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L’adattamento familiare


Una famiglia è soggetta sia alla pressione interna derivante dai cambiamenti evolutivi dei suoi componenti e dei sottosistemi, sia alla pressione esterna, dovuta alla necessità di adattarsi a istituzioni sociali importanti, che ne influenzano i componenti. Rispondere a queste richieste esterne e interne esige una costante trasformazione. Tensioni dovute all’adattamento a nuove situazioni sono inerenti a questo processo di trasformazione e, al tempo stesso, di continuità familiare.    
Si possono erroneamente diagnosticare come patologici quei processi transizionali di adattamento a nuove situazioni che comportano la mancanza di differenziazione e l’ansia, caratteristiche di ogni processo nuovo. Tuttavia se ci si concentra sulla famiglia quale sistema sociale in trasformazione si illumina la natura transazionale di certi processi familiari: molte più famiglie che cominciano la terapia saranno viste e trattate come famiglie normali che, in condizioni di transizione, soffrono della difficoltà di doversi adattare a nuove situazioni. Si diagnosticheranno come patologiche quelle famiglie che, sotto tensione, accresceranno la rigidità dei loro modelli transazionali, evitando o opponendo resistenza a qualsiasi esplorazione di alternative. Se le famiglie sono normali, il terapista confida nella motivazione profonda delle risorse familiari e fa di esse il filo da seguire per ottenere la trasformazione. Se le famiglie sono patologiche, il terapista deve diventare un attore all’interno del dramma familiare, inserendosi in coalizioni transizionali per raddrizzare il sistema e sviluppare un diverso livello omeostatico.    

Tratto da FAMIGLIE E TERAPIA DELLA FAMIGLIA di Antonino Cascione
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