Skip to content

Il post Guerra Fredda

Per assicurare la pace in Europa dopo la Guerra Fredda, occorre estendere il regime democratico all’Unione Sovietica e ai paesi dell’Europa orientale.
A supporto di questa teoria vengono offerte 2 argomentazioni:
i capi di regimi autoritari sono più disposti a entrare in guerra rispetto ai capi di sistemi democratici, perché non devono rispondere e non sono responsabili nei confronti della collettività, che deve sostenere il peso e i costi maggiori di un conflitto
i cittadini delle democrazie liberali rispettano i diritti democratici  sono riluttanti a ingaggiare guerre contro le altre democrazie, perché considerano tale sistema di governo più legittimo di altri sistemi e odiano imporre un regime straniero con la forza in uno stato democratico
DEBOLEZZA: secondo Mearsheimer, la realtà degli eventi storici dimostra che le democrazie sono uguali in tutto agli stati autoritari e hanno le stesse probabilità di iniziare dei conflitti. Inoltre, le masse sono molto soggette a farsi impregnare di fervore religioso o nazionalistico, che le rende pronte a sostenere azioni aggressive, indipendentemente dai costi da pagare. Infine, esiste sempre la possibilità che una democrazia regredisca a stato autoritario.
Anche se i dati storici sembrano offrire buon sostegno a questa teoria, Mearsheimer è in grado di trovare 4 elementi per confutarla ulteriormente:
negli ultimi 2 secoli, i paesi democratici sono stati di numero limitato  non si sono avuti molti casi in cui 2 democrazie si sono trovate in posizione di combattersi
i rapporti positivi tra le democrazie possono spiegarsi facilmente con la presenza di un pericolo comune che ha costretto i paesi a collaborare
diversi paesi democratici sono stati sul punto di dichiararsi guerra, il che può far pensare che l’assenza di conflitti sia dovuta soltanto al caso
c’è chi colloca la Germana guglielmina fra le democrazie  la Prima Guerra Mondiale diventerebbe un conflitto tra stati democratici.
Crollata l’URSS, lo stato più forte, quindi più minaccioso, sarebbero proprio gli USA

Si potrebbe creare un allineamento tra l’Europa e i nemici stessi degli USA, con la conseguente rottura della NATO.
Questa previsione, però, non sembra essersi verificata. Diverse sono le spiegazioni offerte dalle varie teorie:
Neorealisti: prima o poi avverrà
Teoria della minaccia: gli USA possono usare 2 elementi a loro favore per evitare lo scontro: la distanza geografica e il mantenimento di intenzioni conservative
Teoria dell’egemonia: al momento c’è stabilità grazie all’unipolarismo. Gli USA, però, sono in declino, mentre stanno emergendo nuove potenze (Cina, Giappone, Brasile)  prima o poi ci sarà lo scontro, nel momento in cui queste nuove potenze attaccheranno la supremazia americana.

(2)
Secondo Samuel Huntington, la più grande divisione tra l’umanità e la principale fonte di conflitto sarà di tipo culturale. Gli stati-nazione saranno sempre e comunque gli attori principali delle relazioni internazionali, ma i conflitti principali scoppieranno tra nazioni e gruppi appartenenti a diverse civiltà  sarà lo scontro di civiltà a dominare la politica globale.
Huntington identifica nella Rivoluzione russa l’inizio di questa nuova fase; da quel punto, infatti, si sono avuti perlopiù conflitti tra ideologie: prima tra comunismo-nazismo-fascismo e le democrazie liberali, poi tra comunismo e democrazia. Con la fine della Guerra Fredda, lo scontro che si è delineato è quello tra l’Occidente e il non-Occidente, oltre a quello tra le stesse civiltà non-occidentali.

Una civiltà = il più alto gruppo culturale appena sotto la più vasta distinzione che identifica l’umanità rispetto alle altre specie animali. Ogni civiltà è caratterizzata da elementi comuni, come la lingua, la storia, la religione, i costumi, le istituzioni. Ogni persona può ridefinire la propria identità  la composizione e i confini di ogni civiltà possono cambiare.
Una civiltà può coinvolgere molte persone (come la civiltà cinese) o pochissime persone (come la civiltà caraibica anglofona).
Una civiltà può includere molti stati-nazione (come le civiltà occidentale, latino-americana o araba) oppure solo uno stato (è il caso della civiltà giapponese).
Infine, una civiltà può contenere delle sub-civiltà: l’Occidente ha 2 varianti, la civiltà europea e quella nordamericana, mentre l’Islam comprende le civiltà araba, turca e malaysiana.

