (che insanguinano l’Europa della 2° metà del 1500 fino oltre il 1650) hanno un ruolo fondamentale nel fondare il diritto alla libertà religiosa (attraverso un’affermazione della laicità dello Stato) E nell’aprire la via ad altri diritti che si connettono alla libertà di parola, di espressione, di associazione ed alle libertà politiche in genere. Protestantesimo rapporto diretto uomo – Dio forte contributo all’idea individualistica. 
Nozione di individuo idea di libertà 
Nozione di Stato idea di potere (il primo Stato è quello assolutistico della monarchia) + monopolio legittimo dell’uso della forza per far rispettare le sue leggi ed il suo ordinamento. 
Come conciliare la libertà e l’autonomia dell’individuo con la necessità di uno stato che si elevi a garanzia della vita collettiva? 
Hobbes (1588 – 1679) contrappone un ipotetico “stato di natura” nel quale l’essere umano (≠essere socievole, si associa solo per bisogno o per ambizione) è posto nascendo (=vive isolato, nemico di tutti per realizzare il massimo del suo potere) ad una “società civile” che l’uomo può costruire usando la sua ragione nasce per contrasto, dalla situazione di vita primitiva, nella misura in cui gli uomini delegano il loro potere ad un potere comune, che elevandosi sopra tutti, costituisce la condizione per vivere insieme, garantendo la pace, la libertà, la sicurezza, il diritto di proprietà. Lo stato diviene il depositario di questo potere che è fortissimo perché è la somma di tutti, ed è assoluto, così come assoluto era il potere dell’uomo singolo in natura perché lo stato è esso stesso una “creatura” LEVITANO che deriva dall’insieme di tutte le altre, non per “consenso o accordo”, ma per mezzo d una “reale unificazione di tutti quelli [i voleri umani] in un’unica medesima persona”: una persona che potrà “usare la forza ed i mezzi di tutti loro secondo ciò che crederà opportuno per la loro pace e per la loro comune difesa” idea di “stato macchina” che più modernamente diverrà il “meccanismo statale”. 
Paradosso partito dall’idea di un essere totalmente libero nell’espressione della sua volontà, perviene a teorizzarne la perdita totale in nome della vita in comune la sua tesi vale, piuttosto, come una “giustificazione” dell’assolutismo del suo tempo. 
La dicotomia “stato di natura – società civile” sarà ripresa anche da Locke, da Kant, da Rousseau, ma in termini assai diversi da quelli hobbesiani: e questo anche perché la situazione concreta politica europea si era andata alquanto modificando. 
Società civile per Locke (Gran Bretagna) nell’ottica di Locke lo stato, che unisce coloro che decidono di “unirsi in una società civile” nasce da un contratto tra “individui che si associano”. Tale patto non è la correzione di una umanità che, preda di antiche rovinose passioni rinuncia alla libertà per trovare pace, sicurezza ed ordine sociale sotto l’imperio di una autorità assoluta, ma un modo per poter meglio realizzare quella liberà di fondo che è distintiva dell’essere umano, ponendole dei limiti attraverso il consenso di ciascuno. (Kant è sostanzialmente su questa posizione.) 
In una Francia con un assolutismo al suo culmine (Luigi XIV e Luigi XV) che sfocerà nella “presa della Bastiglia” (14 luglio 1789 Luigi XVI si troverà nelle mani un regno dominato da una nobiltà e da un alto clero che vivono alle spalle dello Stato e di un ceto agricolo povero che rappresenta il 50% della popolazione. La borghesia, classe in ascesa, composta di artigiani e mercanti, tartassata da alte tasse e priva di quei diritti che alla nobiltà ed al clero sono concessi, è sempre più insofferente. In una Francia ormai in bancarotta, Luigi XVI tenta una via d’uscita con la convocazione degli Stati Generali – nobiltà, clero e terzo stato borghese – ma la situazione è troppo compromessa) “cadono” le idee di Montesquieu “Spirito delle Leggi” (Ginevra 1748). 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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