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La forza creativa della voce


Ritrovare la propria voce
È sorprendente quanto i bambini amino parlare della voce. A differenza della maggior parte degli adulti, non la danno per “scontata”: la loro fantasia li stimola, al contrario, a “immaginarla”. La voce è invisibile ma si può udire, non la si “acchiappa” e “vola” nell’aria. Far raccontare ai bambini che cosa sia per loro la voce, arricchisce il terreno su cui ogni educatore o insegnante si trova a misurarsi.
Accettare di affrontare l’argomento “voce” con i bambini vuol dire necessariamente interrogarsi su cosa abbia rappresentato la voce nella nostra storia, per comprendere anche perché non esiste un’educazione e una cura della voce, mancanza tanto più grave in una cultura come la nostra dominata dal frastuono acustico e psichico, dove alla saturazione delle orecchie corrispondono affaticamento e rimozione di ogni ascolto sensibile.
Il lavoro con i bambini sulla voce non può prescindere dalla cura: deve essere capace di restituire loro il silenzio, la tranquillità del respiro, la viva pace del canto, prima ancora di insegnare la musica secondo i canoni della struttura armonica.
È importante familiarizzare con questo “dentro”, con lo spazio interno del corpo che, come la voce, è invisibile eppure esistente. Il dentro del corpo, con i bambini, può essere immaginato come un nido, una capanna, una casa, un castello, una cattedrale: un luogo da abitare senza sentirsi rinchiusi, dove ospitare il canto senza volerlo possedere. Un luogo di libertà.
Nella nostra epoca multiculturale diventa importante che un certo approccio all’uso della voce abbia a che fare con le tante possibili sfumature timbriche, a partire dall’osservazione dei differenti modi in cui viene usata la voce nelle diverse culture.

Tratto da I LABORATORI DEL CORPO di Anna Bosetti
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