Le civiltà saranno molto importanti nel futuro e, secondo Huntington, il mondo sarà plasmato dalle interazioni tra le 7-8 principali civiltà, che saranno:
1. civiltà occidentale
2. civiltà confuciana
3. civiltà giapponese
4. civiltà islamica
5. civiltà hindu
6. civiltà slavo-ortodossa
7. civiltà latino-americana
8. (forse) civiltà africana

Lo scontro tra queste civiltà avverrà per diversi motivi:
le differenze tra le civiltà sono elementi di base = ognuna si differenza per storia, lingua, cultura, tradizioni e, soprattutto, religione. Differenza non significa necessariamente scontro violento; tuttavia, nel corso dei secoli, si è assistito al fatto che le differenze tra civiltà hanno generato i conflitti più lunghi e più violenti
il mondo sta diventando uno spazio sempre più “piccolo”  le interazioni tra le civiltà stanno crescendo, aumentando,, contemporaneamente, la consapevolezza delle differenze
i processi di sviluppo economico e i cambiamenti sociali in corso tendono a dividere le persone appartenenti alle antiche identità locali, indebolendo lo stato-nazione come fonte stessa di identità → in molte parti del mondo, la religione si è assunta il compito di coprire questa mancanza, spesso sotto la forma di movimenti fondamentalisti. Sia chiaro che ciò è avvenuto presso quasi tutte le civiltà: oltre che l’Islam, si sono movimentati anche il cristianesimo occidentale, il giudaismo, il buddismo, l’induismo
la crescita della coscienza di civiltà è stimolata anche dal doppio ruolo giocato dall’Occidente: da un lato, è un picco di potere, dall’altro, si sta verificando un certo ritorno alle proprie radici presso civiltà non-occidentali occidentalizzate
le caratteristiche e le differenze culturali sono meno mutabili e patteggiabili rispetto a quelle politiche o economiche. Molto più dell’appartenenza etnica, la religione tende a discriminare profondamente le persone
i regionalismi economici stanno crescendo  da un lato rinforzeranno la coscienza di civiltà, dall’altro essi potranno funzionare solo laddove sono radicati in una comune civiltà.

Lo scontro tra civiltà avverrà su 2 livelli:
1. micro-livello = gruppi vicini si scontreranno, spesso violentemente, lungo le “confini” delle civiltà, per il controllo di territorio e persone stesse. Con la fine della Guerra Fredda, sono riemerse in Europa le differenze tra la cristianità occidentale, la cristianità ortodossa e l’Islam. Come hanno dimostrato gli scontri in Jugoslavia, non sono attriti pacifici, ma spesso degenerano in conflitti sanguinari. In particolare, lo scontro OccidenteIslam dura da circa 1.300 anni, ma è riemerso brutalmente soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando:
si sono manifestati prima i nazionalismi arabi e poi i fondamentalismi islamici
l’Occidente è divenuto altamente dipendente dalle risorse del Golfo Persico
sono scoppiate numerose guerre tra arabi ed Israele (creato degli occidentali)
sono iniziati atti terroristici di matrice araba e islamica contro obiettivi (aerei, installazioni, ma anche persone) occidentali.
Questo rapporto di incontro-scontro tra l’Occidente e l’Islam non sembra destinato ad allentarsi, anzi sembra inasprirsi sempre di più, anche a seguito del sentimento di umiliazione e di vendetta causato dalla presenza militare occidentale durante la Guerra del Golfo.
Queste relazioni già difficili tendono ad aggravarsi anche per motivi demografici: la spettacolare crescita della popolazione nei paesi arabi ha aumentato il fenomeno migratorio verso l’Europa occidentale; qui, però, la cosa è stata spesso accolta con atti di razzismo e di emarginazione politico-sociale

