Reportage di guerra
• Giocano sul piano empatico, attraverso per esempio la vicinanza con i soggetti ritratti.
La denuncia fa inevitabilmente affidamento su una dimensione drammatica, ma pone a sua volta delle questioni sul piano etico, in quanto McCullin riteneva che per essere allo stesso tempo testimone e portatore di denuncia era necessario stare in prima linea con i soldati e comportarsi prima come una persona e poi come un fotografo.
Altro nome importante è quello di Philip Jones Griffiths, fotografo britannico, di origini scozzesi e membro dell’agenzia Magnum.
Egli rimane in Vietnam per diversi anni, dal 1966 al 1969, e dagli scatti prodotti nascerà il libro fotografico intitolato Vietnam Inc.
Il libro conta circa 266 foto in bianco e nero e ottiene un successo senza precedenti, tanto da diventare oggetto di culto per il movimento pacifista.
Griffiths riduce al minimo l’elemento emozionale, valorizzando invece la riflessione e l’impegno politico.
Alla fine degli anni ’60, anche a Praga la televisione sta usurpando alla fotografia la leadership nell’informazione. Dove tuttavia la televisione non è ancora presente, la fotografia riesce a svolgere un ruolo ancora significativo.
Il fotografo Josef Koudelka si trovava per caso a Praga quando la città viene invasa dalle truppe dell’Unione Sovietica nel 1968.
In condizioni difficilissime e senza alcun committente, Koudelka porta a termine il suo reportage.
Le foto vengono pubblicate grazie all’allora presidente dell’agenzia Magnum in forma anonima.
Tra le foto più famose, la foto intitolata Invasion: sul piano compositivo la foto ruota attorno all’orologio, che sembra fissare un momento preciso.
Gli storici della fotografia tendono ad evidenziare, all’interno dell’attività di Koudelka, la documentazione operata dal fotografo sui gitani.
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Dettagli appunto:
- Autore: Roberta Carta
- Università: Università degli Studi di Cagliari
- Facoltà: Beni culturali
- Esame: Teoria e Storia della fotografia/e
- Docente: David Bruni
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