L’interazione tra Islam ed Occidente sembra davvero doversi risolvere in uno scontro di civiltà.
Esistono comunque altri “nemici storici” dell’Islam, in particolare i pagani, gli animisti e i neri cristiani dell’Africa. Anche in Asia, comunque, si stanno intensificando gli scontri, soprattutto tra musulmani e hindu di India e Pakistan.
2. macro-livello = stati appartenenti a diverse civiltà competeranno per il potere militare ed economico, in uno scontro teso al controllo delle istituzioni internazionali e di terzi, promuovendo ognuno i propri valori politici e religiosi. È naturale che, durante una guerra tra diverse civiltà, ogni stato cerchi di radunare tutti gli altri stati della sua stessa civiltà (sindrome del “kin-country”). Questa sindrome è chiaramente emersa, dopo la Guerra Fredda, in 3 principali conflitti:
Guerra del Golfo: l’avvicinamento delle elite arabe a sostegno di Saddam Hussein contro l’Occidente fece sì che i governi arabi della coalizione anti-irachena moderassero il loro atteggiamento  la coalizione anti-irachena formata nel 1990 da Occidente, Sovietici, Turchi ed Arabi nel 1993 si era ridotta a Occidente e Kuwait contro l’Iraq
conflitti nella zona caucasica-ex-sovietica
ex-Jugoslavia

Ovviamente, conflitti e violenze possono scoppiare anche tra stati e gruppi appartenenti ad una stessa civiltà: questi scontri, però, sono, in genere, meno intensi e meno espansivi di quelli TRA civiltà.
Così, scontri tra gli stati occidentali sono molto improbabili, soprattutto visto l’assoluto potere politico-militare occidentale: le decisioni del Consiglio di Sicurezza o del FMI sono presentati come riflesso della volontà della comunità mondiale, ma in realtà non sono che la legittimazione della volontà e degli interessi degli USA e delle altre potenze occidentali. In effetti, sembra molto evidente che l’Occidente “usi” le istituzioni internazionali, il suo potere militare e le sue risorse economiche per proteggere il proprio predominio, i propri interessi e per promuovere i propri valori.

Sembra delinearsi un conflitto del tipo “l’Occidente contro tutti” (the West versus the rest), nel quale le risposte dei paesi non-occidentali possono essere di 3 tipi:
1. isolamento = isolare la propria società dalla “corruzione” occidentale. I costi di questo atteggiamento, però, sono molto alti ed infatti solo pochi paesi l’hanno messo in pratica
2. band-wagoning = accettare e condividere i valori occidentali
3. balance = sviluppare un certo potere economico e militare contro l’Occidente, attraverso un processo di cooperazione tra le società non-occidentali  modernizzarsi ma non occidentalizzarsi.

Huntington parla anche dei cosiddetti “torn countries” (= stati di faglia) = paesi con persone di diverse civiltà, come l’URSS e la Jugoslavia, destinati a frantumarsi; oppure paesi con un buon grado di omogeneità culturale, ma che sono divisi dalla temporanea appartenenza ad una o all’altra civiltà.
I leader di questo gruppo di paesi preferirebbero fare band-wagoning e trasformare i loro paesi in membri occidentali; tuttavia, la loro storia, la loro cultura e le loro tradizioni sono quelle tipiche dei paesi non-occidentali.
ESEMPI: Turchia: mentre le elite turche definiscono la Turchia come una società occidentale, le elite occidentali si rifiutano di riconoscerlo – Messico – Russia: la questione se la Russia sia parte dell’Occidente o il leader di una distinta civiltà, quella slavo-ortodossa, è un elemento ricorrente nella storia del paese.
Secondo Huntington, un torn country, per ridefinire la propria identità, dovrebbe acquisire 3 requisiti:
1. le elite politiche ed economiche devono supportare con entusiasmo questo movimento
2. il popolo deve essere desideroso di tale definizione
3. i gruppi dominanti delle identità sfavorite da tale riconoscimento devono desiderare comunque la “riconversione”.
ESEMPI: Turchia: i primi 2 elementi sono largamente esistiti – Messico: sono presenti tutti e 3 gli elementi – Russia: non è chiaro se e quali elementi esistano.

La più grande forma di cooperazione anti-occidentale è l’unione confuciana-islamica. Un eventuale conflitto tra questa alleanza e l’Occidente si baserebbe, soprattutto, su armi nucleari, chimiche e biologiche, missili balistici e altri mezzi altrettanto sofisticati. Attualmente, l’Occidente è concentrato soprattutto su quei paesi che ritiene potenzialmente ostili, mentre l’alleanza confucio-islamica reclama il suo diritto ad acquisire e sviluppare qualunque arma ritenuta necessaria per la sua sicurezza → le armi nucleari, chimiche e i missili sono, forse erroneamente, viste come l’unico modo per colmare il gap tecnologico-militare con l’Occidente.

Infine, Huntington propone alcune possibili “mosse” che l’Occidente potrebbe attuare per evitare pericolosi rischi nei probabili futuri scontri di civiltà:
promuovere la cooperazione e l’unità della sua stessa civiltà, soprattutto tra le 2 componenti, europea e nordamericana
incorporare le società latinoamericana ed est-europea
promuovere e mantenere rapporti di cooperazione con la Russia e con il Giappone
limitare l’espansone del settore militare dei paesi dell’alleanza confucio-islamica
moderare la riduzione delle spese militari, in modo da mantenere la superiorità militare, soprattutto nel sud-est asiatico
supportare nelle altre civiltà i gruppi che simpatizzano con i valori occidentali
rafforzare le istituzioni internazionali che riflettono e legittimano gli interessi occidentali e promuovere il coinvolgimento dei paesi non-occidentali nelle stesse
sviluppare una profonda comprensione dei valori religiosi e filosofici alla base delle altre civiltà
In futuro non esisterà una sola civiltà universale, ma ci sarà un mondo fatto di diverse civiltà, ognuna delle quali deve imparare a coesistere con le altre.

(3)
Secondo Ikenberry è un errore pensare che con la fine della Guerra Fredda sia finito anche l’ordine mondiale creato negli anni ’40. Quel cambiamento storico disorientava solo perché poneva fine alla politica del contenimento, in primo piano per decenni. In realtà, la Guerra Fredda ha, in un certo senso, rafforzato l’ordine democratico liberale, favorendo la reintegrazione di Germania e Giappone e ponendo gli USA a capo del sistema.

L’obiettivo non è quello di scoprire e definire un nuovo ordine mondiale, ma quello di recuperare politiche, strategie e impegni del passato.
La Seconda Guerra Mondiale ha prodotto 2 tipi di ordine:
1. portò alla politica del contenimento, basato sul balance of power, la deterrenza nucleare e competizione politica ed ideologica
2. il cosiddetto ordine democratico liberale, culminato in una vasta gamma di istituzioni e relazioni tra le democrazie industrializzate dell’Occidente e il sistema liberale americano
La divisione bipolare del mondo ha rafforzato la centralità della politica del contenimento  l’agenda democratica liberale fu posta in secondo piano, sebbene riguardasse anch’essa la sicurezza americana.
La convinzione alla base dell’agenda liberale era la necessità di rimpiazzare le regioni autarchiche (che avevano causato la Depressione) con un nuovo sistema economico, aperto e non-discriminatorio → l’ordine liberale era pensato per risolvere i problemi interni del capitalismo occidentale, una strategia per costruire un rapporto solidale tra l’Occidente attraverso l’apertura economica e un governo politico unico. Ikenberry delinea 4 principi per costruire tale ordine:
1. apertura economica, che idealmente descrive un sistema di commerci e investimenti non-discriminatori. Secondo il pensiero americano, l’apertura economica era un elemento essenziale per costruire un ordine politico mondiale stabile e pacifico.
2. unione nella gestione dell’ordine politico-economico occidentale: il governo economico internazionale diventava un’inevitabile estensione delle politiche individuali delle società industriali
3. organizzare regole ed istituzioni economiche a supporto della sicurezza e della stabilità sociali
4. “costituzionalismo” = le nazioni occidentali dovrebbero sforzarsi di ancorare gli impegni comuni in meccanismi istituzionali.
La visione costituzionale contribuì alla creazione dell’ONU, riunendo in un unico organo gli obiettivi politici, economici e della sicurezza.
Essa, inoltre, fu di grande importanza soprattutto per Germania e Giappone, reintegrati nel modo avanzato come potenze semisovrane, accettando limiti alla loro capacità militare.
Di certo, la Guerra Fredda rafforzò la solidarietà e il senso di comune identità tra le democrazie liberali. Dispute commerciali, controversie e conflitti regionali testeranno la solidità dell’ordine liberale post-Guerra Fredda.

(4)
Secondo Fukuyama, la storia = scontro tra ideologie per organizzare la politica.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.